Nato a Matera il 28 giugno 1573,[1] Tommaso Stigliani ricevette la prima educazione da Orazio Goffredo, nipote del canonico Tommaso Leonardo che era stato maestro dei fratelli Ascanio e Antonio Persio.[2] A 19 anni fu mandato dai genitori a studiare medicina a Napoli, dove strinse amicizia con Torquato Tasso e Giovan Battista Marino.[3] Dotato di un grande talento letterario, abbandonò presto gli studi universitari per dedicarsi interamente alla poesia. Dopo un breve soggiorno alla corte di Carlo Emanuele I di Savoia a Torino, nel 1603 divenne segretario di Ranuccio I Farnese, duca di Parma. La sua prima creazione fu un breve poema a sfondo pastorale, Il Polifemo (1600). Seguì il Canzoniere, pubblicato nel 1605 e messo all’Indice dei libri proibiti a causa di alcuni indovinelli di contenuto osceno. Il 9 agosto 1606 Stigliani ebbe una violenta contesa con Arrigo Caterino Davila che lo sfidò a duello. Rimasto ferito si rifugiò a Napoli. Poté ritornare a Parma, grazie all'intercessione del cardinale Cinzio Aldobrandini, già protettore di Torquato Tasso.
Nominato Principe dell'Accademia degli Innominati, pubblicò nel 1617 i primi venti canti del poema Il mondo nuovo, sull'epopea di Cristoforo Colombo. Le allusioni a Giambattista Marino contenute nell'opera suscitarono aspre polemiche e Stigliani fu costretto a lasciare Parma nel 1621. Trasferitosi a Roma, fu al servizio rispettivamente di Virginio Cesarini, del cardinale Scipione Caffarelli-Borghese e, da ultimo, del principe Pompeo Colonna.[4] Nel 1623 curò l'edizione del Saggiatore di Galileo Galilei, edita a Roma per i tipi del Mascardi. Sempre a Roma pubblicò una nuova edizione del suo Canzoniere (Roma, Zannetti, 1623) emendata delle poesie oscene. Nel 1627 pubblicò Dell'Occhiale (Venezia, Carampello, 1627), stroncatura dell'Adone di Giambattista Marino, cui seguì l'anno successivo un'edizione definitiva in 34 canti de Il Mondo nuovo (Roma, Mascardi, 1628) e nel 1629 l'irriverente Merdeide.[5] Nel 1651 uscì l'edizione delle Lettere (Roma, Manelfi, 1651). Postuma fu pubblicata l'Arte del verso italiano (Roma, Del Verme, 1658).
Tommaso Stigliani è considerato il poeta antimarinista per eccellenza: sin dalla prima edizione del Mondo Nuovo e più ancora in Dell'Occhiale accusò Marino di mancanza di coerenza e fedeltà ai canoni classici della misura e della proprietà linguistica; altre accuse mosse in particolare all’Adone furono bassezza di stile, barbarismi e ladroneccio, cioè di furto di parole e concetti di altri scrittori. Sui limiti dello «stile metaforuto» di Marino e dei marinisti Stigliani ritornerà «in un'importante lettera del 1636, individuandone le cause nella "svogliatezza" del secolo e in una sorta di "matto appetito", simile a quello delle donne gravide.»[6] Queste posizioni causarono molti nemici allo Stigliani, ed alcuni suoi testi furono pubblicamente incendiati. Girolamo Aleandro, Scipione Errico, Paganino Gaudenzi e soprattutto Angelico Aprosio, si scagliarono con furore contro di lui, dando inizio a una polemica che si trascinò per tutto il secolo ed ebbe eco anche oltralpe.[7]
Non è peraltro mancato, tra gli studiosi, chi ha fatto notare come l'antimarinismo dello Stigliani sia in fondo intriso e commisto di marinismo.[8]
«Tutta fatta voi siete di materia di cielo: I lucid’occhi avete dal pianeta di Delo, e dall’iride il ciglio e dall’alba il color bianco e vermiglio; dalla rugiada il pianto, dal lampo il riso e dalle sfere il canto. Ma un non so che, ch’adorna ogni vostr’atto, dite, donde l’aveste? Ch’egli è, se lice dir, più che celeste.»
(Tommaso Stigliani, Bellezze divinissime)
Tommaso Stigliani, Il Polifemo, Milano, nella stampa del q. Pacifico Pontio impressore archiepiscopale, 1600. URL consultato il 30 novembre 2019.
Tommaso Stigliani, Il mondo nuovo, 1ªed., Piacenza, per Alessandro Bazacchi, 1617. URL consultato il 30 novembre 2019.
Pelosi Marco, Aggiornamenti biografici su Tommaso Stigliani, in: «Mathera. Rivista trimestrale di storia e cultura del territorio», anno V (2021), n. 17, pp. 77-78.
Quinto Marini, La critica nell'età barocca, in Enrico Malato (a cura di), Storia della letteratura italiana, vol.11, Salerno, 2003, p.458, ISBN978-88-8402-409-1.
Ciro Micellone, P. Angelico Aprosio e le polemiche intorno all'Adone, in Annuario del R. Liceo-ginnasio G. D. Cassini, Savona 1927.
Gian Piero Maragoni, Stigliani «ne varietur». Appunti sulla riscrittura del «Polifemo», in Lettere Italiane, vol.41, n.1, 1989, pp.90-98, JSTOR26264542.
Marzio Pieri, «Les Indes Farnesiennes». Sul poema colombiano di Tommaso Stigliani, in Annali d'Italianistica, vol.10, 1992, pp.180-189, JSTOR24004484.
Pasquale Tuscano, Il letterato barocco e Dante. A proposito della chiosa di Tommaso Stigliani a Purg. XXXIII 34-36, in Miscellanea di studi danteschi in memoria di Silvio Pasquazi, vol.2, 1993, pp.851-860.
Assunta Tirri, "Canzone sulla Ragion di Stato" di Tommaso Stigliani a Raffaello della Torre, in Girolamo de Miranda (a cura di), Aprosiana. Rivista annuale di studi barocchi, vol.9, 2001, pp.127-145, ISSN1590-993X(WC· ACNP).
Marco Arnaudo, Un inferno barocco: Dante, Stigliani, Marino e l'intertestualità, in Studi secenteschi, vol.47, 2006, pp.89-104.
Andrea Lazzarini, Una testimonianza di Tommaso Stigliani. Palazzi e libri di disegno in una dichiarazione di poetica mariniana, in Italianistica, vol.40, n.1, 2011, pp.73-85, JSTOR23938351.
(EN) Mary A. Watt, "Cosmopoiesis": Dante, Columbus and Spiritual Imperialism in Stigliani's "Mondo nuovo", in MLN, vol.127, n.1, 2011, pp.S245-S256, JSTOR41415866.
Pelosi Marco, Aggiornamenti biografici su Tommaso Stigliani, in: «Mathera. Rivista trimestrale di storia e cultura del territorio», anno V (2021), n. 17, pp. 77-81.
Andrea Lazzarini, voce Stigliani, Tommaso in Dizionario Biografico degli Italiani, Vol. 94, 2019 [ma 2023].