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pittore, miniatore e religioso italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Bartolomeo della Gatta, pseudonimo di Pietro di Antonio Dei (Firenze, 1448 – Arezzo, 1502), è stato un pittore, miniatore, religioso e architetto italiano.
Figlio di un orafo, venne iscritto dal padre alla corporazione dei maestri orafi fiorentini alla sola età di cinque anni. Più tardi frequenterà la bottega del Verrocchio dove farà conoscenza con i più grandi artisti dell'epoca, fra i quali Botticelli, Ghirlandaio, Leonardo da Vinci, Lorenzo di Credi, Perugino e Luca Signorelli. La formazione da orafo e la frequentazione di una delle botteghe fiorentine più poliedriche lo ha reso uno degli artisti più versatili del suo tempo: oltre a pittore, fu infatti anche miniatore, architetto, e costruttore di organi.
Inoltre, mentre lavorava ad Arezzo e a Urbino, Bartolomeo della Gatta molto probabilmente frequentò altri grandi artisti come Piero della Francesca e Donato Bramante.
Verso il 1468 Bartolomeo decise di prendere i voti sacri, probabilmente all'interno della comunità monastica camaldolese di Arezzo, dove in seguito divenne abate dell'abbazia di San Clemente.
Bartolomeo della Gatta fu attivo in particolar modo nella Toscana dell'est, ad Arezzo e in altre località del territorio provinciale come Sansepolcro, Cortona, Castiglion Fiorentino e Marciano della Chiana, anche se alcune opere si trovano oggi anche a Roma e a Urbino.
Fra le opere presenti ad Arezzo possiamo citare le seguenti:
Alcune opere di Bartolomeo della Gatta sono presenti a Castiglion Fiorentino:
Un'opera di Bartolomeo della Gatta è presente a Cortona:
Un'opera di Bartolomeo della Gatta è presente a Marciano della Chiana:
Un'opera di Bartolomeo della Gatta è presente a Firenze:
Alcune opere di Bartolomeo della Gatta sono oggi presenti a Lucca:
Alcune opere di Bartolomeo della Gatta sono presenti a Roma:
Affresco presente presso il monastero delle Cappuccine di Santa Veronica Giuliani, in un ambiente a pianta rettangolare, oggi utilizzato come coro delle monache, nel quale è probabilmente da riconoscersi la chiesa interna del precedente monastero olivetano. Nella parete di fondo, che lo separava dalla chiesa aperta ai laici, si trova ancora oggi un affresco con la Madonna col Bambino e i Santi Martino e Benedetto, questi ultimi patroni del precedente cenobio. L'affresco, attribuibile a Bartolomeo della Gatta, rimasto occultato dal Settecento da una tela e parzialmente danneggiato dalla cornice in stucco di essa, è stato restaurato nel 1995.[1]
Un'opera di Bartolomeo della Gatta è presente a Sansepolcro:
Crocifissione, affresco, Duomo di Sansepolcro
Un'opera di Bartolomeo della Gatta è presente ad Urbino:
Nelle sue pitture, Bartolomeo della Gatta ha mescolato stili e tendenze artistiche differenti: dal naturalismo, tendenza con cui ha iniziato la sua vita artistica, alla concezione di volume e di luce, ispirata dagli studi del Perugino e di Piero della Francesca. Proprio di quest'ultimo genio aretino raccoglie idealmente il testimone, continuando a svilupparne, nei medesimi luoghi, le epocali illuminazioni.
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