ciclista su strada sloveno Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Tadej Pogačar (1998 – vivente), ciclista su strada sloveno.
Citazioni in ordine temporale.
Il mio terrore è sempre stato di non migliorare da una stagione all'altra o di incappare nella sfortuna. I guai fisici possono capitare a chiunque, basta una stupida caduta o un incidente e ti ritrovi a terra, nel ciclismo come nella vita. Essendo inutile preoccuparsi di ciò che non si può prevedere e prevenire, resto concentrato sui miei obiettivi e convinto di avere tutte le carte in regola per continuare a crescere.[1]
[Sul Tour de France 2020, «e a chi dice che la tua squadra non è all'altezza [...]?»] Tanti hanno scritto che al Tour ho vinto da solo ma non è così. Come gruppo siamo stati sfortunati: De La Cruz si è infortunato il primo giorno, Aru non è andato oltre l'ottava tappa, Formolo si è rotto la spalla, se non avessimo avuto questi problemi non ci sarebbe nemmeno motivo per parlarne.[1]
Se quando comincia una nuova stagione mi sento come al primo giorno di scuola? No, meglio. Il ciclismo mi piace di più![2]
Gli incidenti accadono continuamente e altri ne accadranno. Il ciclismo è uno sport molto pericoloso, spero che tutti lo sappiano. Ogni anno andiamo sempre più veloci. Abbiamo attrezzature più veloci. Superiamo i limiti dei nostri corpi e delle bici. Ovviamente non possiamo provare tutte le tappe, tutte le strade. Hai le mappe per studiarle. Puoi farlo con Google Maps, Earth View, qualunque cosa. Puoi vedere la strada, ma non è la stessa cosa se la conosci. Per cui andiamo e basta. [«Pensi che ci sia un po' di responsabilità anche dei corridori?»] Certamente sì. Molti corridori incolpano gli organizzatori, ma a volte è solo colpa nostra. Andiamo troppo veloci. Non sempre le cadute sono dovute a buche o crateri, ma certo non abbiamo la fortuna di correre sempre su asfalto nuovo. Andiamo più veloci in ogni discesa, in ogni salita, in ogni tratto pianeggiante. Poi si somma la stanchezza dei corpi e normalmente ci sono cadute.[3]
Quando in gara ci sono tutti quelli del massimo livello e ugualmente riesco a vincere, mi sento sicuramente più soddisfatto.[3]
In un Grande Giro non c'è mai nulla di facile o scontato, le insidie sono sempre dietro l'angolo. Per tre settimane devi essere forte, determinato, convinto e fortunato.[4]
Da un evento de L'Équipe; citato in Enzo Vicennati, bici.pro, 29 ottobre 2022.
Ho iniziato a pedalare nel 2008 alla periferia di Lubiana, per fare come mio fratello (Tilen), che ha due anni più di me. Dato che gareggiavo contro lui e gli amici della sua età, mi ci è voluto un po' per ottenere i miei primi risultati. Ho vinto la prima gara al secondo anno, un traguardo in salita. Affrontavamo gli ultimi sei chilometri della salita locale, mi sembrava enorme in quel momento.
Penso di aver preso la freddezza in parte da mio padre (Mirko), che può essere piuttosto duro ma è sempre molto rilassato. In verità credo di sentire la tensione come tutti gli altri. Sento una scarica di adrenalina prima di ogni salita e sono preso dallo stress all'avvicinarsi di ogni sprint. [...] Non seguo nessuna preparazione mentale specifica, non vedo psicologi, è la mia natura e ne sono felice. Amo il mio sport e cerco di conservare il bello, anche nelle giornate brutte.
[...] le mie stagioni sono lunghe e non puoi durare tanto quando sei sempre al 100 per cento.
Intervista di Enzo Vicennati, bici.pro, 13 dicembre 2022.
[«[...] il gruppo si sta riempiendo di avversari: c'è da preoccuparsi?»] Allo stesso modo in cui non servirà la rabbia, così non serve avere paura. [...] verranno fuori di certo altri corridori. Non sai mai chi arriva, per questo è importante concentrarsi su se stessi, cercando i miglioramenti possibili.
La Sanremo [...] è una corsa lunga e noiosa finché arrivi sulla costa, poi diventa ad alta tensione. Hai una sola carta da giocare.
[...] le cose che vengono dai media non sempre sono piacevoli. A volte ti turbano, ma nel mio caso non diventano pressione. Ti abitui. Lo stesso con i tifosi. Le cose sono un po' cambiate negli ultimi [...] anni, la gente mi riconosce, ma ha rispetto. Qualcuno a volte esagera, come chi vuole prarlarmi troppo a lungo al supermercato. È interessante avere conversazioni con tifosi e perfetti sconosciuti e non faccio niente per nascondermi. Faccio una vita molto normale. Ogni due giorni vado a comprare frutta e verdura fresca, non è così difficile incontrare Pogacar.
Oltre che essere un fenomeno [...] sembra una macchina del tempo umana, nel senso che ha già scomodato e scomoda parallelismi con il passato che sembravano fino a poco tempo fa impossibili.
Per dirla con i francesi, Tadej è hors categorie.
Raggiunge Pantani, ricordando Merckx, si dice. Di Pantani non ha nulla, se non questa doppietta [Giro – Tour] che li accomunerà per sempre. Di Merckx ha la voglia di vincere e uno spiccato senso dell'agonismo. Del Cannibale ha i numeri, da fuoriclasse assoluto e senza tempo.
Tadej Pogacar è Tadej Pogacar. È unità di misura e riferimento: esempio. Vorace come pochi, vincente come nessuno.