Tornatore è un regista incredibile. Ogni movimento, ogni lampo negli occhi, ogni battito del cuore. A volte stavamo girando e lui si alzava per cambiare le posizioni degli oggetti sul tavolo. Sta lì con te, come se stesse recitando anche lui. Sembra quasi un condottiero. Ama dare le più piccole indicazioni, anche cinque secondi prima di girare... ed è bello, perché con lui una parola è sufficiente. A volte lo vedi dietro la cinepresa che esulta, e per un attore quello è un grande momento.[1]
Credo che quando si fa un film, grosso o piccolo, raccontare una storia interessante coincida con l'esigenza di essere indipendente, come donna in primis. Nella mia vita ho dovuto prendere le distanze da progetti, o situazioni meno interessanti, nonostante fossero magari più appetibili, l'ho fatto per cambiare, rendermi meno attaccabile. Tutto sta nel saper di no, perché si può, nel momento in cui scegli un certo tipo di carriera. [«Crede di aver rinunciato a molto?»] Se si pensa ad una grande produzione, il benessere, ma ci si guadagna rinnovando la passione, sentendosi maggiormente al sicuro dalle insidie di questo lavoro.[2]
[«Che ricordo ha della sua vita prima del suo esordio al cinema?»] Sono cresciuta in una famiglia abbastanza numerosa, seconda di tre sorelle, può capire, amori, rapporti difficili, è stato impegnativo visto la mia timidezza [ride, ndr]. Il cinema era lontano da casa, e non avevo il permesso di vedere la televisione, quindi scappavo a casa dei vicini, solo per vedere le Charlie's Angels, mi è stato d'aiuto. Avevo un mito comunque, Johnny Depp, forse me lo sono anche sognata![2]
Ho sempre voluto diventare un'attrice, quando cresci in questa industria la cosa più importante che non devi mai dimenticare è sentirti sempre grata dell'opportunità che hai e di avere un occhio di riguardo nei confronti di te stessa, per restare con i pedi per terra, collegata ai miei amici, alla mia famiglia. Vorrei diventare mamma, ma è difficile viaggiando spesso per lavoro, ma questo mestiere è il mio primo amore.[3]
[...] quando interpreto una buona, mi interessa trovare l'oscurità del personaggio, perché è una componente che ci guida come esseri umani. Non vogliamo guardare in faccia il nostro lato oscuro e finiamo in angoli da cui vogliamo uscire. E se invece faccio una cattiva, allora mi piace trovare alcuni spiragli di luce [...]. E in effetti sì, mi piace interpretare personaggi disturbati, donne veramente incasinate. [«Da dove viene questa passione?»] Forse da uno dei miei personaggi cinematografici preferiti: quello di Isabelle Huppert ne La pianista di Haneke.[4]