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fisico italiano (1907-1993) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Giuseppe Paolo Stanislao Occhialini, detto Beppo (Fossombrone, 5 dicembre 1907 – Parigi, 30 dicembre 1993), è stato un fisico italiano.
Figlio del fisico Augusto Raffaele Occhialini, attivo nel campo delle spettroscopia e dell'elettrologia, e di Etra Grossi, Giuseppe Occhialini segue le orme paterne e nel 1929 si laurea in fisica presso l'Università di Firenze discutendo una tesi sui raggi cosmici. Studia all'Istituto di Fisica fondato ad Arcetri da Antonio Garbasso, dove lavorano anche Bruno Rossi, grande pioniere dei raggi cosmici, Gilberto Bernardini e dove insegna Enrico Persico.
Dopo la laurea parte per Cambridge, in Inghilterra, con una borsa di studio del Consiglio Nazionale delle Ricerche. Presso il Cavendish Laboratory collabora con Patrick Blackett, ottenendo subito un grande risultato: la conferma dell'esistenza del positrone, la particella di antimateria prevista dalla teoria quantistica dell'elettromagnetismo di Paul Dirac e scoperta poche settimane prima da Carl Anderson. Blackett e Occhialini rilevano il positrone nei raggi cosmici tramite una camera di Wilson (ideata da Blackett), corredata di un circuito di coincidenze, realizzato con contatore Geiger, messo a punto da Occhialini con una tecnica appresa ad Arcetri da Bruno Rossi.
Nel 1934 ritorna a Firenze, ma soffre il clima creato dal regime fascista. Decide quindi di accettare l'invito di Gleb Wataghin e dal 1937 al 1944 lavorò all'istituto di fisica dell'Università di San Paolo, in Brasile.
Nel 1944 torna in Inghilterra al Wills Physics Laboratory di Bristol. Assieme al Direttore Cecil Frank Powell ed al brasiliano Cesare Lattes studia i raggi cosmici speciali emulsioni fotografiche, messe a punto soprattutto da Occhialini. Scoprono così una nuova particella, il mesone π, detto anche pione o particella di Yukawa. È un passaggio decisivo verso la comprensione dell'interazione forte, una delle quattro forze fondamentali della natura, che tiene insieme i quark nei nucleoni ed è responsabile della stabilità del nucleo atomico.
Nel 1948 Blackett riceve il premio Nobel per la scoperta del positrone. Nel 1950 Powell riceve il premio Nobel per la scoperta del pione. Nonostante il contributo fondamentale apportato ad entrambe le scoperte, Giuseppe Occhialini non viene premiato. Blacket fu abbastanza onesto da dire che lui non c'entrava niente e che il lavoro l'aveva fatto Occhialini.[1] Solo molti anni dopo si scoprì, dai documenti della Fondazione Nobel che sul nome Occhialini c'era stato un esplicito veto. Infatti Occhialini, siccome durante la guerra non aveva collaborato all'impresa atomica, non poteva essere insignito del Nobel.[2]
Rientrato in Italia, insegna Fisica Superiore prima all'Università di Genova (1950) poi all'Università degli Studi di Milano (1952), e fonda il Laboratorio di Fisica Cosmica e Tecnologie Relative del CNR e la Sezione Astrofisica del Dipartimento di Fisica, che poi diventerà un istituto a parte, ovvero l'Istituto di astrofisica spaziale e fisica cosmica di Milano (IASF) Qui crea una scuola protagonista nella ricerca dei raggi cosmici con l'utilizzo di emulsioni nucleari esposte ad alta quota, un'esperienza culminata nel 1954 con l'esperimento G-Stack.
Con l'avvento degli acceleratori di particelle, Occhialini esplora nuovi campi di ricerca, tra i quali la fisica dello spazio, dando un contributo decisivo alla fondazione dell'Agenzia Spaziale Italiana (ASI) e dell'Agenzia Spaziale Europea (ESA). Tra i suoi studenti figurano il poi Premio Nobel per la fisica Riccardo Giacconi, Guido Vegni, nominato suo assistente a Milano nel 1960, poi suo successore alla cattedra di particelle elementari a Milano dal 1980[3], e Nanni Bignami.[4]
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