cultivar di grano duro Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
La Creso è una cultivar di frumento duro (Triticum durum) autunno-primaverile medio-precoce.[1]
Triticum durum "Creso" | |
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spiga di grano Creso | |
Genere | Triticum |
Specie | Triticum durum |
Nome commerciale | creso |
Selezionatore | Alessandro Bozzini e Carlo Mosconi, 1974 |
È stata ottenuta, nel 1974,[2] mediante ibridazione e successiva selezione: proviene dall'incrocio di un frumento duro messicano del Centro Internacional de Mejoramiento de Maíz y Trigo - CIMMYT ((Yt 54 N10-B) Cp2-63) Tc2, derivato da un incrocio tra grani duri e teneri con una linea mutante (Cp B144) indotta da una irradiazione combinata di neutroni e raggi gamma[3] nel frumento duro Cappelli, entrambi a paglia corta.[1][3][4]
Questa varietà ha portato la produzione di grano duro in Italia da 1,83 t/ha nel 1974, a 2,54 t/ha nel 1994; con un incremento rispetto al Capeiti del 20-30%, sostituendolo rapidamente.[2] A sua volta il Creso venne sostituito dal Simeto a partire del 1994.[2]
Il Creso fu ottenuto da Alessandro Bozzini e Carlo Mosconi[5][6] all'interno del gruppo di genetisti del Centro della Casaccia del CNEN, ora ENEA (Bagnara, D'Amato, Rossi, Scarascia Mugnozza ed altri). La sua principale caratteristica è quella di avere una taglia ridotta (70‐80 centimetri) rispetto ai frumenti duri esistenti all'epoca (130‐150 cm), che ha reso la cultivar molto resistente all'allettamento. Grazie anche alla resistenza a molte razze di ruggine bruna e al Fusarium graminearum, il Creso presentava livelli produttivi decisamente superiori a quelli delle cultivar italiane fino ad allora coltivate, come per esempio i grani antichi siciliani.[1]
La caratteristica più notevole della bassa statura del Creso, che impedisce l'allettamento, è dovuta al gene Rht 1,[7] gene presente sul cromosoma 4 codificante la produzione di gibberellina.[2] Altre caratteristiche innovative della varietà sono l'adattabilità ai diversi climi, la possibilità di essere concimata in modo importante insieme alla presenza di culmi robusti che migliorano la resistenza del grano all’allettamento.[1][8]
Iscritto al registro delle varietà nel 1974, Creso ebbe immediata e ampia diffusione per la sua larga adattabilità, produttività, e buone qualità di pastificazione (negli anni '80 e '90 ha rappresentato oltre il 50% della produzione di frumento duro in Italia)[1][9].
La cultivar è ancor oggi largamente diffusa in Italia (rappresenta ancora quasi il 10% della produzione italiana di frumento duro), soprattutto nel Centro-Nord (dove ha sostituito il grano tenero in alcune aree) grazie alla sua tardività che le permette di esprimere appieno le sue potenzialità produttive (fino a 10 tonnellate per ettaro in condizioni particolari)[1][10].
Inoltre, si può considerare che buona parte della produzione mondiale di frumento duro sia ottenuta da cultivar derivate dal Creso. Esso è stato infatti utilizzato in programmi di miglioramento genetico in molti paesi, dalla Cina all'Australia, all'Argentina, agli USA, al Canada e presso i grandi Centri di Ricerca Internazionali (CIMMYT, ICARDA, CSIRO, ecc.)[11].
Il Creso e le cultivar da esso derivate, sono state sospettati[12] di essere la causa di un aumento nel numero di casi di celiachia, in ragione del suo contenuto di glutine che sarebbe più elevato del normale; si tratta tuttavia di accuse prive di fondamento e non supportate da ricerche scientifiche, inoltre la quantità di glutine del Creso non è diversa da quello di diverse altre varietà di grano[12][13][14].
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