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festa di Roma nel periodo precedente alla Quaresima Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Il Carnevale di Roma, o Carnevale romano, si festeggia a Roma nel periodo dell'anno che precede la Quaresima; fortemente ispirato ai Saturnalia degli antichi Romani, il carnevale fu uno dei principali festeggiamenti della Roma pontificia[1].
«Oggi arfine per ordine papale
Cor protesto e la scusa der collèra,
Ma ppe un'antra raggione un po' ppiù vera
Er Governo ha inibbito er carnovale.
(da Er carnovale der '37, 20 gennaio 1837)[2]»
Le origini del carnevale romano risalgono ai Saturnali, festività religiose dell'antica Roma caratterizzate da divertimenti pubblici, riti orgiastici, sacrifici, balli e dalla presenza di maschere.
A partire dal X secolo si svolsero festeggiamenti carnascialeschi sul monte Testaccio, con l'intento di richiamare l'antica festività romana. Dalla metà del XV secolo i giochi, per volontà di papa Paolo II, si svolsero in via Lata (attuale via del Corso).
L'evento principale era la corsa dei cavalli berberi: tanti nobili, reali, artisti e viaggiatori accorrevano a Roma per la corsa e ne lasciarono traccia nei loro scritti; esso fu inoltre un tema ricorrente in numerose vivaci stampe e dipinti. Esso si tenne annualmente, con alcune eccezioni, ad esempio nel 1829 per la morte del papa Leone XII.
Pochi anni dopo l'Unità d'Italia, nel 1874, Vittorio Emanuele II decise di abolire per sempre questo evento a causa della morte di un giovane che assisteva alla corsa e fu travolto e ucciso: questo fatto segnò così l'inizio del declino del Carnevale romano.
La principale maschera del carnevale romano era Rugantino, ma erano presenti anche i vari Norcini, Aquilani, Facchini e i Pulcinelli romani[3] nonché Meo Patacca, il generale Mannaggia La Rocca, il nobile credulone Cassandrino, don Pasquale de' Bisognosi, il burattinaio Ghetanaccio (personaggio del Settecento rappresentato col teatrino sulle spalle), il Dottor Gambalunga (raffigurato con grandi occhiali, tunica nera e libro in mano) e la Zingara[4].
«Il Carnevale di Roma non è una festa che si offre al popolo, bensì una festa che il popolo offre a se stesso[2]... a differenza delle feste religiose di Roma, il Carnevale non abbaglia lo sguardo: non ci sono fuochi d'artificio, né illuminazioni, né brillanti processioni. Tutto ciò che accade è che, ad un dato segnale, tutti hanno il permesso di essere pazzi e folli come gli piace, e quasi tutto, tranne i pugni e le pugnalate, è lecito»
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