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politico e magistrato italiano (1958-) Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
Alfredo Mantovano (Lecce, 14 gennaio 1958) è un politico e magistrato italiano, sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei ministri - Segretario del Consiglio dei ministri dal 23 ottobre 2022 nel governo Meloni. Dal 24 novembre 2022 è Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica.
Nato il 14 gennaio 1958 a Lecce, si laurea in giurisprudenza all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza" nel 1981, con una tesi sui "Problemi di legittimità costituzionale della legge 22 maggio 1978, n. 194" di cui è stato relatore il professor Manlio Mazziotti di Celso, e che tratta della costituzionalità della legge italiana sull'aborto.
Giornalista pubblicista dal 1984, collabora col settimanale Tempi e con svariati quotidiani, della carta stampata e online.
Nel 1983 entra in magistratura, dove dal 1985 al 1987 svolge le funzioni di pretore presso il Tribunale di Ginosa (comune che nel 2023 gli conferirà la cittadinanza onoraria); dal 1988 al 1996 è giudice penale al Tribunale di Lecce; nel 1995 diventa capo dell'ufficio legislativo del Ministero delle risorse agricole, alimentari e forestali.
Da maggio 2013 è consigliere alla IV sezione penale della Corte di appello di Roma, dove si occupa – fra l'altro – di misure di prevenzione e di diritto penale europeo e internazionale e coordina l'ufficio delle rogatorie internazionali. Da ottobre 2018 è consigliere di sezione penale alla Corte di Cassazione [5], fino a ottobre 2022.
Dal 2015 al 2022 è stato presidente della sezione italiana della fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre, che si occupa di persecuzioni religiose. Dal 2015 è vicepresidente del Centro studi Rosario Livatino, costituito da magistrati, avvocati, notai e docenti di materie giuridiche, di approfondimento delle tematiche che fanno riferimento alla vita, alla famiglia, alla libertà religiosa e al ruolo della giurisdizione. Dal 2018 è direttore responsabile di L-Jus, la rivista semestrale online del Centro studi Livatino. Ha rassegnato le dimissioni da entrambe le associazioni al momento del conferimento dell’attuale incarico di governo.
Alle elezioni politiche del 1996 Mantovano si candida alla Camera dei deputati nel collegio maggioritario di Squinzano, sostenuto dalla coalizione di centro-destra Polo per le Libertà in quota Alleanza Nazionale (AN), dove viene eletto deputato con il 50,76% dei voti contro il candidato de L'Ulivo Giuseppe Taurino (46,98%). Nel corso della XIII legislatura, oltre ad aderire al gruppo parlamentare di AN, è stato componente della 2ª Commissione Giustizia, della Commissione parlamentare antimafia e della Giunta delle elezioni.[6]
Nel 1997 si iscrive ufficialmente al partito di AN. In quegli anni vengono approvate diverse sue proposte di legge in materia di semplificazione dei "rientri" dai protesti, di magistrati nelle zone a rischio, di risarcimento dei danni in favore delle vittime della mafia, di protezione e tutela dei testimoni di giustizia. Inoltre è relatore della riforma dell'articolo 513 del Codice di procedura penale, riguardo il contraddittorio nel processo, e della riforma del diritto societario. Contribuisce all'approvazione della riforma del sistema di risarcimento per le vittime del racket e dell'usura, con una serie di emendamenti accolti. In qualità di componente della Commissione parlamentare antimafia, coordina, dal 1997 al 1999, il primo comitato, che si occupa delle misure di contrasto al racket, all'usura, al riciclaggio, nonché delle connessioni tra criminalità organizzata e appalti. Con tale qualifica, fa approvare dalla Commissione parlamentare antimafia un documento sulla gestione dei testimoni di giustizia e un alto sulle infiltrazioni di tipo mafioso nei cantieri navali di Palermo. Da giugno 2000 alla fine della legislatura coordina il comitato sul contrabbando e, in tale veste, su questo tema conduce una terza indagine, conclusa con una relazione approvata dalla Commissione parlamentare antimafia.
Alle elezioni politiche del 2001, si candida per la Casa delle Libertà al collegio di Gallipoli, non riuscendo tuttavia a vincerlo contro Massimo D'Alema, ma venendo comunque eletto nella quota proporzionale della Circoscrizione Puglia. Nella XIV legislatura (2001-2006), ricopre l'incarico di sottosegretario al Ministero dell'interno nel Governo Berlusconi II, con delega alla pubblica sicurezza, alla presidenza della Commissione sui programmi di protezione per collaboratori e testimoni di giustizia, al commissario antiracket e antiusura, al commissario sulle vittime della mafia. Segue la preparazione e l'approvazione delle leggi sull'immigrazione, sul contrasto al terrorismo, sulla violenza sportiva, sulle vittime del terrorismo, sulla droga e sull'ordinamento della Polizia di Stato. Fino al 2005 è coordinatore regionale per la Puglia di AN.[7]
Nelle elezioni politiche del 2006, si candida al Senato nella lista di Alleanza Nazionale nella Circoscrizione Puglia e viene eletto. All'opposizione nella XV legislatura, ha fatto parte della commissione Affari Costituzionali di Palazzo Madama e del Comitato parlamentare di controllo sui servizi segreti, poi confluito nel Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Primo firmatario di mozioni, interpellanze e interrogazioni, ha fatto sette proposte di legge, tra cui quelle sull'istituzione di una procura antiterrorismo e del riordino delle forze di polizia italiane.
Rieletto deputato nel 2008 (XVI legislatura) per il Popolo delle Libertà nella Circoscrizione Puglia della Camera, è nuovamente sottosegretario all'Interno nel Governo Berlusconi IV, con delega alla pubblica sicurezza, alla presidenza della Commissione sui programmi di protezione per collaboratori e testimoni di giustizia, al Commissario antiracket e antiusura, al Commissario sulle vittime della mafia e al Commissario sulle persone scomparse. Segue la preparazione e l'approvazione delle varie leggi che rientrano nel Pacchetto sicurezza, con nuove norme in tema di contrasto alle mafie, di prevenzione dell'immigrazione clandestina e di sicurezza urbana. Contribuisce all'azione in aree a rischio nota come Modello Caserta e coordina i lavori del comitato per l'Islam italiano. Dirige interventi su territori complessi, come quello della città di Prato. Compone l'unità di crisi al momento dell'emergenza immigrazione nel 2011. Nel marzo 2011 aveva presentato le dimissioni da sottosegretario, a causa della decisione di Berlusconi di trasferire gli immigrati da Lampedusa a Manduria [8], poi ritirate. Nel 2011 aderisce alla corrente interna, guidata da Gianni Alemanno, "Nuova Italia" [9]. Dalla cessazione dell'incarico di governo nel novembre 2011, è entrato a far parte della Commissione Bilancio della Camera dei Deputati.
Nel dicembre 2012 Mantovano, insieme ad altri parlamentari del PdL, vota la fiducia al governo di Mario Monti, a cui Berlusconi aveva invece tolto il sostegno[10].
Alla scadenza della legislatura, decide di non candidarsi alle elezioni politiche del 2013, e rientra in ruolo nella Magistratura.[11] Dal 2018 al 2022 è stato Consigliere della 2ª sezione penale della Corte di Cassazione. Dal febbraio 2015 sino al rientro al Governo è stato presidente della sezione italiana della fondazione Aiuto alla chiesa che soffre, un ente di diritto pontificio.
Ritorna in politica il 23 ottobre 2022 quando, nel primo Consiglio dei ministri presieduto da Giorgia Meloni, viene nominato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio e Segretario del Consiglio dei Ministri.
Il 24 novembre 2022 diviene Autorità delegata per la sicurezza della Repubblica con delega anche alla cybersicurezza e al Dipartimento antidroga della Presidenza del Consiglio.[12]
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