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uno dei quattro elementi classici Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
L'aria è un elemento al quale sono state spesso attribuite le proprietà dello spirito e della purezza. La sua importanza, per numerose tradizioni di pensiero, consisteva nel permettere di respirare e quindi, consentendo la vita, nell'infondere l'anima.
Per tali sue qualità, oltre che per l'assonanza etimologica, poteva talora assumere lo stesso significato di etere (dal greco aether),[2] oppure di «aura»,[3] intesa come emanazione peculiare di luoghi o persone.[4]
«Laudato si', mi' Signore, per frate vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale a le tue creature dài sustentamento.»
L'aria, considerata sostanzialmente sinonimo di vento,[5] è il terzo dei quattro elementi fondamentali secondo le cosmogonie occidentali e le tradizioni sapienziali dell'antichità. Era comunemente ritenuta sinonimo di fantasia, immaginazione, spiritualità, oltre a possedere i seguenti attributi:[6]
In alchimia l'aria è associata al triangolo e al numero 3, in quanto mediatrice tra il fuoco e l'acqua, punto di equilibrio tra principi contrapposti e quindi simbolo di neutralità tra attivo e passivo, positivo e negativo.[7] Principio metaforico di elevazione, l'aria secondo gli alchimisti consente di dar luogo allo zolfo dei filosofi se abbinata al fuoco, oppure al mercurio se abbinata all'acqua.[8]
L'essere elementale invocato nelle trasmutazioni alchemiche in tal caso è la Silfide, che opera nel corrispettivo etereo di questo elemento: l'etere-luce, ossia la sostanza attributo del Sole, da cui anticamente secondo la tradizione antroposofica deriverebbe l'aria,[9] generatore della luminosità che crea le dimensioni triangolari della distanza e dello spazio.[10]
Il termine aria è associato del resto, nelle varie lingue indoeuropee, al vento, alla luce, al cielo,[11] e ai colori luminosi quale il giallo.[12] Come fuoco, acqua e terra, l'aria è inoltre uno dei quattro elementi in cui è suddiviso lo Zodiaco; i segni d'aria, in particolare, comprendono Gemelli, Bilancia e Acquario.
Negli arcani minori dei Tarocchi l'aria corrisponde al seme di spade.[7] Tra i quattro umori governa il sangue, e fra i temperamenti predomina nel sanguigno.[13]
Gli antichi greci utilizzavano due parole diverse col significato di "aria": aer, che indicava gli strati più bassi e oscuri dell'atmosfera; ed aether, che significava invece l'atmosfera luminosa in alto situata sopra le nuvole. Platone, ad esempio, scriveva che «Così è l'aria: vi sono le varietà più brillanti che chiamiamo etere, quelle più sporche che noi chiamiamo nebbia e tenebre, e altri tipi per i quali non abbiamo alcun nome...».[14]
I filosofi greci individuarono nell'aria uno degli archè (o origine) del cosmo, cioè una delle diverse soluzioni proposte dai presocratici per cercare di ricondurre a un'unica sostanza i mutamenti della natura. In particolare Anassimene di Mileto (586 a.C. - 528 a.C.) identificava il principio della realtà nell'ànemos, il soffio vitale. L'aria per lui è infinita, immensa e sempre in movimento; non necessita di un supporto a differenza dell'acqua, ed è essenziale per la vita. Egli inoltre ipotizzava che le trasformazioni qualitative della natura avessero origine nei processi di condensazione e rarefazione dell'aria: questa salendo diviene calda e rarefatta, fino a trasformarsi in fuoco, viceversa raffreddandosi e condensandosi diventa acqua, infine terra e roccia.
Con Empedocle di Agrigento (495 - 435 a.C.), l'aria divenne uno dei quattro elementi classici della filosofia greca, insieme alla terra, al fuoco, e all'acqua. Empedocle li chiamava "radici".
Platone (427 - 347 a.C.) accolse nella sua filosofia la dottrina dei quattro elementi di Empedocle. Nel Timeo, il suo più importante dialogo cosmologico, il solido platonico associato all'aria è l'ottaedro, che è formato da otto triangoli equilateri. Egli collocava l'aria tra il fuoco (costituito da quattro lati triangolari) e l'acqua (rappresentata da venti facce triangolari), caratteristica che Platone considerava appropriata alla sua natura, poiché l'aria gli sembrava avere una funzione intermedia per la sua mobilità, la sua nitidezza, e la sua capacità di penetrare i corpi. Secondo Platone, inoltre, i minuscoli componenti dell'aria sono così lisci che a malapena si poteva riuscire ad avvertirli.[15]
Allievo di Platone fu Aristotele (384 - 322 a.C.), il quale ha fornito una diversa spiegazione per i quattro elementi, basata su coppie complementari. Egli li dispose concentricamente intorno al centro dell'universo, a formare il mondo sublunare. Secondo Aristotele, l'aria è sia calda che umida, e fra le sfere elementali occupa un posto intermedio fra il fuoco e l'acqua. Ai suoi antipodi sta la terra. Con Aristotele l'aria viene radicalmente separata dall'etere; egli considerava l'etere una sostanza quasi divina, un elemento immutabile che si trova solo in cielo, dove contribuisce a formare le sfere celesti.[16]
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