Arsiero
comune italiano Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
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Arsiero (Arsiero in veneto[5]) è un comune italiano di 3 056 abitanti[1] della provincia di Vicenza in Veneto.
Arsiero comune | |
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Chiesa arcipretale di Arsiero vista da nord-est | |
Localizzazione | |
Stato | Italia |
Regione | Veneto |
Provincia | Vicenza |
Amministrazione | |
Sindaco | Cristina Meneghini (lista civica) dal 27-5-2019 |
Territorio | |
Coordinate | 45°48′N 11°21′E |
Altitudine | 356 m s.l.m. |
Superficie | 41,4 km² |
Abitanti | 3 056[1] (29-2-2024) |
Densità | 73,82 ab./km² |
Frazioni | Castana[2] |
Comuni confinanti | Cogollo del Cengio, Laghi, Lastebasse, Posina, Tonezza del Cimone, Valdastico, Velo d'Astico |
Altre informazioni | |
Cod. postale | 36011 |
Prefisso | 0445 |
Fuso orario | UTC+1 |
Codice ISTAT | 024007 |
Cod. catastale | A444 |
Targa | VI |
Cl. sismica | zona 3 (sismicità bassa)[3] |
Cl. climatica | zona E, 2 872 GG[4] |
Nome abitanti | arsieresi |
Patrono | san Michele Arcangelo |
Giorno festivo | 29 settembre |
Cartografia | |
Posizione del comune di Arsiero all'interno della provincia di Vicenza | |
Sito istituzionale | |
Solo due sono le aree pianeggianti nel territorio del comune: quella dove confluiscono i torrenti Astico e Posina e quella intorno all'abitato di Castana, ove confluiscono la valle del Rio Freddo, la Val di Ferro e di Posina. In tutta la parte restante il paesaggio si presenta scosceso e sassoso, accidentato e solcato da valli profonde e boscose.
La parte alta è costituita da monti resi famosi dalla prima guerra mondiale: il Monte Toraro (1897 m), il Monte Campomolon (1853 m), il Monte Cimone (1225 m), che insieme con il Monte Cengio, il Monte Summano e il Pria Forà circonda la conca di Arsiero o di Velo.
Dal punto di vista geologico il territorio è di natura calcarea, con montagne aride e fondovalle abbondante di acque, da sempre sfruttate per l'agricoltura e le attività artigianali, più di recente per alcune attività industriali, oltre che per l'approvvigionamento idrico.
Nella fascia inferiore del territorio i boschi sono prevalentemente di carpino nero, nella parte superiore di faggio, di abete, di pino nero e di larice; più in alto ancora domina il pino mugo[6].
Molte sono le interpretazioni, nessuna delle quali documentata con certezza.
Quella più semplice ed evidente si riferisce ad "ardere" e viene espressa nello stemma del Comune: un tronco d'albero sradicato, incendiato da due fiamme[6].
Una seconda interpretazione si riferisce al nome latino Arserium, termine che potrebbe derivare da arx cioè "luogo fortificato", "castello"[7]; la ragione di questo nome va ricercata nel fatto che sull'altura dove si innalza la chiesa arcipretale sorgeva in antico un castello; lo conferma un documento datato 15 marzo 1000.
Un'altra possibile origine del nome è quella che derivi dalla parola latina ars aeris ("arte del rame") vista la presenza in loco di due-tre magli di rame.
Giovanni da Schio, nel suo Saggio del dialetto vicentino fornisce un'interpretazione particolare sull'origine del nome Arsiero. Conosceva la traduzione di una frase etrusca: arse verse che significava "guardia al fuoco" e notò che la particella ars era contenuta in molti toponimi posti ai confini dei territori[8]. Questa associazione gli fece ipotizzare che, come Arsiero, fossero antichi posti di guardia ai confini, forse etruschi.
Le origini di Arsiero sono incerte. Fu probabilmente abitato in epoca preistorica e quasi certamente in epoca romana.
Il primo documento che parla di questo paese risale al 975 d.C.
Durante l'Alto Medioevo qui vi fu un importante castello, il castrum Arserii — costruito probabilmente nel X secolo come castello vescovile per difendere la zona dalle scorrerie degli Ungari — di cui nel corso dei secoli ebbero l'investitura i Velo, i Cendinara, i da Lezzo, i della Scala. Esso venne distrutto probabilmente verso la metà del XIV secolo, durante le furiose lotte tra i Padovani e gli Scaligeri sul territorio vicentino. Attorno ad esso esistevano altre fortificazioni minori con compito di vedetta: il castrum Tovi sul monte Tovo, il castello della rocca di Piajo, nei pressi del colle di San Rocco, e quello del monte Campo Azzaron, dove ancora nell'Ottocento, ai tempi del Maccà, esistevano le vestigia di un antico castello.
Alla fine del Duecento l'abitato di Arsiero diede i natali al primo membro conosciuto della famiglia Thiene, un certo Vincenzo del fu Tealdino, che svolgeva, per sua stessa ammissione al momento del testamento, l'attività di usuraio a Thiene e nella campagna circostante[9].
Nel luglio e nel settembre del 1202 nella chiesa campestre di Sant'Agata di Cogollo, i rappresentanti e i nobili del territorio fissarono i confini e la "regula" dei comuni di Arsiero, Velo, Cogollo, Caltrano, Chiuppano, Camisino e Castelletto di Rotzo. Nel 1262 una sentenza di Andrea Mocenigo stabilì sul Toraro, Campomolon e Campedello — montagne che Arsiero teneva in affitto da Vicenza — i confini con i signori di Beseno[7].
Nel Trecento, come il resto del territorio vicentino, quello di Arsiero fu sottoposto alla dominazione scaligera e, verso la metà del secolo, sotto l'aspetto amministrativo, al vicariato civile di Schio rimanendo tale sino alla fine del XVIII secolo[10].
Nel 1448 e nel 1535 Vicenza, il cui emblema era visibile su un palazzo di Arsiero fino ai tempi del Maccà, riconfermò l'investitura sulle montagne.
Durante la guerra della Lega di Cambrai, nel 1507 e 1508 ad Arsiero e a Forni vennero costruiti dei bastioni per ostacolare l'avanzata di Massimiliano I d'Austria, ma nel maggio del 1510, col dilagare al piano degli imperiali, gli abitati vennero saccheggiati.
Nel dicembre del 1643 ad Arsiero divampò un grande incendio: molte case — i tetti allora erano in gran parte ricoperti di paglia — vennero distrutte; questa calamità non fece che accentuare il grave stato di miseria in cui versava la popolazione, ripetutamente colpita dalla peste[7].
Nel 1797, dopo l'arrivo dei francesi, si tenne il primo mercato, poi sospeso per la protesta dei Thienesi, ma nel settembre dell'anno successivo — dopo il passaggio del Veneto agli austriaci in seguito al trattato di Campoformio — venne riaperto definitivamente con cadenza settimanale.
Il periodo delle guerre napoleoniche fu tormentato da grandi carestie ed epidemie, tanto che morirono di fame centinaia di persone; la situazione migliorò dopo il 1815 con il passaggio sotto il Regno Lombardo-Veneto.
Nel 1852 Arsiero ebbe la prima illuminazione pubblica a petrolio e, dopo l'annessione al Regno d'Italia, nel 1872 il primo ufficio postale. Nell'ultimo quarto di secolo nella zona di Schio e in tutto l'Alto Vicentino si svilupparono nuove industrie e migliorò di molto la situazione economica; ad Arsiero sorse e si sviluppò la Cartiera Rossi.
Nel 1882-1889 vi fu il movimento franoso del Brustolè, la parte del monte Priaforà che sovrasta il torrente Posina nella strettoia degli stancari; movimento franoso ricomparso con l'alluvione del 1966[11].
Il periodo di sviluppo e di relativo benessere venne interrotto dallo scoppio della prima guerra mondiale. Il 18 maggio 1916 Arsiero fu abbandonata e occupata dal 27 maggio al 26 giugno di quell'anno dalle truppe del XX Corpo d'armata austro-ungarico; fu la postazione più avanzata raggiunta dalle forze armate dell'Impero austro-ungarico durante la cosiddetta "offensiva di primavera" o Strafexpedition. Nel tentativo, poi riuscito, di riconquistare il paese, l'abitato fu duramente bombardato dal Regio esercito italiano, che distrusse a cannonate anche il tetto della chiesa arcipretale, mai più ripristinato nella situazione originaria.
Arsiero ritornò italiana alla fine di giugno, dopo che gli austriaci si furono ritirati dal fondovalle per attestarsi su posizioni più sicure e inespugnabili. La popolazione però vi fece ritorno solo ai primi del 1919 per iniziare la ricostruzione degli edifici danneggiati o distrutti. Qualche anno dopo, nel 1925, al centro del Cimitero militare venne anche costruito l'Ossario monumentale con lampada votiva[7].
Dopo la fine della guerra, spostati i confini con l'annessione del Trentino, il paese cominciò a perdere la sua importanza. Tuttavia ancor oggi, per diversi motivi e servizi — commercio, lavoro, scuola, vicariato diocesano, servizio veterinario, iniziative turistico-culturali — gravitano su Arsiero i paesi dell'Unione montana Alto Astico e dell'Unione montana Pasubio Alto Vicentino.
Durante la seconda guerra mondiale otto famiglie di profughi ebrei (23 adulti e 7 minori) furono internate ad Arsiero. Dopo l'8 sett. 1943 giunse ai carabinieri l'ordine di arresto, che fu eseguito nel dic. 1943 per 9 ebrei ancora presenti in paese (la maggior parte degli internati si era data irreperibile gia' nell'ottobre, riparando in Svizzera). Sei degli arrestati furono deportati a fine gennaio 1944 ad Auschwitz, dove trovarono la morte. I 3 rilasciati in quanto ritenuti membri di famiglia "mista" fuggirono anch'essi in Svizzera.[12]
Il territorio del comune continuò ad essere teatro di tragici eventi soprattutto legati alla guerra civile. Si ricordano in particolare la fucilazione di 6 partigiani catturati al termine dello scontro a località Cuso ed al ponte di Pontare nel comune di Zanè, avvenuta il 27 aprile 1945. A guerra terminata poi, il 19 maggio 1945 ha avuto luogo la strage di Costalonga, in cui nell'omonima località un gruppo di ex partigiani forlivesi uccise 12 militi della B.N. "Capanni", dopo averli prelevati da Thiene ove erano incarcerati.
Nel 1944 l'oratorio di San Rocco venne fatto saltare dai partigiani.
Nel secondo dopoguerra, un avvenimento di particolare rilievo fu l'alluvione del 4 novembre 1966, che arrecò danni non indifferenti all'assetto del territorio e alle industrie della zona.
Lo stemma, privo di formale decreto di concessione, è d'azzurro, al tronco d'albero sradicato, incendiato, accostato da due fiamme di rosso, sostenuti da una terrazza d'oro.[13] Il gonfalone è un drappo di azzurro.
Il comune è decorato della Croce al merito di guerra concessa con regio decreto n. 205 del 19 gennaio 1918.[13]
Tutto il territorio arsierese presenta un grande valore paesaggistico e storico; è possibile effettuare numerose camminate ed escursioni sia nel fondovalle sia sulla montagna, dove gli itinerari legati alla prima guerra mondiale sono molti e, soprattutto, si trovano innumerevoli resti di fortini, ricoveri e cimiteri risalenti al dominio della Serenissima.
Abitanti censiti[16]
Nel capoluogo vi è la Biblioteca civica, che fa parte della rete di biblioteche vicentine "Biblioinrete", insieme alla maggior parte della biblioteche appartenenti alla Rete Bibliotecaria Vicentina[17].
Ad Arsiero, nel capoluogo, vi sono una scuola dell'infanzia (A. Rossi),un asilo nido (E. Rossi), una scuola primaria e una scuola secondaria di primo grado (P. Marocco), tutte statali[18].
Frazione di Arsiero è Castana. Altre località sono: Scalini, Valpegari, Cartiera di Mezzo, Bedini, Busati, Crissi, Crosara, Peralto, Valsondrà, Valoje, Bugni[19].
Fino agli ultimi decenni dell’Ottocento gran parte della popolazione viveva esclusivamente dei prodotti della terra e solo una piccola parte si dedicava all'artigianato - lana, carta, legno, marmo, ferro e rame, mulini - che ad Arsiero e nella Valle del Posina vanta origini antichissime, grazie all'abbondanza delle acque e delle materie prime. Il ferro ad esempio fin dai tempi dell'impero romano veniva estratto sull'altopiano di Tonezza e nel XIII secolo anche sul Monte Toraro.
Antiche aziende erano sorte lungo il torrente Posina: la cartiera Braselli, operante già dal 1594 e dotata di "rode cinque", la cartiera dei conti Velo del 1665 con "quattro rode" e quella di Bernardino Tomitano nella contrà di Sotto Santa Maria, con "tre rode e folletto" del 1671. I diritti delle acque di questi opifici, come quelli dei magli e dei mulini delle altre ditte vennero acquistati in parte e unificati nella seconda metà dell’Ottocento da Alessandro Rossi che realizzò nel 1873 il Consorzio della Fabbrica della Carta di Arsiero; qualche anno dopo, nel 1878, suo figlio, Francesco Rossi, costituì la Cartiera Rossi[20]. Con questa grande azienda l'economia e la vita del paese subirono un radicale cambiamento: nel giro di pochi anni trovarono lavoro 1300 operai e una cinquantina di impiegati, tanto da assorbire tutta la manodopera locale e parte di quella dei paesi vicini, per cui l'unica grande aspirazione di un giovane era "andare in cartiera"[21].
Dopo la prima guerra mondiale l'attività industriale venne ridimensionata e un'altissima percentuale di operai, soprattutto della vallata del Posina, emigrò nelle Americhe. L’emigrazione continuò anche dopo la seconda guerra mondiale, questa volta verso altri paesi europei. Molti degli emigranti, dopo alcuni anni, ritornarono e impiegarono i risparmi ottenuti nell’acquisto di terreni o di case, soprattutto nelle zone di pianura dell’Alto Vicentino, mentre le contrade in posizione più elevata rimasero deserte.
Negli ultimi tempi nessuna famiglia vive più di sola agricoltura che, mancando le grandi proprietà, resta un’attività secondaria. Ad Arsiero oggi l'artigianato conta una cinquantina di ditte impegnate nel settore dei mobili, dei serramenti in legno e in ferro, dell'edilizia, della tipografia, dell'artigianato di servizio e di quello del rame.
Nell'industria operano la Cartotecnica Rossi, la Thermorossi produttrice di caldaie, la Siderforgerossi con prodotti metallurgici. Alcune ditte, importanti a livello internazionale, si sono invece spostate verso le città di pianura come Thiene, Schio e Vicenza, dove vanno a lavorare anche molti operai pendolari arsieresi[21].
Il centro abitato è situato lungo la Strada statale 350 di Folgaria e di Val d'Astico che collega Calliano a Schio, lungo la quale il trasporto pubblico è assicurato dalla Società Vicentina Trasporti (SVT).
Dal 1961 Arsiero è collegato direttamente a Tonezza e all'altopiano dei Fiorentini, mediante la moderna strada chiamata "Direttissima" inaugurata dal presidente della repubblica Giovanni Gronchi . Da essa, subito dopo il centro abitato, si diparte il tronco stradale che dal versante di San Rocco porta a Posina, a Laghi e alle contrade del comune di Arsiero.
Fino al 1964 Arsiero era collegato a Piovene Rocchette con una linea ferroviaria a scartamento ridotto percorso da una littorina, che ha notevolmente contribuito allo sviluppo industriale della zona[22].
Periodo | Primo cittadino | Partito | Carica | Note | |
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1945 | 1945 | Mario Pittarello | Sindaco | ||
1945 | 1947 | Giovanni Fabrello | DC | Sindaco | |
1948 | 1951 | Giulio Sberze | DC | Sindaco | |
1952 | 1956 | Stefano Lazzarotto | DC | Sindaco | |
1956 | 1964 | Tullio Celetti | DC | Sindaco | |
1964 | 1970 | Angelo Bevardo | DC | Sindaco | |
1970 | 1980 | Marcello Borgo | DC | Sindaco | |
1980 | 1985 | Lorenzo Meneghini | DC | Sindaco | |
1985 | 1990 | Luciano Artuso | DC | Sindaco | |
1990 | 1995 | Gian Antonio Fontana | DC | Sindaco | |
1995 | 2004 | Giancarlo Gaspani | lista civica | Sindaco | |
2004 | 2014 | Tiziano Busato | centrodestra | Sindaco | |
2014 | 2019 | Tiziana Occhino | centrosinistra Arsìero Sìamo | Sindaco | |
2019 | in carica | Cristina Meneghini | centrodestra Lavoriamo per Arsiero | Sindaco |
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