Stilicone
militare e politico romano-vandalico / Da Wikipedia, l'enciclopedia encyclopedia
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Flavio Stilicone (latino: Flavius Stilicho, greco: Φλάβιος Στιλίχων; 359 circa – Ravenna, 22 o 23 agosto 408[1]) fu un patrizio e console dell'Impero romano d'Occidente e magister militum dell'esercito romano di origine vandala.
Stilicone | |
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Console dell'Impero romano d'Occidente | |
Stilicone, come raffigurato su una valva dell'omonimo dittico (395) | |
Nome originale | Flavius Stilicho |
Titoli | Patricius |
Nascita | 359 circa |
Morte | 22 o 23 agosto 408[1] Ravenna |
Consorte | Serena |
Consolato | 400 405 |
Flavius Stilicho | |
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Sarcofago di Stilicone nella basilica di Sant'Ambrogio | |
Nascita | 359 circa |
Morte | Ravenna, 22 o 23 agosto 408[1] |
Cause della morte | decapitazione |
Etnia | vandalica |
Religione | Arianesimo |
Dati militari | |
Paese servito | Impero romano d'Occidente |
Forza armata | Esercito romano |
Grado | Magister utriusque militiae |
Guerre | Guerra gotica |
Battaglie | Battaglia del Frigido, Battaglia di Pollenzo, Battaglia di Verona, Battaglia di Fiesole |
Comandante di | Esercito romano |
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De facto esercitò la reggenza della parte occidentale dell'impero romano dalla morte di Teodosio I, sotto l'impero del giovane figlio di Teodosio I, Onorio, senza riuscire a imporre la sua autorità anche all'Impero romano d'Oriente.
Condusse numerose campagne militari contro i Barbari e combatté contro l'usurpatore Gildone in Africa. Respinse i Visigoti di Alarico e sconfisse gli Ostrogoti di Radagaiso. Tuttavia, per proteggere l'Italia lasciò le frontiere del Reno sguarnite, tanto da non riuscire ad arrestare l'invasione delle armate vandale e alane. Infine, non riuscì a reprimere l'usurpazione di Costantino III in Gallia e in Britannia.
Durante la sua reggenza, Stilicone condusse una politica in continuità con quella di Teodosio I: integrazione dei Barbari nell'esercito e nella società e, nel campo religioso, promozione del cristianesimo niceno e opposizione al paganesimo e alle eresie ariane e donatiste, attirandosi così l'ostilità delle élite romane.