Biriukoff è un vecchietto di una sessantina d'anni, con una barba grigia che parla con una voce flebile, un po' bleso, con gesti estremamente calmi. Egli è semplicissimo, dice solo cose precise, con tono di naturale dignità, che nasce dal rispetto per l'argomento e dalla sua convinzione. È coraggioso senza spavalderia quando afferma, in un'epoca simile, e in questa Ginevra arsa dalle passioni nazionaliste, le idee di Tolstoj sulla guerra e sulla patria. In proposito legge alcuni testi che non lasciano il minimo dubbio: una conversazione in cui Tolstoj affermava, durante la guerra russo-giapponese, che quand'anche il nemico fosse stato a Mosca, quand'anche fosse stato a Pietroburgo, il rifiuto del servizio militare gli sarebbe parso il dovere assoluto.[2]
Essa [Laura Acton Minghetti] canta, dipinge, ricama, suona il piano, legge, conversa, filosofeggia, scherza, si diverte di tutto quello che si dice o si scrive, si interessa a tutto, insomma vive, sembra quasi giovane.[3]
[Su Gandhi] Intorno a lui c'è una semplicità quasi simile a quella di un bambino. I suoi modi sono gentili e cortesi anche quando tratta con gli avversari, ed è di una sincerità incontaminata. È modesto e senza pretese, al punto che qualche volta può sembrare quasi timido, esitante quando asserisce qualcosa, tuttavia sentite il suo spirito indomabile. Non cerca scuse se deve ammettere di aver sbagliato... Letteralmente "patito della moltitudine che lo adora," non ha molta fiducia nelle maggioranze e teme "il governo di massa" e le passioni scatenate della plebaglia. Si sente a suo agio soltanto in una minoranza, ed è felicissimo quando, in solitudine meditativa, può ascolatare la "piccola voce tranquilla" dentro di sé. Questo è l'uomo che ha incitato trecento milioni di persone alla rivolta, che ha fatto tremare le fondamenta dell'impero inglese, e ha introdotto nella politica umana l'afflato religioso più forte degli ultimi duecento anni.[4]
La felicità sta nel conoscere i propri limiti e nell'amarli.[5]
[Su Mozart] Nella tempesta di passioni che, dopo la Rivoluzione, ha investito tutte le arti e sconvolto la musica, è dolce rifugiarsi talvolta nella sua serenità come sulla cima di un Olimpo dalle linee armoniose e contemplare lontani, nella pianura, i combattimenti degli eroi e degli Dei di Beethoven e di Wagner e il mondo come un vasto mare dai flutti frementi.[6]
Tolstoj fu la luce più pura che abbia illuminato la nostra giovinezza in quel crepuscolo denso di ombre grevi del diciannovesimo secolo che tramontava.[7]
↑ Da Diario degli anni di guerra; citato in Isabella Adinolfi, Bruna Bianchi, «Fa' quel che devi, accada quel che può»: Arte, pensiero, influenza di Lev Tolstoj, Orthotes Editrice, Napoli, 2011, p. 189. ISBN 978-88-905619-9-3
↑ Lettera alla madre, 10 marzo 1890; citato in Maria Teresa Mori, Laura Acton Minghetti, in AA.VV., Italiane. Dall'Unità d'Italia alla prima guerra mondiale, vol. I, Dipartimento per l'informazione e l'editoria, Roma, 2004, p. 3.
↑ Da Mahatma Gandhi; citato in Erik Erikson, La verità di Gandhi: Sulle origini della nonviolenza militante, Feltrinelli, Milano, 1972, p. 19.
↑ Da Pensées, in Oeuvres; citato in Fernando Palazzi, Silvio Spaventa Filippi, Il libro dei mille savi, Hoepli, 1945, n. 2773.