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politico e storico italiano (1879-1958) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Balbino Giuliano (Fossano, 4 gennaio 1879 – Roma, 13 giugno 1958) è stato un politico e storico della filosofia italiano.
Balbino Giuliano | |
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Ministro dell'educazione nazionale | |
Durata mandato | 12 settembre 1929 – 20 luglio 1932 |
Monarca | Vittorio Emanuele III di Savoia |
Capo del governo | Benito Mussolini |
Predecessore | Giuseppe Belluzzo |
Successore | Francesco Ercole |
Legislatura | XXVIII |
Sottosegretario di Stato al Ministero della pubblica istruzione | |
Durata mandato | 3 luglio 1924 – 6 gennaio 1925 |
Monarca | Vittorio Emanuele III di Savoia |
Capo del governo | Benito Mussolini |
Predecessore | Dario Lupi |
Successore | Michele Romano |
Senatore del Regno d'Italia | |
Durata mandato | 1º marzo 1934 – |
Legislatura | dalla XXIX |
Incarichi parlamentari | |
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Sito istituzionale | |
Deputato del Regno d'Italia | |
Legislatura | XXVII, XXVIII |
Sito istituzionale | |
Dati generali | |
Partito politico | Partito Nazionale Fascista |
Titolo di studio | Laurea in lettere, Laurea in filosofia |
Università | Università degli Studi di Torino |
Professione | Docente universitario |
Laureato in lettere e filosofia all'Università di Torino, fu insegnante di Piero Gobetti al Liceo classico Vincenzo Gioberti.
In gioventù fece parte della sezione italiana della Società Teosofica, con l'intento di riscoprire e rivalutare le radici rinascimentali autoctone della tradizione esoterica italiana.[1] In tal senso pubblicò nel 1904 un testo riguardante gli aspetti ritenuti più ermetici ed "eretici" della filosofia di Marsilio Ficino,[2] contro l'interpretazione a suo dire filo-cattolica di Arnaldo Della Torre di due anni prima.[1]
Nel 1925 ebbe poi inizio la sua carriera nel mondo accademico che lo portò ad essere docente. Insegnò:
Dal 1935 al 1940 fu anche preside della facoltà di lettere e filosofia nell'ateneo della Capitale.
Benché nel 1904 fosse stato iniziato in Massoneria nella Loggia "Valle del Chiento" di Camerino (Macerata)[3], in seguito aveva aderito al fascismo e venne eletto deputato per il Partito Nazionale Fascista nel 1924 e nel 1929. Sottosegretario di Stato al Ministero della pubblica istruzione dal 1924 al 1925, ebbe l'incarico di ministro dell'educazione nazionale del governo Mussolini dal 1929 al 1932: fu lui ad imporre ai professori universitari il giuramento di fedeltà al regime,[1] che venne sottoscritto da tutti i docenti tranne dodici.
Nominato senatore del Regno nel 1934, dopo la caduta del fascismo si ritirò a vita privata. Nel dopoguerra fu deferito all'Alta Corte di Giustizia per le Sanzioni contro il Fascismo ma beneficiò dell'amnistia Togliatti e non subì alcuna condanna.
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