Arnold Pannartz
tipografo tedesco attivo in italia (fl. 1464-1476) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Arnold Pannartz (Praga, ... – Roma, prima del 17 aprile 1476[1]) è stato un monaco cristiano e tipografo ceco; insieme a Conrad Sweynheym introdusse per primo in Italia la tecnica della stampa a caratteri mobili.
Biografia
Riepilogo
Prospettiva
Chierico dell'arcidiocesi di Colonia, Pannartz giunse in Italia assieme a Conrad Sweynheym (chierico della diocesi di Magonza) per distribuire e vendere i libri stampati in Germania da Johann Fust e Peter Schöffer[1][2]. Nel 1464 i due monaci furono accolti nel monastero benedettino di Santa Scolastica a Subiaco, abitato all'epoca in stragrande maggioranza da monaci di lingua tedesca o fiamminga[3]. Pannartz aveva preso la tonsura, quindi poteva risiedere in un monastero: insieme con Sweynheym vi impiantò la prima officina tipografica sul suolo italiano.

A Subiaco vennero impressi quattro incunaboli, che sono considerati i primi incunaboli italiani (vedi Infra). La vicinanza di Subiaco a Roma ebbe un ruolo considerevole, perché l'Urbe fu il vero mercato cui destinare i libri prodotti. È probabile che i due tipografi avessero alle loro dipendenze diversi collaboratori, che si resero poco a poco indipendenti e iniziarono a stampare per proprio conto: Sixtus Riessinger, Georg Sachsel e Adam Rot[1].
Nell'estate/autunno del 1467 i due monaci si trasferirono a Roma[4], ospiti dei fratelli Francesco e Pietro Massimo. Esponenti della famiglia di mercanti e banchieri più importante della città, i due fratelli Massimo erano impegnati anche nel commercio di piombo, stagno, antimonio e carta, tutti materiali necessari per l'arte tipografica[1]. In una delle loro case, situata nelle immediate vicinanze di Campo de' Fiori (oggi Palazzo Massimo istoriato), Sweynheym e Pannartz impiantarono un'officina tipografica che rimase attiva fino al 1475. I libri impressi a Roma mostrano una solida continuità con le scelte editoriali di Subiaco: furono replicati i titoli sublacensi e altri testi classici. Il curatore delle edizioni realizzate a Roma fu l'umanista Giovanni Andrea Bussi, bibliotecario pontificio[5]. La collaborazione durò dal 1468 al 1472. Dal 1472 Bussi si concentrò sul suo incarico di bibliotecario vaticano. Pannartz e Sweynheym lo sostituirono con Niccolò Perotti. La collaborazione, avviata alla fine del 1472, si interruppe però nella primavera dell'anno seguente[1].
Nello stesso 1473 la società con Sweynheym si sciolse. L’ultima edizione firmata congiuntamente dai due tipografi fu il Plinio il Vecchio, recante la data del 7 maggio 1473[1]. Pannartz continuò l'attività nel locale dei Massimo. Il 28 marzo 1476 comparve per l'ultima volta il suo nome nel colophon di un incunabolo[5]. La sua ultima edizione furono le Epistolae di San Girolamo, terminata nel 1479 da Georg Lauer per la morte del Pannartz a causa dell'epidemia di peste scoppiata a Roma nel gennaio del 1476.
Principali opere stampate

Con Conrad Sweynheym
- A Subiaco (1464-1467)
- Donatus pro puerulis (o Ars minor) (grammatica latina per bambini di Elio Donato) in 300 esemplari, di cui tuttavia non si conserva alcuna copia;
- De oratore di Cicerone (275 copie);
- De divinis institutionibus adversus gentes di Lattanzio del 29 ottobre 1465; (275 copie), il più antico libro stampato in Italia che riporta la data di edizione;
- De Civitate Dei di Agostino d'Ippona, datato 12 giugno 1467 (275 copie)[6]
- A Roma (1467-1473)
- Epistulae ad familiares di Cicerone (settembre/novembre 1467);
- Riproduzione di opere già impresse a Subiaco;
- Classici latini, tra cui le opere di Virgilio nel 1469 (editio princeps);
- Commento biblico di Niccolò di Lira (1471-72).
In proprio
Dal 1473 alla morte:
- Classici latini (Sallustio, Seneca, Stazio)[7];
- Rudimenta grammatices di Niccolò Perotti;
- Elegantiae linguae latinae di Lorenzo Valla.
Note
Bibliografia
Voci correlate
Altri progetti
Collegamenti esterni
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