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L'arcidiocesi di Tiro (in latino: Archidioecesis Tyrensis) è una sede soppressa e sede titolare della Chiesa cattolica. Nel Medioevo, durante l'epoca delle Crociate, fu una delle quattro arcidiocesi della Chiesa cattolica facenti capo al patriarcato di Gerusalemme dei Latini, nel regno crociato di Gerusalemme.
Tiro Sede arcivescovile titolare Archidiocesis Tyrensis Chiesa latina | |
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Mappa della diocesi civile d'Oriente (V secolo) | |
Arcivescovo titolare | vacante dal 31 maggio 1984 |
Istituita | 1294 |
Stato | Libano |
Arcidiocesi soppressa di Tiro | |
Diocesi suffraganee | Porfireone, Arca, Tolemaide, Sidone, Sarepta, Biblo, Botri, Ortosia, Arado, Antarado, Paneas, Raclea, Tripoli |
Eretta | II secolo |
Soppressa | 1294 (diocesi latina) |
Dati dall'annuario pontificio | |
Sedi titolari cattoliche | |
Tiro fu una sede metropolitana e capoluogo della provincia romana della Fenicia Prima nella diocesi civile di Oriente e nel patriarcato di Antiochia.
Tiro fu sede di una delle più antiche comunità cristiane, risalente agli albori del cristianesimo. È menzionata nei vangeli all'interno di un proverbio citato dallo stesso Gesù (Matteo 11,21[1]); secondo la testimonianza di Luca (6,17[2]), alla predicazione di Gesù erano presenti anche dei fedeli provenienti dal litorale di Tiro e di Sidone; e lo stesso Gesù si recò nella regione di Tiro e Sidone per operare dei miracoli (Marco 7,24-31[3]).
Ben presto si formò a Tiro una comunità cristiana, che venne visitata da san Paolo (Atti degli Apostoli 21,3-7[4]) nel suo ultimo viaggio verso Gerusalemme prima dell'arresto. Il Vetus Martyrologium Romanum ricorda diversi santi e martiri di Tiro: il vescovo Tiranno e altri numerosi martiri (20 febbraio), san Vulpiano (3 aprile), san Doroteo (5 giugno), il vescovo Metodio (18 settembre).
Il primo vescovo documentato di Tiro è Cassio, che, secondo la testimonianza di Eusebio di Cesarea, verso la fine del II secolo (circa 190) prese parte al concilio palestinese che discusse la questione della data della festa pasquale. Sono oltre venti i vescovi conosciuti di Tiro nel primo millennio cristiano.
Nella Notitia antiochena, attribuita al patriarca Anastasio I nella seconda metà del VI secolo, Tiro occupa il 1º posto fra le metropolie del patriarcato di Antiochia, con 13 diocesi suffraganee: Porfireone, Arca, Tolemaide, Sidone, Sarepta, Biblo, Botri, Ortosia, Arado, Antarado, Paneas, Raclea e Tripoli.[5]
Dopo il Grande Scisma tra Roma e Costantinopoli del 1054, Tiro seguì le sorti della Chiesa cristiana ortodossa, rompendo la comunione con la Santa Sede.
In epoca crociata gli eserciti occidentali conquistarono Tiro istituendo una sede di rito latino, mentre il vescovo ortodosso fuggiva a Costantinopoli. Nel 1122 Eudes fu nominato primo arcivescovo latino di Tiro, ma morì due anni dopo mentre i Crociati stavano ancora assediando la città; il suo successore, Guglielmo (William), era di origine inglese. Il più noto arcivescovo di Tiro fu lo storico Guglielmo, in carica dal 1175 al 1185.
Tiro era parte del Regno di Gerusalemme, a differenza del più settentrionale principato di Antiochia che ne era separato, e la nuova arcidiocesi, in violazione del diritto canonico antico, fu assoggettata al Patriarca latino di Gerusalemme, nacque così una controversia con il Patriarca latino di Antiochia che fu sottoposta al tribunale di papa Innocenzo II, che decise in favore del Patriarca di Gerusalemme in virtù di un decreto con il quale il suo predecessore Pasquale II aveva concesso al re Baldovino il diritto di sottoporre a Gerusalemme tutte le sedi episcopali conquistate ai musulmani. Di conseguenza, due lettere di Innocenzo II obbligarono l'arcivescovo di Tiro a sottomettersi alla giurisdizione di Gerusalemme insieme con i suoi suffraganei.
Suffraganei dell'arcivescovo di Tiro erano i sei vescovi di Tripoli, Tortosa (o Antaradus), Biblo, Beyrut, Sidone, e Ptolemais[6]. Più tardi, quando le città di Tripoli, Tortosa, e Biblo passarono al Principe d'Antiochia, anche i loro vescovi si assoggettarono al Patriarca latino di Antiochia.
Durante la dominazione crociata la comunità cristiana di Tiro crebbe e la città conobbe un periodo di rinascita economica. Nel 1187 Tiro fu l'unica città che rimase in mano ai Crociati dopo l'invasione di Saladino e ad un certo punto, quando i Crociati non riuscirono a riconquistare Gerusalemme, fu considerata la nuova capitale del Regno. Anche quando San Giovanni d'Acri divenne la nuova capitale Tiro rimase il luogo dove veniva incoronato il re, e l'arcivescovo ebbe la responsabilità di officiare e santificare l'incoronazione.
A cominciare dal Sultano Baybars nel 1254, i leader islamici dichiararono il jihād contro i Crociati e lentamente sterminarono le comunità cristiane sulla costa. Gli ultimi arcivescovi, Giovanni e Bonacourt, si dedicarono a prevenire la conquista da parte dei Mamelucchi, tentare di ottenere la libertà degli schiavi cristiani, curare i rifugiati e preparare la città al prossimo assalto.
Nel 1291 la città fu conquistata dai Mamelucchi dopo un lungo assedio, la popolazione era già stata in gran parte evacuata, ma coloro che erano rimasti furono uccisi o resi schiavi mentre cattedrali e chiese furono abbattute.
L'arcivescovo, su ordine del papa, lasciò la città l'8 ottobre 1294 e da allora quella di Tiro divenne una sede arcivescovile titolare. Poco dopo il titolo arcivescovile venne infatti unito a quello dell'arcidiocesi di Oristano per circa un secolo. Dal 1616 al 1705 la sede fu assegnata al "Cappellano ed elemosiniere maggiore di Sua Maestà" il Re di Spagna (Capellán y Limosnero Mayor de Su Majestad), che era anche patriarca delle Indie occidentali. La sede è vacante dal 31 maggio 1984.
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