O l'artista è un sognatore incoerente, o è un critico; e se non è l'uno è l'altro. Ma, benché ogni artista sia un critico, il suo successo nell'arte sta nel dimenticare e negare di essere un critico.[1]
Si è a volte fantasticato che la fisica moderna, con la sua tendenza a risolvere la materia corpulenta (gross-matter) in energie, eventi o determinazioni dello spazio-tempo, sia sulla via di oltrepassare il materialismo con la sua stessa dialettica. Non è così. L'essenza del materialismo, la sua asserzione di un sostrato indifferente, identico a sé stesso, al di là della varietà dei fatti empirici, non è mutata se questo sostrato si chiami materia, energia o spazio tempo. Il materialismo è un fenomeno logico, è l'indifferenza dell'astratto universale ai suoi propri particolari.[2]
Per il Collingwood l'ordine irriversibile e progressivo delle attività spirituali consta di cinque momenti: arte, religione, scienza naturale, storia, filosofia; e il loro moto ascensivo è determinato da ciò, che ponendosi ognuna di esse come definizione della verità o dell'assoluto, rivela la propria natura contradittoria e svolge dal suo seno stesso un'esigenza che solo la forma superiore può adempiere; così, di forma in forma, si ascende fino alla filosofia, che tutte le spiega, le riscatta e le armonizza nell'unità dello spirito. (Guido De Ruggiero)
↑ Citato in Guido De Ruggiero, Filosofi del Novecento, appendice a La filosofia contemporanea, Gius. Laterza & Figli, Bari, 19504, cap. VI, p. 94.
↑ Da Speculum mentis, 1924, p. 167; citato in Guido De Ruggiero, Filosofi del Novecento, appendice a La filosofia contemporanea, Gius. Laterza & Figli, Bari, 19504, cap. VI, p. 98.