Direzione aziendale
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La Direzione aziendale o Management in economia aziendale è il complesso delle funzioni amministrative, direttive e gestionali di un'azienda (sia essa di diritto pubblico o diritto privato). La locuzione viene anche utilizzata per indicare l'insieme delle persone che hanno responsabilità gestionali in azienda ovvero hanno poteri o obblighi decisionali per il bene o business dell'azienda stessa.
Il termine management proviene dalla lingua latina esignifica "condurre per mano".[1]
L'attività consiste nella guida della gestione aziendale, attraverso la definizione delle strategie, degli obiettivi aziendali e all'insieme delle azioni gestionali volte al loro perseguimento. Fondamentale risulta quindi una buona cultura giuridico-economica per compiere in modo consapevole scelte fondamentali quali quelle concernenti l'impiego delle risorse economiche, delle risorse umane e avere il controllo del governo societario.
La direzione aziendale comporta non solo il coordinamento, la guida di un gruppo di persone, rappresentato dalle risorse umane a disposizione dell'azienda o della parte di azienda (unità organizzativa) sotto la sua responsabilità, ma anche e soprattutto l'assunzione di decisioni di pianificazione e di gestione per garantire l'ottenimento di risultati in linea con gli scopi aziendali ed in grado di soddisfare i soggetti (persone od organizzazioni) portatori di interessi nei confronti dell'azienda, ovvero quelli che in lingua inglese sono gli stakeholder.
Secondo Henri Fayol, uno dei fondatori delle scienze manageriali, la dirigenza consiste in cinque funzioni:
Henry Mintzberg, analizzando il lavoro quotidianamente svolto dai manager in organizzazioni di vario tipo, ha individuato dieci ruoli, tra loro indissolubilmente legati, svolti dal manager nell'azienda, e li ha raggruppati in tre categorie: interpersonali, informativi e decisionali.
In virtù del suo status e dell'autorità formale di cui è investito, il manager svolge i ruoli interpersonali di:
Le relazioni interpersonali danno al manager l'accesso a varie fonti d'informazione per svolgere i ruoli informativi di:
In virtù delle informazioni di cui dispone e dell'autorità formale di cui è investito, il manager può svolgere i ruoli decisionali di:
Tutte le aziende hanno necessità della direzione aziendale: nelle imprese di minori dimensioni la relativa funzione è di solito svolta dallo stesso proprietario-imprenditore. Quando le dimensioni aziendali crescono, alcune delle funzioni della direzione aziendale vengono delegate a dei dipendenti, i dirigenti e questa separazione tra proprietà e management è ancora più accentuata nelle imprese di grandi dimensioni, strutturate sotto forma di società per azioni, dove i proprietari-azionisti nominano un consiglio di amministrazione il quale, a sua volta, nomina i dirigenti. Nelle aziende private e nelle aziende pubbliche la direzione aziendale è svolta dagli organi di governo, che si avvalgono di dirigenti.
Da quanto detto emerge come sia limitativa l'accezione, diffusa nel linguaggio comune, che tende ad identificare il dirigente d'azienda con il titolare della direzione aziendale.
Si suole distinguere le funzioni della direzione aziendale in base a distinti livelli di responsabilità e autorità:
In generale si può dire che, salendo verso i livelli superiori, nel lavoro del dirigente d'azienda, tende a diminuire il tempo dedicato alla funzioni operative e gestionali, mentre tende ad aumentare quello dedicato alle funzioni di pianificazione, organizzazione e controllo.
La letteratura e talvolta le norme in materia di gestione aziendale sottolineano l'opportunità che la dirigenza, ed in particolare l'alta dirigenza, risponda ad un organo collegiale di governo dell'azienda, tipicamente il consiglio di amministrazione, responsabile delle scelte strategiche e della nomina e controllo dei dirigenti. Se esponenti della dirigenza sono anche membri di questo collegio - come avviene di norma nelle società per azioni - viene considerato opportuno che al loro fianco siedano anche membri che non sono dirigenti (o, come si suol dire, non esecutivi) in modo da evitare conflitti d'interesse.
Oggi la direzione aziendale è più complessa rispetto al passato in quanto le sfide da affrontare sono diverse e molteplici. Fondamentale è il ruolo del dirigente aziendale che utilizzando determinate strategie deve essere in grado di attuare lo sviluppo dell'azienda sia al suo interno sia in rapporto all'ambiente esterno definendo la missione e la visione aziendale. Per attuare e sviluppare una corretta direzione aziendale il manager e i suoi collaboratori devono essere disposti a mettersi in gioco, a riflettere sul modo con cui gestiscono l'impresa, ad acquisire nuove abilità e a introdurre nuove tecniche di governo.[2]
La direzione aziendale prevede un nuovo modo di concepire l'impresa, il dipendente, le relazioni di lavoro, il modello di guida, mettendo la parola fine agli estraniamenti del lavoratore dal prodotto, dal processo, dal cliente e dai profitti. Prevede inoltre lo sviluppo della responsabilità.
Una visione manageriale completa prevede che il manager e i suoi collaboratori sviluppino alcune competenze[4] riguardanti:
Il manager all'interno dell'azienda deve essere in grado di sviluppare la creatività e l'innovazione. I due termini sono tra loro collegati in quanto la creatività è l'atto con cui si creano le idee mentre l'innovazione è la messa in pratica di tale idee attraverso la creazione di azioni e processi.
La creatività di un'organizzazione si manifesta nel momento in cui essa è in grado di modificare le proprie idee e i propri comportamenti in maniera attiva, cioè senza adattarsi passivamente alle situazioni, al mercato e all'ambiente esterno.[5]
L'innovazione invece presuppone che l'impresa faccia buon uso delle risorse sia umane sia fisiche a disposizione per attuare una maggiore capacità di creare ricchezza. Il buon manager è colui che non solo detiene le risorse, ma colui che è in grado di utilizzarle per il benessere della singola impresa, della società e del territorio. Importanti riferimenti sul significato del concetto di innovazione sono stati fatti da Schumpeter, il quale indicò alcuni tipici momenti del processo innovativo.[6]
Il procedimento[7] si riferisce alla misurazione dei tempi e dei metodi, e "prevede la scomposizione di ogni operazione manuale nei movimenti di base necessari per attuare una esecuzione pratica". Ad ogni movimento verrà assegnato un tempo standard prestabilito, secondo la natura e le condizioni nelle quali essi vengono compiuti[8]. Il manager originariamente era legato ad un'impostazione ingegneristico-tecnocratica, oggi invece, secondo le analisi dell'economista Keynes, il suo ruolo ha acquisito una gestione centrata principalmente su regole[9].
La tipologia di manager per istruzioni esercita le proprie mansioni attraverso le norme, questo metodo è chiamato direzioni per istruzioni. Le istruzioni a cui ci si riferisce serviranno per la prescrizione e il controllo dell'attività aziendale. La direzione per istruzioni viene identificata con la cultura dei principi e delle istruzioni.[10]
Il metodo di direzione per obiettivi, proposto dallo studioso Peter Drucker dal quale cito:[12]Peter Drucker Il potere dei dirigenti(tit. orig.: The practice of Management, 1954)[13]
"Il manager è la professione che rende efficaci le istituzioni di una moderna società, poiché è la componente manageriale di ogni professione che permette alle persone che operano nelle istituzioni di essere efficaci" F.Malik. La teoria del Manager per progetti nasce dall'evoluzione del pensiero organizzativo. Attraverso l'analisi delle varie situazioni progettuali e delle specificità ambientali di lavoro innovativo ad esso connesso, si definisce la filosofia gestionale "per progetti" la quale caratterizza la metodologia di gestione progettuale nelle sue componenti (processi, organizzazione, comportamenti). L'obiettivo è quello di mostrare come la gestione progettuale sia un reale ed efficace strumento per l'apprendimento organizzativo e per uno sviluppo organico della managerialità in azienda. La capacità manageriale è la condizione più efficace con il quale l'azienda può sostenere le sfide competitive , dimostrando di saper gestire in termini strategici la complessità della tecnologia dell'informazione. L'attenzione è rivolta al modo di gestire integralmente processi e attività, rivolgendo particolare attenzione ai diversi ruoli, i quali possono sviluppare la condivisione di obiettivi sia specifici che generali dell'organizzazione.[14]
Il termine action methodologies (tradotto liberamente come “metodologie attive di sviluppo manageriale e organizzativo”) comprende una serie di strategie e modalità di intervento che possono essere attivate nell'ambito della direzione aziendale, in un'ottica di potenziamento dello sviluppo manageriale e organizzativo. Il principio, alla base delle strategie e modalità in questione, è che non può esistere apprendimento senza azione e che l'azione, d'altra parte, diventa un'occasione di apprendimento se inserita in un contesto appropriato. Dunque la conoscenza deriva dall'azione ed allo stesso tempo serve ad essa. Costituendo le metodologie di sviluppo manageriale e organizzativo un insieme molto eterogeneo, risulta impossibile fornire un approccio coerente e unitario. La classificazione delle metodologie è variabile e non trova sempre consensi da parte degli esperti. Facendo riferimento agli studi di Cecchinato e Nicolini, si possono evidenziare tra le varie metodologie, le seguenti:
Le metodologie contenute nella classificazione ad opera di Cecchinato e Nicolini[15], presentano alcuni punti in comune, di seguito elencati:
Per quanto riguarda le differenze, si può fare riferimento a 4 dimensioni che rendono diverse le varie metodologie , esse sono:
Il termine management si utilizza anche per identificare altri concetti:
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