[«È vero che consideri il lavoro dell'attrice come una necessità?»] [ride, ndr] Io ho proprio l'urgenza, il bisogno di fare questo lavoro. Lo amo profondamente, è una fede.[1]
Io amo il mio Paese, però siamo molto indietro. Non parlo solo dello spettacolo, ma penso alla ricerca, alla scuola. Noi siamo i terroni d'Europa.[2]
Per un attore il successo è importante, è la fama che può essere pericolosa. Ma il pubblico va sempre rispettato, è il grande assente sul set ma la presenza più importante per uno che fa il mio mestiere.[3]
Su Marco Travaglio si sono dette e si dicono tante cose, ma penso sia una persona che si deve ascoltare.[4]
Il mio lavoro porta molta solitudine e dopo un po' ci si adegua. Così, mi piace viaggiare anche senza compagnia. A volte magari soffrendo.[5]
La verità è che un amore ho avuto, dal 18-12-2010 (la data non la dimentico) all'anno scorso. Era l'amore incondizionato, ma adesso so che "per sempre" e "mai" bisognerebbe eliminarli dal vocabolario. Dovremmo prendere esempio dagli animali, che non hanno questo concetto, né quello di colpa o fallimento.[5]
Ho sempre considerato un privilegio lavorare nel cinema indipendente. Sul set si respira l'urgenza del racconto e la passione pura. Inoltre mi sento sempre privilegiata quando mi propongono un film indipendente perché hai la possibilità di fare qualcosa di concreto per il nuovo cinema italiano.[6]
[...] la commedia più bella è quella più crudele. Le commedie alla Risi, Monicelli, Scola, Comencini.[7]
[«[...] dalle donne si pretendesse sempre qualcosa di più?»] Si inizia da piccoli, quando alle bambine regalano bambole e cucine giocattolo mentre ai maschietti arrivano le macchinine. È il sistema culturale che deve cambiare per dare pari opportunità. Non dovrebbe essere il sesso a definirci, ma ciò che facciamo. Invece ad una donna che ha subito violenza sessuale ancora si chiede come fosse vestita.[8]
[Sulla condizione femminile odierna] C'è la paura di ribellarsi e farci vedere per come siamo. Poi c'è il contesto sociale, andrebbe fatto un lavoro culturale su questo fronte. Faccio un esempio che riguarda il mio ambiente: se una donna dice il suo punto di vista, fa un appunto anche costruttivo, è capricciosa per non dire peggio, se lo fa un uomo dimostra forte personalità. Poi, certo, magari anche io non sono capace di trovare i modi giusti. E capita a tutti di avere momenti in cui ti senti vulnerabile e ti aggrappi a qualcosa, gli olii essenziali, gli incensi, il gelato o il guru.[9]
Ho conosciuto Anna Politkovskaja il giorno del suo assassinio. Ricordo di avere sentito la notizia in radio e di essere rimasta molto colpita e ciò mi ha spinta a cercare informazioni su di lei. Mi toglie il fiato. Credo che sia stata prima di tutto una giornalista che intendeva il suo lavoro non tanto come una missione ma come un qualcosa per dire quello che vedeva. Ascoltava la persone, le incontrava, non penso volesse diventare un'eroina. Pretendeva onestà. Questo per me non ha eguali.[10]
Dall'intervista di Micol Sarfatti a Sette; citato in corriere.it, 4 gennaio 2019.
L'avvento delle serie tv sul computer sta riportando qualità e rieducando al talento. Sento di nuovo persone, anche non del settore, discutere di recitazione, montaggio, regia. Su queste piattaforme ci sono ottimi prodotti e ti accorgi della differenza con quelli scarsi. È un bene. Dobbiamo cavalcare la contemporaneità, farcela amica. Non fuggirla.
[«Che consiglio daresti a un giovane che vuole recitare?»] Studiare, mettersi alla prova, rischiare. E poi non si può fare questo mestiere se non si prova calore umano, se non si ha empatia verso gli altri. È un sopralluogo emotivo continuo. Tutto quello che si vive, gli incontri, le persone, per l'attore diventano materiale utile.
[«Della tua vita privata però non si è mai saputo nulla»] Sì, direi che non sono riservata, sono omertosa. Pure da spettatrice penso che degli attori non si debba conoscere niente, così sono credibili. Sennò quando li guardi ci vedi altro, non ti concentri sulla parte che stanno interpretando. Poi faccio i red carpet o vado ospite in tv perché fa parte del gioco. Sui social ho tanti follower, ne sono felice, ma non sono rapporti che coltivo. Gli artisti dovrebbero tenere un po' di distanza con il pubblico, avere un'intimità, alimentare un po' di mistero, di glamour alla vecchia maniera.
Intendiamoci, il desiderio di maternità è bellissimo e istintivo, è un fatto biologico. Ma la realizzazione, per me, non passa solo da lì. Eppure tante persone credono che sia ancora così, donne e uomini. A me non è successo, ma ad alcune colleghe la mancata maternità è stata fatta pesare e senza la minima sensibilità. C'è chi non vuole dei figli, ma anche chi non riesce ad averne.
[Su #MeToo] Certamente il caso Weinstein ha portato a galla situazioni gravi, poi però il livello del dibattito è sceso. Di certi argomenti bisogna parlarne nelle sedi giuste, non farne pettegolezzo. Si sarebbe dovuto fare anche un discorso sulla cultura della violenza e sul fascino del potere, che tutti subiscono. È stata un po' un'occasione persa. Queste cose non vanno affrontate solo inventandosi slogan per i social.
[«È giusto che il giudizio morale su un'artista si ripercuota sulla sua opera?»] Ogni caso è a sé, ma penso che siano state fatte grandi scorrettezze. Che Woody Allen non fosse un santo si è sempre saputo. Dobbiamo linciarlo proprio adesso? Prima chiunque avrebbe dato un braccio per lavorare con lui, oggi lo trattano come un untore. Questa ipocrisia gigante mi ha deluso.
Umanamente sono di sinistra al 100 percento, ma la sinistra politica di oggi è sconfortante. Non è nemmeno più capace di fare l'opposizione.
Da Pedro Armocida, FilmTv nº 27, 2020; citato in filmtv.press.
[«[...] partiamo prima dall'anagrafe: umbra o toscana?»] Facciamo chiarezza una volta per tutte. Allora, a mia mamma si ruppero le acque per strada, ma io sono toscana, di Sansepolcro, in provincia di Arezzo. Sicché, che facciamo, diciamo che Amy Adams è italiana perché è nata a Vicenza?
Per quanto riguarda la parità, non si può credere nell'uguaglianza dei sessi perché non c'è. Fino a quando gli uomini non chiederanno più diritti per le loro madri, figlie e sorelle sarà difficile ottenere più rispetto.
Franca Valeri è tutto questo: è un'eredità preziosa, è ispirazione, è stima.
A volte leggendo una sceneggiatura ho pensato che il personaggio fosse debole o poco funzionale, ma mi sono rimboccata le maniche per cercare di renderlo più interessante e vivo, potendo, in alcuni casi, modificare lo script.
[«Spesso si parla di un "tocco diverso" quando dietro la mdp [macchina da presa] c'è una donna...»] Finché si faranno queste distinzioni non cambierà nulla. Conta la qualità umana. Ci sono uomini che hanno raccontato egregiamente le donne e viceversa.