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August Wilhelm von Schlegel

scrittore, traduttore e critico letterario tedesco Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito

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August Wilhelm von Schlegel (1767 – 1845), scrittore, traduttore e critico letterario tedesco.

Citazioni di August Wilhelm von Schlegel

  • È bello ciò che è insieme eccitante e sublime. (da Frammenti)
  • Credo che siamo vicini a creare la vera arte della traduzione poetica, questa gloria era riservata ai tedeschi.[1]
  • I Greci vedevano l'ideale della natura umana nella felice proporzione delle facoltà e nel loro armonico accordo. I moderni, all'incontro, hanno il profondo sentimento d'un'interna disunione, d'una doppia natura nell'uomo, che rende questo ideale impossibile a effettuarsi: la loro poesia aspira di continuo a conciliare, ad unire intimamente i due mondi fra i quali ci sentiamo divisi, quello dei sensi e quello dell'anima: ella si compiace tanto di santificare le impressioni sensuali con l'idea del misterioso vincolo che le congiugne a' sentimenti più elevati, quanto di manifestare a' sensi i movimenti più inesplicabili del nostro cuore, e le sue più vaghe percezioni. In una parola essa dà anima alle sensazioni, corpo al pensiero. Non è dunque meraviglia che i Greci ne abbiano lasciato in tutti i generi de' modelli più finiti. Essi miravano ad una perfezione determinata, e trovavano la soluzione del problema che s'avevano proposto: i moderni, a rincontro, il cui pensiero si slancia verso l'infinito, non possono mai compiutamente soddisfare sé stessi; e rimane alle loro opere più sublimi un non so che d'imperfetto che l'espone al pericolo d'esser male apprezzate.[2]
  • La nostra lingua è rigida, tanto più noi siamo flessibili, è dura e grezza, perciò facciamo di tutto per cercare il beneficio di di suoni più miti e piacevoli.[1]
  • La poesia degli antichi era quella del possesso, la poesia dei moderni è quella dello struggimento. (citato in Corriere della sera, 24 dicembre 1995)
  • Un ortodosso critico del gusto crede di dir gran cosa quando dice che la Divina Commedia, il Giudizio universale e il Macbeth sono opere prive di gusto: e con ciò non dice altro se non che egli non comprende queste opere, perché oltrepassano l'orizzonte delle regole e convenzioni da lui apprese (citato in Benedetto Croce, La poesia di Dante, Laterza, Bari, 1921, p. 183)
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Corso di letteratura drammatica

  • Il re Giovanni è il prologo, come l' Enrico VIII è l'epilogo degli otto drammi nazionali che succedendonsi l'uno all'altro, e formano, per così dire, la grande epopea della nazione britannica. Nel re Giovanni si cominciano a trattare tutti i soggetti politici e patrii che si svolgono poi così ampiamente; e vi si veggono guerre e negoziati colla Francia, una usurpazione e la tirannide che necessariamente ne deriva, l'influenza del clero e i litigi dei Grandi. È probabile che Shakespeare componesse questo dramma e l' Enrico VIII dopo tutti gli altri, ed abbia ciò fatto per meglio rannodarli insieme.
  • Gli avvenimenti politici militari sono presentati nel re Giovanni con tanta maggior pompa, quanta minore è la grandezza che in essi si riscontra. La doppiezza e l'avidità de' principi sono espresse in istile diplomatico, Il bastardo Faulconbridge è il vero interprete di questo genere di linguaggio.
  • La tenera vittima di una sfrenata ambizione, l'amabile Arturo, eccita profondissimo interesse. La pietà ch'egli inspira diverrebbe anzi troppo tormentosa nella scena ove Uberto si prepara a privarlo della vista con un ferro rovente, se l'incanto delle parole di quel garzone che commuove fino Uberto non si diffondesse sopra gli affetti che vengono in noi destati.
  • Shakespeare ne dipinge nel Riccardo II un'anima nobile che aveva incominciato ad abbandonarsi agli errori di una gioventù sfrenata, ma che viene detersa dalle sciagure, ed è adorna anche in questa vita di uno splendido immortale.
  • La serie degli avvenimenti politici, che cagionano la degradazione di Riccardo, è dipinta con meravigliosa cognizione del mondo. Vedesi la marea del favore che ritirandosi dall'una parte, e impetuosamente rivolgendosi all'altra, seco trascina tutto ciò che le pone ostacolo. Parimente si vede Bolingbroke che già impera qual re, e che è trattato come tale dai suoi fautori, mentre vuol far credere ancora di non esser giunto fuorché per sostenere, armata mano, il suo diritto d'eredità, e riformare gli abusi.
  • Il contrasto di due giovani eroi, il principe Enrico e Percy, detto Hotspur, sparge gran splendore sulle scene della prima parte dell'Enrico IV. Tutte le amabili e seducenti qualità son date, a dir il vero, al principe di Galles; egli mescola alle triste brigate, senza poterne mai far parte, e tutto ciò che è ignobile gli si appressa senza lederlo. Le sue più folli stravaganze non sembrano che celie del suo spirito attivo, ritenuto suo malgrado nell'ozio.
  • Nella seconda parte dell'Enrico IV, Shakespeare impiega maggior arte a fine di supplire alla mancanza di materia, quanto ch'egli non vuole mai adornare arbitrariamente l'istoria più di quello che riechiegga la forma drammatica.
  • Falstaff è il carattere più comico che abbia creato la fertile immaginazione di Shakespeare. Egli introdusse quel personaggio in tre de' suoi drammi, e lo presentò sotto aspetti sempre nuovi, senza mai esaurirne l'effetto.
  • Falstaff è un tristo, ma il più gradito e più lepido uomo che sia mai vissuto.
  • Il re Enrico V è manifestatamente l'eroe prediletto di Shakespeare: ei lo adorna di tutte le virtù dei re e dei cavalieri; lo mostra prode, sincero, cortese, e, in mezzo alle sue luminose geste, sempre inchinato a quella innocente malizia che rammenta la sua gioventù. Non era facile il mettere sulla scena l'istoria della vita di questo principe dopo ch'egli ascese al trono.
  • Con tutto il desiderio che ebbe Shakespeare di far risaltare la gloria delle conquiste d'Enrico V, non lasciò di svelare, secondo il suo modo, i segreti motivi dell'impresa di quel re. Enrico aveva bosogno d'una guerra esteriore per francheggiarsi in trono.

[Wilhelm August von Schlegel, Corso di letteratura drammatica; citato in William Shakespeare, Teatro Completo, traduzione di Carlo Rusconi, UTET, Torino 1923]

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Citazioni su August Wilhelm von Schlegel

  • Augusto Guglielmo Schlegel dichiarò nelle sue lezioni di letteratura drammatica, i caratteri e le tendenze del romanticismo. Egli affermò che il cristianesimo, avendo dato un nuovo indirizzo alla civiltà europea, è naturalmente la base d'una letteratura che rispecchi questo nuovo indirizzo; soggiunse che, dopo il cristianesimo, il fiero carattere de' conquistatori del settentrione avendo determinato una disposizione più severa e profonda, se bene men luminosa, nella coscienza umana, diventa il necessario puntello dell'arte romantica, che, per questa ragione, piglia con le leggende e le favole della mitologia nordica, un aspetto cavalleresco molto diverso dall'aspetto tranquillo che la mitologia greca diede all'arte pagana; dimostrò come, nessun popolo avendo il diritto d'uniformare al proprio il gusto degli altri popoli, alla cultura universale debba infallibilmente informarsi l'arte moderna; e distinse con molto acume l'intima natura del classicismo e del romanticismo. (Giovanni Alfredo Cesareo)

Note

  1. 1 2 Dalla rivista Athenaeum, all'amico Ludwig Tieck traduttore del Don Chisciotte; citato in La nascita del concetto moderno di traduzione, a cura di Gabriella Catalano e Fabio Scotto, Armando Editore, Roma 2001.
  2. Da Corso di letteratura drammatica, traduzione Gherardini, Napoli, 18592; citato Giovanni Alfredo Cesareo, Saggi di critica, A. Gustavo Morelli Editore, Ancona, 1884, Letteratura moderna, pp. 90-91.
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