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associazione di alpinisti e appassionati di montagna in Italia Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Club Alpino Italiano (CAI) è la più antica e vasta associazione di alpinisti e appassionati di montagna in Italia, vigilata dal Ministero del turismo[1].
Club Alpino Italiano | |
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Stemma del Club alpino italiano | |
Abbreviazione | CAI |
Tipo | Ente pubblico |
Fondazione | 12 agosto 1863 a Torino |
Fondatore | Quintino Sella |
Scopo | Alpinismo, conoscenza e studio delle montagne, difesa dell'ambiente naturale. |
Sede centrale | Milano |
Presidente | Antonio Montani |
Direttore | Matteo Canali |
Lingua ufficiale | Italiano |
Impiegati | 19 |
Volontari | 327.000,00 (2021) |
Motto | Excelsior! |
Sito web | |
L'idea di fondare un club che riunisse gli alpinisti italiani era nata nella mente di Quintino Sella presso Casa Voli (Verzuolo), il 12 agosto 1863, in occasione dell'ascensione del Monviso da parte sua e di altri alpinisti italiani tra cui si possono ricordare Giovanni Barracco, e Paolo e Giacinto di Saint Robert; ispirandosi ad analoghe associazioni esistenti in altri paesi europei come Austria, Svizzera e Inghilterra con l'Alpine Club di Londra.
La fondazione ufficiale del club si ebbe all'una del pomeriggio il 23 ottobre 1863, nel Castello del Valentino a Torino. Tra i fondatori appartenenti alla prima lista di adesione, oltre al Sella, vi furono circa altri duecento appassionati di montagna, tra cui: Giovanni Piacentini, Giorgio Tommaso Cimino, Luigi Vaccarone, Bettino Ricasoli e Giovanni Battista Schiapparelli.
Primo presidente del CAI fu eletto il barone Ferdinando Perrone di San Martino e vicepresidente Bartolomeo Gastaldi, che ne divenne poi secondo presidente dal 1864 al 1872.[2] Il CAI ebbe sede dapprima a Torino e poi, dopo la Seconda Guerra Mondiale, la sede legale fu trasferita a Milano in via Errico Petrella 19 dove si trova tuttora.
In seguito furono aperte sedi anche in numerose altre città italiane, come ad esempio a Domodossola nel 1869. Nel 1873, con l'annessione del Lazio al Regno d'Italia Quintino Sella, in quanto ministro delle finanze del regno, si trasferì nella nuova capitale, e fondò quindi la sezione di Roma. Dopo la prima guerra mondiale il CAI assorbì la Società degli alpinisti tridentini (nel 1920) e la Società alpina delle Giulie; mentre nel 1931 fu riconosciuta come sezione del CAI anche la Società escursionisti milanesi.
Nel 1938 il fascismo impose al CAI un temporaneo cambio di denominazione, da Club alpino italiano a Centro alpinistico italiano, nel tentativo di preservare la "purezza" della lingua italiana dalla commistione coi termini inglesi. Dallo stesso anno in poi, il CAI estromise i suoi membri ebraici, facendo proprie le Leggi razziali fasciste; tali membri ed i loro discendenti furono poi reintegrati nel gennaio 2023.[3]
A Torino vi è ancora oggi la sede sociale, sul Monte dei Cappuccini, nella Salita al Club alpino italiano sez. Torino 39, ove è anche collocata la Biblioteca nazionale del CAI e il Museo nazionale della montagna. Ad oggi l'associazione conta più di 320.000 iscritti in tutto il territorio nazionale, a fronte dei soli 3.500 (in prevalenza benestanti piemontesi) dell'anno 1877.[4]
Il CAI (per quel che riguarda le strutture centrali) è dotato di personalità giuridica di diritto pubblico (ente pubblico non economico)[5]. L'organo sovrano del CAI è l'assemblea dei delegati[6], composta dai delegati di ciascuna sezione (il presidente della sezione e un delegato eletto ogni 500 soci della sezione stessa[7]). L'assemblea dei delegati, fra gli altri suoi compiti, adotta i programmi di indirizzo del club, elegge il presidente generale, i tre vicepresidenti generali, i componenti del collegio nazionale dei revisori dei conti e del collegio nazionale dei probiviri[8].
Gli altri organi centrali sono:
Gli organi tecnici del CAI operano allo scopo di favorire o svolgere specifiche finalità istituzionali[18]; il comitato centrale d'indirizzo e di controllo ne sceglie i componenti e il presidente, oltre a deciderne le specifiche funzioni e competenze[19]. Gli organi tecnici centrali sono[20]:
Le scuole centrali coordinano il lavoro che le scuole del CAI svolgono sul territorio. Sono[21]:
A livello periferico il CAI è diviso in gruppi regionali[22], uno per ogni regione italiana, ad eccezione delle province autonome del Trentino e dell'Alto Adige, che hanno ciascuna un proprio gruppo regionale[23].
Il vero nucleo del CAI sono però le sezioni[24]. Queste sono raggruppamenti di soci che promuovono le finalità istituzionali in una determinata area geografica[25]. Negli ultimi anni è stato rimosso il divieto di avere più sezioni nella stessa città, realtà che si ritrova oggi a Milano, Torino e Genova. Ogni sezione, associazione di diritto privato, possiede un proprio statuto e propri regolamenti[26], coordina e promuove l'attività sul territorio e gestisce le scuole (se ne possiede). Altro compito delle sezioni è la gestione dei rifugi alpini (in genere quelli situati nel proprio territorio di competenza) gestiti dal CAI[27]. Le sezioni possono dividersi ulteriormente in sottosezioni[28]. Le sezioni attive sul territorio sono 498, a cui sono da aggiungere 310 sottosezioni.[29]
Ogni sezione del CAI può ospitare gruppi sezionali (ad esempio di escursionismo) e scuole sezionali (ad esempio di alpinismo). I gruppi e le scuole sezionali operano in autonomia con propri regolamenti (conformi ai regolamenti sezionali e approvati dal consiglio direttivo della sezione di appartenenza), organizzando le proprie attività sotto la supervisione delle commissioni regionali e centrali e delle scuole regionali e centrali.
Le tre sezioni nazionali del CAI sono sezioni non legate ad una specifica area geografica, e non fanno parte di alcun gruppo regionale[30]
Il Club Alpino Accademico Italiano (CAAI) è una sezione a livello nazionale[31] del CAI nata nel 1904 con lo scopo di riunire i soci del CAI che avessero acquisito meriti speciali nell'alpinismo senza guide[32]. Oggi riunisce gli alpinisti che abbiano praticato alpinismo di alto livello e promuove questa attività[33].
L'Associazione Guide Alpine Italiane (AGAI) è una sezione nazionale[34] del CAI nata nel 1931 con il nome di Consorzio nazionale guide e portatori. Ha acquisito il suo attuale nome nel 1978. L'AGAI riunisce le guide alpine italiane, e gode di completa autonomia dal CAI. I soci dell'AGAI sono gli unici a poter esercitare l'attività alpinistica come professionisti[35].
Il Corpo nazionale di soccorso alpino e speleologico (CNSAS) è una struttura operativa[36] del CAI, con ampia autonomia, che si occupa della prevenzione degli incidenti in ambiente montano e ipogeo, del soccorso in quest'ambito degli infortunati, dei dispersi e di coloro che si trovino in pericolo, del recupero dei caduti e del soccorso in caso di calamità.[37]
Il CNSAS è un servizio di pubblica utilità[38] e struttura nazionale operativa del servizio nazionale della Protezione Civile[39].
Il lavoro del CNSAS è svolto da tecnici altamente preparati e organizzati su base regionale. Tramite il superamento di severi esami e la formazione continua si può acquisire la carica di:
Il CNSAS possiede inoltre unità cinofile di ricerca in valanga e unità cinofile di ricerca in superficie.
In molte sezioni del CAI è presente un coro amatoriale con repertorio composto solitamente da canti di montagna, canti popolari tradizionali, canti degli alpini.
In occasione del 150º anniversario del CAI, i cori piemontesi del CAI, Edelweiss e Uget, hanno realizzato un censimento di tutti i cori CAI italiani[40].
Il CAI è stato membro fondatore dell'Unione internazionale delle associazioni alpinistiche (UIAA)[41], che raggruppa la maggior parte delle federazioni nazionali di sport di montagna. Il 1 gennaio 2019 il CAI ha lasciato l'UIAA, dopo averne denunciato nell'agosto 2018 mancanza di trasparenza e priorità non coerenti con la missione della Federazione stessa[42]. A partire dal 1º gennaio 2023 il CAI rientra nell'UIAA per volontà del nuovo Presidente Generale Antonio Montani[43].
Il CAI fa parte del Club Arc Alpin (CAA)[44], che riunisce i principali club alpini dei paesi dell'arco alpino. Tra il CAI e molti altri club alpini è inoltre stabilito un "trattamento di reciprocità". Un socio di un club alpino con trattamento di reciprocità ha diritto a ricevere da parte del CAI lo stesso trattamento che questo riserva ai propri soci (per esempio per quanto riguarda le tariffe dei rifugi o i prezzi delle pubblicazioni), così come i soci del CAI hanno questo stesso diritto nei confronti degli altri club alpini.
Il CAI collabora, soprattutto a livello locale, con l'ANA (Associazione Nazionale Alpini), che riunisce i militari, in armi ed in congedo, delle truppe alpine italiane.
Il CAI collabora con l'Esercito Italiano per l'addestramento delle truppe alpine[45].
La sezione siciliana del Club Alpino Italiano collabora come ente istituzionale con il Primo parco mondiale dello stile di vita mediterraneo.[46]
«Il Club alpino italiano (C.A.I.), fondato in Torino nell'anno 1863 per iniziativa di Quintino Sella, libera associazione nazionale, ha per iscopo l'alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale.»
Sono più di 700 le strutture alpine gestite dal CAI. L'associazione gestisce 433 rifugi alpini, 224 bivacchi, 65 capanne sociali, 26 punti d'appoggio e 15 ricoveri per un totale di oltre 23500 posti letto[47]. Lo scopo di queste strutture è quello di fungere da base di partenza per le ascensioni della zona (soprattutto in quei casi in cui sarebbe difficile o impossibile effettuare l'ascensione in una sola giornata), da punto di arrivo finale o intermedio di traversate o da ricovero d'emergenza in caso di condizioni avverse. Tali strutture vengono inoltre utilizzate come punto d'appoggio per lo svolgimento di attività sociali (corsi, convegni ecc.) e per iniziative culturali.
Dal punto di vista della didattica e della diffusione di una "cultura della sicurezza" dell'andare per monti, sono molte le sezioni che hanno fondato scuole di alpinismo, scialpinismo e arrampicata, riconosciute anche dalla vigente legislazione italiana[35] oltre alle scuole di recente costituzione quali quelle di escursionismo. Tali scuole organizzano oggi corsi, aggiornamenti e stage di formazione di diverso livello che tendono a favorire la conoscenza della montagna e delle tecniche per frequentarla con più sicurezza. A questo scopo il CAI forma istruttori, accompagnatori e altri operatori[48], che esercitano la loro attività a titolo completamente gratuito. Per diventare istruttore o accompagnatore CAI in una specifica disciplina bisogna seguire appositi corsi di formazione, superare un esame teorico e pratico, esercitare in maniera continuativa l'attività nell'ambito di una sezione o di una scuola del CAI e seguire periodici corsi d'aggiornamento (pena la perdita del titolo)[49].
I titoli riconosciuti dal CAI sono[50]:
Tra le più antiche e conosciute scuole del CAI (tra le quali alcune nate poco dopo la fondazione del Club Alpino Italiano), vi sono la Gian Piero Motti e la Giusto Gervasutti del CAI Torino (quest'ultima inizialmente intitolata a Gabriele Boccalatte), la Silvio Saglio della SEM Milano, la Paolo Consiglio di Roma e la Giorgio Graffer di Trento.
Il CAI si impegna per promuovere e consentire una frequentazione sicura della montagna e una pratica sicura degli sport di montagna e affini[51]. L'attività volta alla sicurezza comprende la formazione e la didattica, con le scuole, gli accompagnatori e gli istruttori; la pubblicazione di manuali riferiti ai vari aspetti dell'andare in montagna (come "Alpinismo su roccia" o "Medicina e montagna"); la campagna permanente per la prevenzione degli incidenti in montagna "sicuri in montagna", curata principalmente dal CNSAS[52] e il sito web Montagna Amica e Sicura[53]. Il CAI inoltre cura la manutenzione e la segnaletica dei sentieri e delle vie ferrate[54] e mantiene e aggiorna il catasto sentieri.
Il CAI, attraverso la Commissione centrale per la tutela dell'ambiente montano (TAM), diffonde la conoscenza dei problemi della conservazione dell'ambiente e promuove iniziative di salvaguardia dell'ambiente naturale e culturale della montagna, in particolar modo iniziative di tipo preventivo. La TAM favorisce la conoscenza naturalistica, sia tra soci del CAI che fra i non soci, ritenendola un utile strumento di tutela. La tutela dell'ambiente montano è uno degli scopi principali del sodalizio[55][56].
Il Club alpino italiano è da anni impegnato nella difesa delle Alpi Apuane dalle cave di marmo[57][58].
Il CAI indica nelle sue finalità una particolare attenzione verso i più giovani[59], pertanto proprio ai giovani ha dedicato un'attività specifica, l'alpinismo giovanile. Questa attività si fonda sulla convinzione che la montagna possa essere un ambiente di crescita per il giovane, che diventa quindi protagonista del "progetto educativo" del CAI. Le persone incaricate di portare avanti questa attività (accompagnatori di alpinismo giovanile) devono avere, oltre ad un'ottima formazione tecnica (che caratterizza tutti gli operatori del CAI) anche una solida preparazione in ambito psicopedagogico.
Il Club alpino italiano pubblica due proprie riviste: Lo Scarpone, settimanale online, che ha lo scopo di informare i soci sugli eventi riguardanti la montagna (fino al 2012 era un mensile cartaceo); Montagne 360°, mensile (in precedenza bimestrale e chiamata solo "La rivista"), che spazia a più ampio respiro su tutte le tematiche che hanno per oggetto le montagne, in Italia e nel mondo. Distribuito in abbonamento ai soci CAI dal 1885, da ottobre 2012 è presente anche nelle edicole. Oltre ai periodici il CAI pubblica altri prodotti editoriali, fra cui manuali e annuari, ma anche libri dedicati alla cultura e alla storia della montagna e dell'alpinismo[60].
L'associazione pubblica, in collaborazione con il Touring Club Italiano la collana Guida dei Monti d'Italia. La collana comprende numerosi volumi, ciascuno dedicato ad una determinata area geografica (ad esempio "Sardegna") o ad un massiccio montuoso (ad esempio "Monte Rosa"). Ogni volume consiste in una guida escursionistica, alpinistica e, spesso, scialpinistica della zona o del gruppo montuoso in questione. La collana è stata completata nel 2013, a più di cent'anni dalla prima uscita, con la pubblicazione del volume Alpi biellesi e valsesiane.[61] Alcuni dei vecchi volumi sono però ormai quasi introvabili o risultano in parte obsoleti e non ne esistono aggiornamenti.
Il CAI ha fondato nel 1874 il Museo nazionale della montagna, che ha oggi come scopo quello di essere un polo culturale che riunisca idealmente tutte le montagne del mondo. Il museo si trova a Torino, sul monte dei Cappuccini, e ospita il centro di documentazione del CAI, che si occupa di trovare e conservare i documenti storici riguardanti l'alpinismo e la montagna. È composto dalla fototeca, dalla cineteca e dal Centro italiano studio e documentazione alpinismo extraeuropeo (CISDAE). Nella stessa sede si trova la Biblioteca nazionale del CAI[62]. Si tratta di una biblioteca specializzata di rilevanza internazionale per la quantità e il valore delle opere e dei documenti che vi sono conservati. Oltre a tutte le più recenti pubblicazioni di ambito montano e alpinistico, dai periodici alle guide, la biblioteca conserva opere antiche e rare, come descrizioni di itinerari sulle Alpi risalenti all'inizio del Settecento o riviste alpinistiche di metà Ottocento.
Inoltre il CAI cura dal 1952 il Trento Film Festival, la più antica e acclamata rassegna internazionale di film dedicati alla montagna, alpinismo, esplorazione, ambiente e avventura. Dal 2004 al 2011 la direzione artistica del Festival è stata affidata a Maurizio Nichetti. Il Trento Film Festival comprende, oltre alla rassegna cinematografica, una serie di incontri e mostre, e, dal 1987, ospita l'evento Montagna libri, rassegna internazionale dell'editoria di montagna. Durante la rassegna Montagna libri si tiene anche la Mostra mercato delle librerie antiquarie della montagna, antichi libri di montagna, cartoline, stampe, incisioni, manifesti e rarità che trattano del mondo alpinistico.
Nel 2019 ha patrocinato l'uscita nelle sale cinematografiche italiane del film documentario Nomad - In cammino con Bruce Chatwin (Nomad: In the Footsteps of Bruce Chatwin), di Werner Herzog.
Nel seguente elenco sono riportati i presidenti dal 1863:[63]
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