Pap Abdoulaye Khouma (1957 – vivente), scrittore e giornalista senegalese naturalizzato italiano.
- [Sulla traduzione in wolof del Primo Canto dell'Inferno di Dante] Ho avuto la conferma con Dante che non solo le barriere linguistiche ma anche quelle culturali si possono, se non abbattere, almeno diminuire. Non basta essere radicati nella propria cultura, è necessario anche essere "porosi ai soffi dell'universo" come scrive un nostro poeta. Passando dal fiorentino del 300 al wolof del Senegal io ho trovato questa porosità. Mio figlio non parla il wolof, sua madre è italiana. Mi ha detto: Papà, noi ragazzi nati qui possiamo imparare il wolof attraverso la tua traduzione di Dante? Queste parole mi hanno fatto quasi venire le lagrime.[1]
- Scrittore migrante? Immigrato? Senegalese? Non mi interessano tanto le definizioni. Quello che conta è essere qualcosa. Essere uno scrittore. Le motivazioni all'inizio non erano letterarie. Volevo comunicare con gli italiani e rompere un monologo. Giustamente all'epoca gli italiani si facevano delle domande legittime sugli immigrati, ma a rispondere erano altri italiani, nel bene e nel male. Dal mio punto di vista era un monologo.[1]