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tipo di architettura dei computer Da Wikipedia, l'enciclopedia libera
8 bit, in informatica, indica che in una data architettura il formato standard di una variabile semplice (intero, puntatore, handle ecc.) è di 8 bit di lunghezza. Generalmente questo riflette la dimensione dei registri interni della CPU usata per quell'architettura.
Il termine "8 bit" può essere usato per descrivere la dimensione di:
Si definiscono comunemente a 8 bit anche i computer, commercializzati in passato, in cui il microprocessore installato è a 8 bit, e per lo stesso motivo anche le console di seconda e terza generazione.
La Intel iniziò a produrre microprocessori commerciali a 4 bit nel 1970 (l'ormai famoso primo modello si chiamava Intel 4004 ed era quasi un esperimento).
Con il progredire delle tecnologie costruttive e vista l'incapacità di soddisfare le esigenze medie richieste dai possessori di Personal Computer giunse ben presto il momento in cui la Intel constatò che un processore a 4 bit non era sufficiente ad eseguire i vari programmi commerciali in tempi ragionevoli. La Intel iniziò a produrre processori 8 bit, e tutti i maggiori concorrenti della Intel si lanciarono sul mercato proponendo direttamente processori a 8 bit.
Ciò, combinato con le limitate potenzialità e le restrizioni di memoria di processori a 4 bit, indicò la fine di molti programmi commerciali a 4 bit.
I processori vengono classificati in base al numero di bit che possono spostare in una sola operazione. Un processore a 8 bit può operare con 8 bit in una sola operazione. Un processore a 16 bit può lavorare con 16 bit a operazione. 8 bit possono codificare 256 possibili valori.
I computer con processore a 8 bit furono molto comuni soprattutto negli anni '80, quando ci fu la grande diffusione degli home computer. Il Commodore 64 (basato sul MOS 6510), il singolo modello di computer più venduto della storia, raggiunse i 13 milioni di esemplari solo in quel decennio. Vennero gradualmente soppiantati dai più potenti computer a 16 bit, ma nonostante questi esistessero già da diversi anni, gli 8 bit continuarono a essere venduti come prodotti di fascia bassa anche nei primi anni '90. Di seguito le tappe più rilevanti nella storia dei personal computer a 8 bit:[1]
Con questo termina la storia più notevole degli 8 bit, ma la produzione della linea Amstrad PCW, ancora basata sullo Zilog Z80, continuò fino al 1998.[1]
Quanto sopra si riferisce all'Occidente, mentre in Giappone, altro polo mondiale dell'elettronica, lo scenario era molto differente. Ad esempio il Commodore 64, che spopolò in Europa e America, fu prodotto anche in versione giapponese, oltre al modello depotenziato MAX Machine, ma fu decisamente un insuccesso.[2] Il mercato giapponese apparteneva ai computer prodotti in Giappone. Si iniziò a metà anni '70 con microcomputer basati sull'Intel 8080 o compatibili: la serie SMP 80/X della Sord (1974) e il TK-80 della NEC (1976). Seguirono similmente Toshiba, Hitachi, Fujitsu, Sharp, Seikosha. A fine anni '70 uscirono Hitachi Basic Master MB-6880, NEC PC-8000 e Sharp MZ, che vennero soprannominati i primi "grandi tre" della generazione 8 bit.[3] Nel 1981-1982 fu lanciata un'altra "trinità" di successi che infine dominarono il mercato a 8 bit: NEC PC-8801, Sharp X1 e Fujitsu FM-7, in particolare il PC-8801 divenne il più diffuso. Nel 1983 fu lanciato lo standard MSX, l'unico che permetteva macchine compatibili, e le altre aziende giapponesi si dedicarono perlopiù a produrre computer di questo standard, che nel complesso si assestò al quarto posto in patria. Ci furono anche altri modelli di minor successo come Sord M5, Tomy Pyūta e Casio PV-2000. Le macchine occidentali rimasero sostanzialmente escluse dal Giappone, principalmente a causa della forte dominanza delle aziende locali e a causa della difficoltà di adattamento della lingua giapponese sui computer dell'epoca. Viceversa aziende giapponesi, come NEC e Sharp, tentarono di commercializzare proprie macchine in Occidente, ma le vendite furono scarse; solo l'MSX riuscì ad affermarsi in Europa e Sudamerica. Anche in Giappone, alla fine degli anni '80 gli 8 bit cedettero il passo alle macchine a 16 bit, anch'esse sempre di modelli giapponesi.[4]
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