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Accidia
avversione ad agire, mista a indifferenza e noia / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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L'accidia, o acedia, è l'avversione ad agire, mista a noia, indifferenza e pigrizia. L'etimologia classica fa derivare il termine dal greco ἀ (alfa privativo = senza) + κῆδος (= cura),[1] sinonimo di indolenza.[2], per il tramite del latino volgare acedia[1]
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Nell'antica Grecia il termine acedia (ἀκηδία) indicava, letteralmente, lo stato inerte della mancanza di dolore e cura[1], l'indifferenza e quindi la tristezza e la malinconia[1]. Il termine fu ripreso nel Medioevo, quale concetto della teologia morale, a indicare il torpore malinconico e l'inerzia che prendeva coloro che erano dediti a vita contemplativa[1][3]. Tommaso d'Aquino la definiva come il «rattristarsi del bene divino», in grado di indurre inerzia nell'agire il bene divino[3][4].
Il senso del termine è in stretto rapporto con quello della noia, con la quale l'accidia condivide una medesima condizione originaria determinata dalla vita contemplativa: entrambe nascono da uno stato di soddisfazione e non, si badi bene, di bisogno[3].
Il significato del termine accidia è oggi vago, ma resta fortemente connotato, nelle culture cristiane, di implicazioni moralistiche e negative. Nel cattolicesimo l'accidia è uno dei sette vizi capitali ed è costituito dall'indolenza nel perseguire i beni spirituali.[5]