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letterato italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Girolamo Aleandro (Motta di Livenza, 29 luglio 1574 – Roma, 9 marzo 1629) è stato un letterato ed erudito italiano.
Girolamo Aleandro nacque a Motta di Livenza il 29 luglio 1574 da Scipione, secondogenito del cavaliere e conte palatino Vincenzo, e da Amaltea, figlia del poeta e medico Girolamo Amalteo di Oderzo e sorella di Attilio, vescovo di Atene. Pronipote per parte di padre del celebre cardinale omonimo, Aleandro studiò diritto a Padova con Guido Panciroli. Si guadagnò presto la fama di buon poeta latino e italiano, e, più tardi, di epistolografo latino. Nel 1600 fu chiamato dallo zio Attilio a Roma, dove fu per vent'anni segretario del cardinale Ottavio Bandini e in seguito del cardinale Francesco Barberini. Nel 1625 seguì in Francia il cardinale Barberini, legato «a latere» per la pace tra Spagna e Francia. Membro fondatore dell'Accademia degli Umoristi, dove prese il nome di Aggirato, fu in contatto con i maggiori eruditi europei del tempo (tra i quali Nicolas-Claude Fabri de Peiresc, Paolo Gualdo, Lorenzo Pignoria, Gian Vincenzo Pinelli e Antonio Querenghi). Fu grande amico di Cassiano dal Pozzo, al quale nel 1623 dedicò la raccolta di poesie Lagrime di penitenza. Partecipò attivamente alla polemica suscitata da Tommaso Stigliani contro L'Adone prendendo le difese di Marino. Aleandro è ricordato soprattutto come studioso di antichità greco-romane, ecclesiastiche e del Vicino Oriente e per le sue dissertazioni sulla filologia del diritto romano e la storia della religione, solo in parte edite.
Fra le sue opere letterarie si segnalano soprattutto le poesie latine, stampate a seguito di quelle dei tre Amaltei, Venezia 1627[1], e La difesa dell'Adone, uscita postuma a Venezia nel 1649.
Aleandro morì a Roma il 9 marzo 1629, a soli cinquantacinque anni. Agostino Mascardi, che gli era legato da viva amicizia, lo commemorò alla Sapienza, dove, la prima volta che tenne lezione dopo la sua morte, lesse un carme latino intitolato In Hieronymi Aleandri funere extemporalis, poi stampato con la sesta delle dissertazioni romane De affectibus (Parigi, Cramoisy, 1639, p. 71). Il 21 dicembre del 1631 Gasparo De Simeonibus pronunciò all'Accademia degli Umoristi un’orazione «in morte» del sodale.
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