diplomatico e politico italiano (1855-1931) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Tommaso Tittoni (1855 – 1931), diplomatico e politico italiano.
Con la morte di Giovanni Rosadi è venuta a mancare una luminosa figura all'arringo forense, alle patrie lettere, alla vita politica e artistica della nazione. Spirito versatile e arguto, egli seppe emergere in ognuno dei molti campi in cui esplicò il nobile ingegno e la fervida attività.[1]
Fu assiduo ai lavori della Camera e parlò spesso, dando nuova prova del suo valore di forte ed equilibrato oratore. Ebbe ognora una visione lucida e pacata degli avvenimenti politici e lo spirito teso verso i supremi destini della nazione che, anche nei momenti più oscuri, guardò con fede sicura.[1]
Il vivido ingegno di lui non si limitò ai campi già ardui del foro, della politica, delle belle arti, ma lo spinse anche a lasciare orma più duratura in opere letterarie che attestano le sue nobili virtù di prosatore puro e garbato, il suo animo profondamente cristiano, il suo gusto squisito: egli scrisse anche, con successo, notevoli lavori drammatici. Giovanni Rosadi fu una mente eletta, ma fu anche e soprattutto un nobilissimo cuore: predilesse tutto ciò che v'è nella vita di buono e di bello, e fu esempio costante di dignità e di elevatezza morale.[1]
Il Saracco lasciò presto l'esercizio professionale [dell'avvocatura], non sentendosi, com'egli diceva, nato per gli arzigogoli curialeschi; ma rimase uno di quei lucidi, pronti, esperti giuristi che nella vita pubblica del nascente Stato [italiano] portarono una preparazione singolarmente appropriata.[2]
Nel corso di circa settant'anni hanno tenuto questo seggio, sul quale proiettano ancora fulgida luce, patrioti, statisti, soldati, giureconsulti, che legarono in perpetuo il loro nome alla grandezza della Patria. Ispiriamoci al loro esempio ed il loro ricordo suoni per noi tutti guida, eccitamento, conforto.
Durante la guerra e per la guerra una profonda trasformazione si è iniziata negli animi e nelle cose, ed ora si va compiendo attraverso un disagio morale e materiale che, se avesse a prolungarsi troppo, o non dovesse trovare entro un conveniente termine il suo assetto, non sarebbe senza pericolo.
L'Italia è una grande democrazia; anzi è una vera e genuina democrazia, poiché non ha, come l'hanno altre democrazie, nemmeno la più leggera tinta plutocratica.
Si diceva correntemente che Tittoni era rimasto lui per il primo sbalordito della sua scelta [come ministro degli esteri del secondo governo Giolitti], che sembrava derivare da influenze femminili. Il fatto ad ogni modo che un uomo vissuto costantemente estraneo a preoccupazioni di politica estera e senza alcuna preparazione per esse, fosse scelto, in un momento così torbido della nostra politica estera, ed un siffatto ufficio, era la più chiara prova che la Corte voleva un gerente responsabile e non un ministro. (Arturo Labriola)
1 2 3 Da un intervento durante una seduta del Senato, 5 maggio 1925. Atti parlamentari su Senato.it.
↑ Da Giuseppe Saracco, in Nuova Antologia di lettere, scienze ed arti, sesta serie, settembre-ottobre 1922, volume CCXX, Direzione della Nuova Antologia, Roma, 1922, p. 194.