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architetto italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Bernardino da Martinengo (Martinengo, metà XV secolo – Brescia, dopo il 1501) è stato un architetto italiano.
L'appellativo contribuisce a identificarne le origini in Martinengo, nel bergamasco. Nel 1481 è citato come componente del "paratico dei marangoni", ossia dei muratori, dove apprende le tecniche costruttive dell'epoca, tipicamente tardo gotiche[1]. Alla fine degli anni ottanta del XV secolo è registrato nel cantiere del Monte di Pietà vecchio e il suo nome è tra gli accusatori di Filippo Grassi, direttore dei lavori, per frode ai danni della municipalità[2].
Nell'agosto del 1490 ottiene la commessa per la costruzione del nuovo presbiterio del duomo vecchio di Brescia, in ampliamento al coro romanico, per il quale ottiene un saldo nel 1495[3]. Consiste di una campata quadrata coperta da volta a crociera corrispondente al coro, che sul fondo termina con un'abside poligonale coperta da una volta a ombrello, caratterizzato da un accentuato sviluppo verticale, attinente più alle direttive dell'architettura gotica che non a quella rinascimentale, nonostante si fosse già alle soglie del Cinquecento. Le pareti sono illuminate solamente da due alte bifore e le uniche decorazioni presenti sono i motivi vegetali che si vedono sui costoloni delle volte. Allo stesso intervento risale la costruzione del transetto e della cappella delle Sante Croci, il cui aspetto originario è stato però cancellato dai rimaneggiamenti del XVII secolo.
Nel 1494-1495 è coinvolto nel cantiere del Palazzo della Loggia, dove esegue la copertura del primo ordine. In relazione a questi lavori, viene inviato a Padova e a Venezia per poter studiare efficaci soluzioni strutturali e decorative da applicare al nuovo palazzo pubblico bresciano[4].
Al 1501 è datata la costruzione del chiostro maggiore del monastero dei Santi Faustino e Giovita, tra i più interessanti dell'architettura rinascimentale bresciana. Oltre questa data non sono altre notizie biografiche[5].
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