pilota automobilistico italiano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Vincenzo Sospiri (1966 – vivente), ex pilota automobilistico italiano.
Intervista di Alfredo Giacobbe, ultimouomo.com, 23 gennaio 2024.
Ero molto a mio agio sui kart. Era una macchina costruita intorno al mio corpo. Era un modo di esprimere la velocità che avevo dentro. Non so spiegartelo in un altro modo. Non so come si faceva, a me veniva naturale. Ogni tanto sento storie da altri piloti che mi indicano: «Quello lì una volta mi ha superato su due ruote, una mano sul volante e una sul carburatore», ma io neanche me lo ricordo. [«Mi stai dicendo che c'è molto istinto nella guida del kart?»] Sì assolutamente. Il kart è il primo amore, è puro istinto. Non c'è molto da pianificare, è vero che se giri tanto impari sempre qualcosa, ma alla fine è dentro di te che hai qualcosa di diverso. O ce l'hai o non ce l'hai.
Puoi essere talentuoso quanto ti pare, ma senza budget non ce la fai. Vale anche adesso: ci sono piloti, magari senza un gran talento, ma con così tanti soldi che riescono a pagarsi il materiale migliore, i test in pista, il tempo al simulatore... Alla fine non dico che eguagliano i tuoi tempi, ma ti vengono molto, molto vicino.
[«Che tipo era Briatore?»] Per lui era un mestiere, non aveva passione per le macchine da corsa. Aveva un gran pelo sullo stomaco, per carità, e ha fatto del suo lavoro una fortuna... però quando sento dire che è stato uno scopritore di talenti mi scappa da ridere. Ha avuto la fortuna di avere grandi piloti tra le mani, ma poi: Schumacher se l'è fatto scappare; Alonso idem; poteva tenere Robert Kubica, che era il fenomeno del programma giovani della Renault, e invece l'ha mandato via. Lasciando perdere me...
[Sulla Lola T97/30, «la mia sensazione è che ci fosse davvero poca prestazione da tirar fuori dalla macchina»] Purtroppo sì, non c'era stato tempo di svilupparla. Dopo che è stata costruita, siamo andati a fare un test a Silverstone in due giornate. In una delle due non girai per problemi al cambio, in totale feci sedici giri. Il mio compagno di squadra [Ricardo Rosset, 33 GP in F1, ndr] fece una settantina di giri in tutto, mi disse che la macchina non era male, ma poi in Australia non andò bene. Era una monoposto che mancava di tutto: non aveva grip meccanico, non aveva carico aerodinamico, aveva un motore poco potente di vecchia generazione. Poi ci fu la questione dei calcoli sbagliati nei budget. In Brasile, tre settimane dopo, la squadra ha chiuso.
Michael [Schumacher] per me è stato un amico e mi ci sono trovato bene. Però era una persona molto dedicata al suo lavoro, alla sua professione, concedeva poco al resto. E poi aveva bisogno di un po' di privacy per quanto riguardava la sua vita personale, questo non sempre veniva capito. L'unica persona che è riuscito ad abbinare l'essere uomo e l'essere pilota per me è stato Ayrton Senna e io l'ho ammirato moltissimo. Senna era un fenomeno sulla macchina, numero uno in assoluto, ed era anche molto bravo fuori dalla macchina, nel parlare, nel contatto con le persone. Ho conosciuto bene Ayrton perché anche lui veniva dalla scuola dei kart. È stato unico. Anche adesso ci sono ragazzi molto bravi come uomini, e altri invece molto bravi come piloti, ma la combinazione delle due cose è difficile da trovare. Anche Michael ci è arrivato, ma aveva il suo modo di esprimersi, non era latino come Senna.
Senna è stato un grandissimo fenomeno, ma aveva anche un grosso aiuto economico, aveva la sua famiglia alle spalle. Schumacher era come me, come Hamilton. Noi non avevamo questa sicurezza. Non potevamo sbagliare niente, dovevamo dare sempre il massimo, restare concentrati al 200%. Perché se fosse andato storto qualcosa non saremmo mai arrivati. È tutto un altro tipo di pressione.