Blocco siculo-ibleo
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Per blocco siculo-ibleo s'intende un complesso sistema territoriale di fratture, parte del grande bacino della Sicilia orientale e centro-orientale, interessato da fenomeni di subduzione e di roll-back sia dall'Arco Calabrese – che incontra il seamount che dà luogo all'Arco Eoliano – e sia dalla convergenza di due altre placche, l'Africana e l'Euroasiatica.
Tutto il "Blocco", dal punto di vista della sismicità – perché causa nel corso della storia di terremoti e di maremoti di varia intensità – è fondamentalmente costituito da tre principali strutture studiate dalla Sismologia, dette pure distretti, e sono classificati come tre distinti fenomeni cinematici: lungo la costa, insiste la cosiddetta Scarpata di Malta (nota anche come faglia o placca « siculo-iblea », o più popolarmente conosciuta, come « scarpata Ibleo-Maltese »[1]) – la sua potenza di sprigionare energia ricorda l'americana faglia di Sant'Andrea o ancora la faglia Nojima in Giappone –, ad est la faglia Alfeo-Etna nel mare Ionio occidentale (in inglese, AFS o Alfeo Fault System) e infine la faglia Ionica, detta pure IFS, o Ionian Fault System[2].
Tramite l'interazione con i blocchi siculo-ibleo e calabro-ionico si sarebbero formati sia i vulcani eoliani che i grandi terremoti di Val di Noto (come il sisma del 1693) e di Messina (come il sisma del 1908).