Borgo franco
Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
Per borgo franco s'intende la condizione giuridica[1] di una comunità medievale libera da dazi[2] o con privilegi fiscali, svolgendo in alternativa prestazioni militari[3].
Più in dettaglio, si trattava di centri abitati svincolati dagli oneri di dipendenza signorile e dagli oneri rusticani verso la città dominante, mediante un apposito atto di affrancamento. Per oneri signorili si intendevano la giurisdizione e i poteri di districtio sui residenti nel territorio della città dominante che emigravano nei borghi. Gli oneri rusticani erano invece i carichi fiscali imposti dalle città dominanti alle comunità rurali, per finanziare attività quali la manutenzione delle mura urbane, delle strade e dei fossati[4].
Il fenomeno dei borghi franchi caratterizzò gran parte dell'Italia centro-settentrionale tra il XII secolo e il XIV. Fu una conseguenza dell'espansione demografica iniziata nel X secolo e notevolmente incrementata tra il XII e XIII[5].
Secondo Henri Pirenne i borghi franchi sono una realtà rivoluzionaria dell'economia feudale del XII secolo[6][7].
Esempi sono Borgo Agnello (Novara) a inizio Duecento, Serravalle Sesia[8] (1255), Paganico (Grosseto, detto anche "Borgo Franco" per queste esenzioni[9]), Castelfranco Veneto (Treviso) nel 1199[2], Soncino (1118, uno dei più antichi)[10], Robecco d'Oglio (Cremona) nel 1185, Trino (Vercelli)[11], Villa d'Adda (Bergamo) nel 1193[12].