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fisico e saggista austriaco Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Fritjof Capra (Vienna, 1º febbraio 1939) è un fisico e saggista austriaco.
Fisico e teorico dei sistemi, è saggista di fama internazionale. Diventato famoso con Il Tao della fisica, del 1975, tradotto in italiano nel 1982 (Adelphi), ha visto la sua fama aumentare con la ristampa del 1989. Si è occupato anche di sviluppo sostenibile, ecologia e teoria della complessità. Così egli ha descritto la sua intuizione della realtà spirituale:
«Cinque anni fa ebbi una magnifica esperienza che mi avviò sulla strada che doveva condurmi a scrivere questo libro. In un pomeriggio di fine estate, seduto in riva all'oceano, osservavo il moto delle onde e sentivo il ritmo del mio respiro, quando all'improvviso ebbi la consapevolezza che tutto intorno a me prendeva parte a una gigantesca danza cosmica. […] Sedendo su quella spiaggia, le mie esperienze precedenti presero vita; «vidi» scendere dallo spazio esterno cascate di energia, nelle quali si creavano e si distruggevano particelle con ritmi pulsanti; «vidi» gli atomi degli elementi e quelli del mio corpo partecipare a quella danza cosmica di energia; percepii il suo ritmo e ne «sentii» la musica: e in quel momento seppi che questa era la danza di Śiva, il Dio dei Danzatori adorato dagli Indù.»
Capra parte dall'osservazione della fisica moderna, con la teoria della relatività di Albert Einstein e la meccanica quantistica, e presenta un quadro che può essere visto anche sulla base di elementi spiritualistici. Secondo Capra le "particelle" subatomiche sono in realtà concentrazioni di energia pura in vibrazione piuttosto che vere e proprie entità materiali; il fisico deve non osservare, bensì partecipare:
«L'idea di «partecipazione invece di osservazione» è stata formulata solo recentemente nella fisica moderna, ma è un'idea ben nota a qualsiasi studioso di misticismo. La conoscenza mistica non può mai essere raggiunta solo con l'osservazione, ma unicamente mediante la totale partecipazione con tutto il proprio essere.»
Il nome Fritjof fu scelto dalla madre che amava la "Saga di Fritjof", una composizione svedese.
Già nel libro Il Tao della fisica (Adelphi), che ha avuto grande successo ed è stato ristampato in varie lingue, l'autore critica il modello di scientificità (di derivazione cartesiana) prevalente nel mondo moderno occidentale, in quanto contrassegnato da un'impostazione meccanicistica, quantitativa e riduzionistica, che non corrisponde alla complessità del reale. Il suo successo sarebbe dovuto non alla portata teoretica, bensì ai risvolti pratici, in quanto tale paradigma scientifico avrebbe facilitato e potenziato il predominio dell'uomo sulla natura, così come auspicato da Cartesio, da F. Bacone e da altri “padri” della modernità.
Secondo Capra, vi è un intimo legame tra la gravissima crisi ambientale del nostro tempo e il tipo di cultura anti-ecologica affermatasi in Occidente negli ultimi secoli. Egli teorizza l'avvento di un nuovo paradigma, ricavabile dagli sviluppi della “nuova fisica” (e di altri settori della scienza contemporanea), ma anche dal misticismo orientale (Taoismo in primo luogo) e da varie altre saggezze premoderne orientate ecologicamente. Si tratta di elaborare un nuovo pensiero, caratterizzato in senso olistico, o meglio sistemico: esso viene così denominato perché privilegia il sistema, cioè la rete complessa costituita dalle molteplici interrelazioni, e non le singole unità costitutive (come voleva l'approccio analitico di stampo cartesiano). Seguendo tale orientamento che privilegia la “rete della Vita” (immagine di grande efficacia più volte impiegata da Capra) e le interconnessioni cosmiche, l'Essere umano stesso è visto come parte della Natura (e non in contrapposizione ad essa).
Le implicazioni che ne discendono sono innumerevoli: qui ci limitiamo a sottolineare che l'Aspetto Naturale (il Divino) della Natura reale non è più riducibile ad oggetto di arbitrarie manipolazioni spirituali, mentali o tecnologiche; al contrario, Capra osserva che noi dobbiamo imparare dai Cicli Cosmici Naturali e dai Principi organizzativi degli Ecosistemi multilevel, anche con lo scopo improrogabile di costruire delle comunità sostenibili, capaci di ridurre al massimo gli effetti degli impatti ancora poco ecologici. Questo obiettivo non è più rinviabile, data la gravità della crisi ambientale a livello planetario: in funzione di ciò, Capra ha fondato a Berkeley il Center for Ecoliteracy, che come suggerisce il nome, si propone di promuovere l'ecoalfabetizzazione, la cui portata e urgenza è così delineata dallo stesso Capra: “…l'ecoalfabetizzazione è una dote essenziale per i politici, gli uomini d'affari e i professionisti in tutti i campi. Di più, l'ecoalfabetizzazione sarà fondamentale per la sopravvivenza dell'umanità nel suo insieme, quindi costituirà la parte più importante dell'educazione a ogni livello”. Nel presentare il valore formativo dell'educazione ecologica, Capra si ispira all'ecologia profonda, nel mentre prende le distanze dall'ecologia superficiale, in quanto caratterizzata in senso antropocentrico ed efficientistico; infatti «nell'ecologia superficiale gli Esseri umani ("human beings") sono posti al di sopra e al di fuori della Natura ("above nature or outside nature") [Intima e reale] e, ovviamente, questa prospettiva si accorda con il dominio su tutti gli aspetti della Natura ("goes with the domination of nature". Il valore è visto come qualcosa di presente negli esseri umani; alla natura si attribuisce esclusivamente un valore d'uso ("nature is given merely use value"), un valore strumentale. L'Ecologia profonda ("deep ecologists") vede gli Esseri umani ("human beings") come parte integrante della Natura ("as an intrinsic part of nature"), come nient'altro che un filo speciale nel tessuto della Vita [Cosmica/Dio/Dao/Tao] ("a special strand in the fabric of life")»[1] (Tra parentesi quadre sono riportate le aggiunte del traduttore non presenti nel testo originale).[2]
Nel libro Il Tao della fisica Capra elenca una vasta serie di "affinità" tra il quadro che sembra emergere dalla fisica contemporanea e gli insegnamenti delle religioni orientali (Induismo, Buddhismo, Taoismo) e i relativi sistemi filosofici. L'universo sarebbe la manifestazione di un unico campo astratto di intelligenza universale, che darebbe origine ad ogni forma e le sue parti sarebbero intimamente connesse a formare un grande organismo unitario. In questa visione, importanza decisiva viene attribuita alle onde e al concetto di vibrazione, che sostituisce il concetto tradizionale e statico di materia (che difatti è superato dall'attuale fisica nucleare e subnucleare).
Nel libro Il punto di svolta e nei successivi, Capra si allontana dagli argomenti prettamente scientifici e filosofici per affrontare temi politici, economici ed ecologici, che secondo lui deriverebbero in modo naturale dalla nuova concezione scientifica. Tali sviluppi hanno ispirato lo sviluppo di nuove discipline come l'ecopsicologia e sono stati ripresi da saggisti come la psicologa italiana Marcella Danon ma non sono stati seguiti o condivisi da altri scienziati che pure si trovavano in sintonia con i temi de Il Tao della fisica, come ad esempio John Hagelin.
Quanto segue è un riassunto delle teorie espresse ne Il punto di svolta e altri lavori di Capra. Capra pone le seguenti critiche al commercio globale condivise anche da altri economisti:
In generale, quanto sopra vale anche per le categorie svantaggiate che vivono nei paesi ricchi, in quanto è sempre necessario aumentare reddito e risorse utilizzate (dal nulla nulla si produce). Inoltre, si ha come corollario che per far progredire i paesi sottosviluppati è meglio dar loro conoscenze avanzate, piuttosto che far loro ripercorrere lo sviluppo dei paesi più ricchi, passando per legna - carbone - petrolio, e spingerli ad utilizzare tecnologie sostenibili: gas naturale, energia solare, eolica, etc.
Riassumendo le critiche, costruire una rete commerciale che non sia sostenibile, ossia che porti all'esaurimento delle risorse, per far sviluppare i paesi poveri, è svantaggioso principalmente per due motivi:
Secondo questo punto di vista, così come impostato il commercio equo-solidale non è sostenibile, perché il prezzo reale dovrebbe riflettere i costi necessari per riparare ai danni all'ecosistema causati dalla produzione, trasporto e vendita di un bene. Per di più, la mancanza di risorse necessarie per ripercorrere il processo di sviluppo tecnologico dei paesi e delle categorie svantaggiate rendono inadatti i processi e le economie attuali, non abbastanza flessibili per poter garantire il livello di rendimento richiesto.
Va dunque ripensata la base delle interazioni economiche e dei processi produttivi. Questo non significa che le categorie e i paesi svantaggiati debbano patire la fame, la sete, le malattie o rimanere al livello del neolitico, ma che si debbano utilizzare altri tipi di processi produttivi.
Capra fa l'esempio delle "Economic Networks", ossia reti di sistemi produttivi che utilizzano l'uno gli scarti dell'altro come materia prima, che sono molto più competitive e tendono ad ottimizzare complessivamente le produzioni, utilizzando teoricamente la sola luce del sole.[3] Si tratta in pratica di ecosistemi di fabbriche, studiati dallo ZERI (Zero Emissions Research and Initiatives). Non sono l'unico tipo di progetti simili, denominati genericamente Zero Emissions, tuttavia sono l'unico, al momento, che sia già stato sperimentato con successo, in Benin, Brasile, Colombia, Figi, Namibia e Zimbabwe, senza l'apporto di capitali stranieri, potendo vendere i loro prodotti a prezzi di mercato, e soprattutto grazie al solo impegno delle comunità locali - nessun apporto tecnologico non riproducibile in loco. Anche questo è lo stesso approccio che è proposto, più di recente, da tutto ciò che va sotto il nome di Economia circolare.
La critica fondamentale è che sembra irragionevole essere solidali con qualcuno comprando beni prodotti e trasportati con dei metodi che non possano essere utilizzati nel lungo periodo, che siano dannosi o che siano peggiori di altri e che siano alla portata delle categorie più svantaggiate come le carceri o comunità di recupero.
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