La vita privata dell'allora presidente del consiglio era disordinata, pericolosa e assai poco esemplare. Però non era un reato (non suo, almeno). Quindi sarà stata riprovevole ma era legittima com'è legittimo (e riprovevole) pagare per avere sesso. Chi ama Berlusconi continuerà ad amarlo. Chi lo odia, continuerà a odiarlo. Nessuno cambierà idea. Entrambe le categorie sono però ormai minoranze: la maggioranza s'è semplicemente, nel tempo, allontanata dalla questione e dalla persona. E dal politico, la cui sconfitta elettorale in campo aperto è [...] la soluzione de facto del conflitto d'interessi, il fattore che inchioda Berlusconi alle riforme.[2]
Di fronte al Renzi rampante si riapre il baule del fastidio della sedicente sinistra dura e pura verso qualsiasi cosa odori di popolare, di normale, di ordinario, di comprensibile e immediato come sono i messaggi di Renzi e come sono le persone che a quanto pare li recepiscono e li apprezzano. Eppure a me pare di ricordare come veniva scudisciata, la sinistra "di prima", per il fatto di aver perso contatto ed empatia con gli operai, con le donne, con i giovani. La scioccante scoperta che questo naturale "popolo di sinistra" votava piuttosto per Berlusconi o per Bossi. Era vent'anni fa, e da allora per anni non abbiamo fatto altro che girare con la sociologia e la politologia intorno a questo inquietante scenario. Facendo colpa ai capi del centrosinistra di lontananza dalle masse, di eccesso di litigiosità, di un linguaggio astruso e politicista. E oggi? Oggi che, forse più per demerito altrui che per meriti propri, arriva a sinistra un nuovo gruppo dirigente capace di capovolgere questo destino, e di ritrovare l'attenzione e il consenso di lavoratori, giovani, donne, di voti e di persone in carne e ossa dati per dispersi, ecco che gli italiani di cui si piangeva la lontananza diventano tutti «rimbambiti» affamati di «paccottiglia». Lo erano prima quando votavano Forza Italia, lo sono adesso che votano Pd.[3]
Penso della Juve ciò che pensa ogni romanista. Ma da Argentina '78 a oggi, ho sempre dovuto ringraziare il cielo che in azzurro esistessero gli juventini e il loro insopportabile spirito vincente.[4]
Intervista di Matteo Angeli, ytali.com, 31 ottobre 2019.
Quando ho cominciato a fare cronacapolitica questo significava seguire le discussioni interne ai partiti, lo svolgimento dei congressi, gli equilibri parlamentari o di governo. C'erano ovviamente dei grandi leader, ma tutto avveniva dentro dei contesti ben definiti e organizzati: il partito, il governo, il parlamento. Adesso la situazione è molto più spezzettata: la figura del leader prevale sull'organizzazione che lui guida. Fare informazione politica diventa quindi sempre più seguire le svolte caratteriali del singolo leader. Si tratta di un aspetto che già in passato esisteva ma che oggi è diventato preponderante.
Uno dei drammi della contemporaneità è che non c'è un terreno condiviso sul quale confrontarsi facendo ricorso a dati oggettivi. Purtroppo oggi ci sono sempre più delle arene separate, dove l'informazione primaria è già fortemente alterata, dalle fake news ma anche soltanto dalla manipolazione che viene apportata intenzionalmente. In ogni arena la base informativa è già preconfezionata: tutti quelli che dibattono nell'arena sono già d'accordo tra di loro e trovano conferma di quello che pensano nell'informazione che si scambiano. Per questo, è praticamente impossibile che ci sia un confronto libero, informato, consapevole, tra opinioni diverse, perché le informazioni di base non sono le medesime. Nel novanta per cento del dibattito politico di questi tempi, i politici si rinfacciano tra di loro di dire delle bugie, non di dire delle cose sbagliate o poco utili ai fini dell'interesse pubblico, ma semplicemente di mentire su dei dati di fatto che dovrebbero essere oggettivi e indiscutibili. [«In passato questo non avveniva?»] In passato, parlo dei tempi in cui c'erano il blocco sovietico e l'Occidente, esistevano delle grandi narrazioni aspramente contrapposte. Ciononostante, c'erano alcuni dati di fatto che non si potevano aggirare, con i quali bisognava fare i conti, anche scontrandosi. Adesso invece non c'è una realtà sulla quale ci si possa scontrare. Sembra tutto opinabile. Questa è la cifra del dibattito politico attuale: non si contestano gli argomenti ma la base degli argomenti.
↑ Dall'intervento a Linea notte, Rai 3, 22 novembre 2010; citato in «Non lo voglio lasciar dire!», ilpost.it, 23 novembre 2010.