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Il termine pelliccia indica la pelle esterna, detta anche mantello o più raramente vello, di alcune specie di mammiferi che si presenta fittamente coperta di peli più o meno lunghi a seconda della specie. Questa in molte specie animali può essere separata con relativa facilità dai sottostanti strati carnosi dei muscoli grazie alle particolari caratteristiche della fascia profonda e della tela sottocutanea di queste pelli.
Per il diverso uso che se ne fa si è soliti distinguere le pelli a seconda della parte del corpo dell'animale da cui provengono. Si parla allora di pelli ventrali e pelli dorsali che si differenziano per le funzioni cui assolvono in natura: mentre il pelo del dorso protegge meglio da pioggia e neve, quello ventrale, assai morbido, protegge meglio dal caldo e dal freddo.
La pelliccia di un animale presenta la caratteristica struttura dell'apparato tegumentario e dei relativi annessi cutanei comune a tutti i mammiferi. Pertanto in essa possiamo riconoscere, a seconda delle caratteristiche tissutali, tre distinti strati principali a loro volta suddivisi in più strati secondari. Gli strati principali sono:
La pelliccia presenta poi tutti gli annessi cutanei dell'apparato tegumentario tipici dei mammiferi, come le ghiandole sebacee, le ghiandole mammarie, le ghiandole sudoripare ed i peli, le cui proprietà rivestono grande importanza poiché rendono più o meno ricercata una pelliccia. I peli della pelliccia di un animale si presentano infatti molto più fitti e lunghi di quelli dell'uomo. Ne deriva che le pellicce animali hanno una dispersione di calore molto più lenta e ridotta rispetto a quella della pelle umana e sono quindi un buon mezzo per ripararsi da climi rigidi. Inoltre possono presentare, da specie a specie, diverso colore, lucentezza e morbidezza a seconda della diversa produzione da parte del bulbo pilifero di melanina e sebo. Sono proprio queste le principali caratteristiche della pelliccia che sono in grado di attirare l'attenzione dell'uomo e che quindi fungono da parametri per il giudizio della bellezza di una pelliccia.
La lavorazione della pelliccia consiste in tutta una serie di procedimenti, solitamente svolti ancora con metodi artigianali, volti a rimuovere la pelliccia dell'animale e trattarla con processi chimici con lo scopo di impedirne la putrefazione. La pelle quindi, pronta per la vendita, viene successivamente lavorata e cucita dalle case d'abbigliamento per produrre la pelliccia finita.
In Italia l'abbattimento è regolamentato dal Decreto Legislativo n.333 del 1º settembre 1998 di Attuazione della direttiva 93/119/CE relativa alla protezione degli animali durante la macellazione o l'abbattimento.
I metodi più usati per l'abbattimento possono distinguersi per la causa di morte. Si considerano quindi:
I metodi sopra elencati valgono per gli animali di allevamento, da cui provengono la maggior parte delle pellicce prodotte in Italia e nell'UE. Nel caso delle pellicce provenienti invece da animali selvatici, questi devono ovviamente essere cacciati. A tale scopo vengono usate trappole per gli animali di più piccole dimensioni o le armi da fuoco per quelli di maggiori dimensioni.
Menzione a parte merita lo scuoiamento. Questa pratica, considerata crudele e ampiamente condannata dalle associazioni ambientaliste, prevede la rimozione della pelliccia dall'animale mentre questi è ancora in vita. L'animale, catturato nel suo habitat, viene scuoiato sul posto e poi abbandonato ad un lento ed atroce dissanguamento. Lo scuoiamento viene praticato in Canada sui cuccioli di foca, il cui manto è particolarmente pregiato e ricercato, e su alcune specie di lontra.
La pelliccia animale, come ogni prodotto biologico, è soggetta alla putrefazione ed altri fenomeni decompositivi operati per via enzimatica da microorganismi saprofiti. Ne consegue che, per poter essere utilizzata nell'abbigliamento, la pelliccia deve essere ulteriormente lavorata per essere resa imputrescibile.
La prima lavorazione prevede preliminarmente la rimozione della tela sottocutanea, in particolare del pannicolo adiposo e del muscolo pellicciaio. Il pannicolo adiposo deve essere rimosso perché, essendo costituito prevalentemente da lipidi, non può essere reso imputrescibile. Il muscolo pellicciaio invece deve essere rimosso perché la sua contrazione post-mortem renderebbe inutilizzabile la pelliccia. È inoltre necessario rimuoverlo per raggiungere il sovrastante pannicolo adiposo. Ciò che rimane, ossia il derma e l'epidermide, risulta costituito prevalentemente da proteine e subisce la concia. Questo è un processo di lavorazione della pelliccia che prevede una serie di bagni in misture di particolari reagenti chimici capaci di legare le proteine e di impedirne la digestione per via enzimatica.
I bagni sono poi seguiti dalla fase di essiccazione, che riduce il contenuto di acqua nella pelliccia. Questa fase della lavorazione della pelliccia è molto importante dal momento che il contenuto di acqua della pelliccia influenza da un lato la morbidezza e la lucentezza del pelo e dall'altro favorisce lo sviluppo di microorganismi al suo interno. Ne consegue la necessità di trovare un equilibrio tra la conservazione della pelliccia e quella del suo valore. Il problema può essere aggirato sostituendo l'acqua nella pelliccia completamente essiccata con particolari oli di origine sintetica che non irrancidiscono e mantengono, se non aumentano, la lucentezza e la morbidezza della pelliccia. Tuttavia questo procedimento, meno costoso e spesso fatto in maniera completamente automatizzata, abbassa solitamente il valore della pelliccia che al tatto risulta oleosa. In ambito artigianale si procede invece ad una lenta e graduale essiccazione adiuvata dall'unzione della pelliccia con piccole quantità di oli o grassi di origine vegetale che mirano a trattenere il minimo di acqua necessaria a mantenere inalterate le caratteristiche del pelo della pelliccia.
Le dimensioni della pelle di un animale non sono solitamente sufficienti alla produzione di un'unica pelliccia. Inoltre il mantello di uno stesso animale può presentare diverse caratteristiche a seconda che si parli di pelliccia ventrale o dorsale. Ne consegue che per produrre un'unica pelliccia è necessario utilizzare il mantello di più di un esemplare. Qui di seguito si riporta l'estensione media in cm² della pelliccia dell'animale ed il numero medio di esemplari necessario a produrre una sola pelliccia della superficie di 2,5 m² (25000 cm²). Va notato che, per animali la cui pelliccia ventrale ha un colore diverso rispetto a quella dorsale, è necessario utilizzare un numero maggiore, anche doppio, di esemplari rispetto ad animali della stessa taglia la cui pelliccia ventrale è dello stesso colore di quella dorsale.
Specie | cm² | Numero di esemplari | Note | |
---|---|---|---|---|
Ondatra | 600 | 46 | Normalmente, si conciano separatamente il ventre e la schiena | |
Cinchillà | 420 | 64 | ||
Scoiattolo | 350 | 80 | Si separano il ventre e la schiena | |
Volpe rossa | 2 520 | 10 | ||
Coniglio | 700 | 38 | ||
Lince | 3 150 | 9 | Normalmente, si separano le pelli del ventre, più pregiate da quelle della schiena | |
Visone femmina | 1 000 | 28 | ||
Visone maschio | 1 350 | 20 | ||
Castorino | 900 | 30 | ||
Opossum | 880 | 32 | ||
Zibellino | 450 | 58 |
Lo sviluppo da parte dell'uomo di tecniche come la concia, che prevedono l'essiccazione, la conservazione del pelo e l'irrobustimento della pelliccia dell'animale scuoiato, ne ha permesso l'uso nel campo dell'artigianato e dell'abbigliamento. Per estensione si definiscono quindi pellicce anche gli indumenti confezionati a partire dalle pellicce animali. In seguito all'invenzione della tessitura, che prevede l'uso di materiali più facilmente reperibili e meno costosi, come il cotone o le fibre sintetiche, l'uso di pellicce nel campo dell'abbigliamento si è notevolmente ridotto, rimanendo relegato al solo campo dell'alta moda, che valuta la qualità e preziosità di una pelliccia dal tipo di animale, dalla morbidezza, dalla lucentezza e dalla lavorabilità delle pelli.
L'allevamento di animali da pelliccia è da lungo tempo apertamente osteggiato dai movimenti animalisti. Imponenti campagne di informazione contro questa pratica sono state condotte in gran parte del mondo, soprattutto fra gli anni ottanta e anni novanta. Al loro apice, tali campagne hanno avuto effetti anche notevoli nel ridurre il volume d'affari del mercato delle pellicce. In Europa e soprattutto in Italia l'atteggiamento dei consumatori nei confronti di tale prodotto si sta avviando sensibilmente verso un forte calo d'interesse, come confermato anche dai dati sulle preferenze italiane. Da dati Eurispes risalenti al Report sull'Italia 2014, più dell'85,5% della popolazione si dichiara contro l'allevamento di animali da pelliccia;[1] tuttavia contemporaneamente si sta assistendo a uno spostamento di una parte significativa della produzione verso il Sud-Est Asiatico e in particolare la Cina, dove le regolamentazioni in materia di tutela degli animali ed in particolare animali da pelliccia sono fortemente limitate se non del tutto assenti de facto, seppur presenti de iure. Organizzazioni animaliste come Fur Free Alliance[2], People for the Ethical Treatment of Animals[3][4], Swiss Animal Protection[5], Lega Anti Vivisezione[6][7], Organizzazione internazionale protezione animali[8] e Animal Equality[9] hanno intrapreso una decisa campagna contro i modi estremamente crudeli con i quali sono trattati gli animali da pelliccia negli allevamenti cinesi, diffondendo anche documentazione video presso i principali media. Non si devono dimenticare le campagne di protesta fatte dall'Animal Liberation Front che in tutto il mondo agisce per la tutela dei diritti degli animali liberando animali destinati a diventare pellicce o ad essere vivisezionati.
In Italia, la legge di bilancio 2022 ha vietato "l'allevamento, la riproduzione in cattività,la cattura e l'uccisione di visoni (Mustela vison o Neovison vison), di volpi (Vulpes vulpes, Vulpes Lagopus o Alopex Lagopus), di cani procione (Nyctereutes procyonoides), di cincilla (Chinchilla laniger) e di animali di qualsiasi specie per la finalità di ricavarne pelliccia".[10]
La caccia intensiva, operata da molte società d'abbigliamento, degli animali dalla pelliccia più pregiata, parallelamente a quanto fatto da molte altre società le cui attività sono basate sullo sfruttamento delle riserve faunistiche mondiali, ha spinto molti governi a tutelare tali riserve nel timore del loro esaurimento e delle catastrofiche conseguenze. Ne consegue che in diverse nazioni sono stati adottati vari protocolli in difesa delle specie più minacciate atti a ridurre o proibire la caccia di esemplari di animali per i quali esiste un rischio di estinzione. Tra questi riveste grande importanza la Convenzione sul commercio internazionale delle specie minacciate di estinzione, parte attiva dell'ONU nella difesa dell'ambiente, che definisce l'elenco delle specie a rischio e ne proibisce la caccia e lo sfruttamento ai fini commerciali.
Si parla di pelliccia ecologica in riferimento a pellicce da abbigliamento non prodotte a partire da pellicce animali ma con l'utilizzo di fibre tessili di diversa origine come il cotone, la viscosa o le fibre sintetiche (acrilico e modacrilico).
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