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saggista, attivista e giornalista italiano (1937-) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Goffredo Fofi (Gubbio, 15 aprile 1937) è un saggista, attivista, giornalista e critico cinematografico, letterario e teatrale italiano.
La sua visione da intellettuale impegnato è volta alla costruzione di una rete alternativa alla cultura del consumismo e dell'omologazione culturale. Il suo impegno critico si incentra soprattutto sul rapporto fra la realtà sociale e la sua rappresentazione artistica, in particolare nel cinema.
Nel 1955, a diciotto anni, lascia Gubbio in treno per giungere in Sicilia, affascinato dal pensiero e delle imprese del filosofo e attivista Danilo Dolci, e lo affianca nelle sue battaglie a fianco dei disoccupati, nella lotta alla mafia costruita sul fondamento di un pacifismo gandhiano a quei tempi ancora sconosciuto in Italia, e negli "scioperi al rovescio", i quali «consistevano, per esempio, nell'asfaltare una strada bianca con un gruppo di disoccupati [allo scopo di] rivendicare il diritto al lavoro». Le attività svolte nella comunità di Dolci lo condannano a un foglio di via «per avere insegnato senza percepire stipendio», in risposta al quale Lucio Lombardo Radice scrive in sua difesa un editoriale sulla prima pagina de L'Unità in cui definisce il "crimine" di Fofi come «delitto d'alfabeto»[1].
Negli prima metà degli anni 1960 raggiunge Parigi e lavora nella rivista di cinema Positif. Rientrato in Italia, fonda insieme a Piergiorgio Bellocchio e Grazia Cherchi i Quaderni piacentini e scrive la sua inchiesta giornalistica L'immigrazione meridionale a Torino, rifiutata dall'editore torinese Einaudi per le considerazioni sulla politica dell'azienda concittadina Fiat nei confronti dell'immigrazione e poi pubblicata da Feltrinelli[2].
Nel 1967 fonda a Torino Ombre rosse, rivista di cinema dai contenuti fortemente schierati dal punto di vista politico e molto vicina ai movimenti studenteschi e operai. Nel 1968 contribuisce al successo della casa editrice Forum Editoriale, proponendo la pubblicazione di romanzi erotici per guadagnare utili da reinvestire nella pubblicazione dell'edizione integrale degli scritti dell'intellettuale comunista Amadeo Bordiga; in particolare, Fofi acquista per la casa editrice i diritti del romanzo Emmanuelle e ne cura la traduzione italiana: la prima edizione viene sequestrata dalla magistratura per oscenità, ma il romanzo diventa comunque un best seller grazie anche alla successiva omonima trasposizione cinematografica.
Dal 1972 Fofi è fra gli animatori a Napoli della Mensa dei bambini proletari[3] e partecipa al dibattito sulla "questione meridionale", incontrando e frequentando i maggiori meridionalisti del secondo dopoguerra, da Manlio Rossi-Doria a Gaetano Salvemini, e fondando la rivista Dove sta Zazà in collaborazione con Stefano De Matteis.
Nel 1997 fonda la rivista letteraria Lo Straniero, che ha terminato le pubblicazioni alla fine del 2016, e il relativo Premio Lo Straniero, tuttora[4] assegnato annualmente. Come consulente editoriale, direttore di riviste e critico militante ha scoperto e/o incoraggiato vari scrittori come Giulio Angioni, Sergio Atzeni, Alessandro Baricco, Stefano Benni, Maurizio Maggiani, Raul Montanari e Roberto Saviano.
Attualmente[4] dirige la rivista Gli asini[5] ed è il direttore editoriale delle Edizioni dell'asino[6].
Oltre a quelle già citate, Fofi ha contribuito inoltre alla nascita delle riviste Linea d'ombra, La Terra vista dalla Luna e, fra gli anni 1980 e 1990, di altre pubblicazioni come Nino domani a Palermo e Piccione viaggiatore. Collabora o ha collaborato con i quotidiani Avvenire, il manifesto, Il Sole 24 Ore, l'Unità e con le riviste Confronti, FilmTv, Internazionale, Panorama.
Ritiene Juan Rulfo, che ha conosciuto personalmente, e Jorge Luis Borges i due nomi più importanti della letteratura latino-americana.[7]
Fondamentale è stato il contributo di Fofi alla rivalutazione di Totò, attore sempre snobbato in vita dalla critica cinematografica. Sulla scia di Pier Paolo Pasolini, che lo aveva voluto in Uccellacci e uccellini, nel 1968 Fofi pubblica Totò. L'uomo e la maschera, con la collaborazione della vedova Franca Faldini, saggio più volte riveduto e aggiornato[2].
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