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Di seguito sono elencate le chiese della città di Pistoia.
Il periodo del maggior lustro cittadino, riguardo all'edificazione di luoghi di culto, è sicuramente l'epoca romanico/gotica, in cui a Pistoia si mise in atto una particolare declinazione dello stile pisano, fatta con un maggior contrasto tra le pietre bianche (il marmo di Carrara) e verde scuro/nere (il serpentino). In quegli anni, il libero comune di Pistoia accolse una vera e propria fucina delle arti scultoree, di cui resta traccia negli architravi scolpiti da Gruamonte e nel capolavoro assoluto del pulpito di Sant'Andrea, di Giovanni Pisano.
Nei secoli seguenti gli abbellimenti, gli ampliamenti e le nuove edificazioni si susseguirono, legati però a episodi più sporadici e meno organici, come nel caso dell'ingrandimento del Duomo. Il Rinascimento, fatta eccezione per il raro scrigno della chiesa di Santa Maria delle Grazie, non lasciò molte tracce significative nell'architettura cittadina, almeno finché non venne edificata, in epoca ormai manierista, la basilica della Madonna dell'Umiltà, dotata di una cupola ispirata a quella del Brunelleschi a Firenze. Analogamente, nel Sei e Settecento, la città si arricchì qua e là di alcuni esempi notevoli, come la chiesa dei Santi Prospero e Filippo, quella di San Leone e quella di Santa Maria degli Angeli, in cui lavorarono alcuni dei migliori artisti dell'epoca, toscani e non.
Tuttavia il volto dell'architettura religiosa pistoiese fu profondalmente stravolto dall'applicazione dei princìpi gianseniti del Sinodo di Pistoia, promosso dal vescovo riformatore Scipione de' Ricci, che dismise molti edifici di culto, anche notevolissimi per antichità e pregio artistico, alienandoli e destinadoli ad altri usi. Per questo oggi, più che in altre città, non è affatto infrequente incontrare, anche nel centro storico, tracce di chiese, oratori e cappelle trasformate in abitazioni civili, in luoghi di ritrovo e di uso sociale quali scuole o musei, ma anche purtroppo abbandonate e in via di una riconversione non ancora attuata.
A queste perdite si può tuttavia annotare una sorta di compensazione novecentesca, quando grazie innanzitutto alla presenza del pistoiese Giovanni Michelucci, i dintorni di Pistoia si arricchirono di una serie di chiese moderne, in cui maturò una riflessione di respiro europeo sull'architettura religiosa e sulla sua funzione nell'epoca contemporanea, basata sui nuovi materiali (primo su tutti il calcestruzzo) e sulle nuove possibilità espressive e luminose.
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