politico somalo Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Mohammed Siad Barre (1919 – 1995), politico e generale somalo.
[Sull'Etiopia sotto il Derg] In questo paese si uccidono studenti e lavoratori. Dov'è il socialismo? Studenti e lavoratori sono parte integrante della società. [...] In Etiopia esiste solo fame di potere, non si può uccidere in quel modo la propria gente. (da una conferenza stampa del 16 maggio 1977)[1]
Se Nimeyri proporrà qualcosa, noi saremo pronti. Ma è l'Etiopia che non vuole fare nessun passo avanti sulla strada della pace. Noi siamo per una soluzione pacifica, non perché siamo deboli, ma perché pensiamo che la pace faccia bene a tutti. (da un colloquio del 22 febbraio 1978)[2]
[Sugli abitanti dell'Ogaden] Bisogna dare a quella gente la libertà e l'autodeterminazione. (da un colloquio del 22 febbraio 1978)[2]
Gli altri paesi ex coloniali tengono in grande considerazione i loro ex territori e li aiutano in molte maniere, mentre l'Italia ha dimenticato la Somalia. Io e il mio paese veniamo lasciati miseramente disarmati e anche affamati. (appello del 29 dicembre 1983)[3]
Pertini è un grande uomo, che dice schiettamente quello che pensa. Non capisco perché sia andato da tante parti ma da noi non sia mai venuto. In oltre vent'anni di indipendenza non abbiamo mai visto un presidente italiano, o un capo di governo. Su chi devo contare? Su chi posso contare? Devo pure poter contare su qualcuno... (appello del 29 dicembre 1983)[3]
Molti amici in Occidente cercano di minimizzare la situazione nel Corno d'Africa, fingono di ignorare la minaccia che attraverso l'Etiopia manovrata e armata da Mosca è alle frontiere. Ci avete abbandonato alla iena sovietica. (appello durante un incontro con Oscar Luigi Scalfaro, 3 novembre 1984)[4]
Quando i sovietici controlleranno le due sponde del Golfo di Aden e l'imboccatura del Mar Rosso, da dove passeranno le vostre merci, da dove passerà il vostro petrolio? Non sarà troppo tardi quando l'Occidente si sveglierà? (appello durante un incontro con Oscar Luigi Scalfaro, 3 novembre 1984)[4]
[Sulla morte di Giuseppe Salvo] Questo episodio non solo ha troncato una vita ma anche danneggiato i rapporti con l'Italia. Mi sto battendo per la verità, non deve più succedere che un italiano possa essere ucciso in Somalia. (da un'intervista all'Ansa, agosto 1990)[5]
Sospendere gli aiuti significherebbe distruggere quanto l'Italia ha fatto in Somalia. I docenti italiani nella nostra università perparano le future classi dirigenti a mantenere un rapporto privilegiato col vostro Paese. Perché rovinare tutto? (da un'intervista all'Ansa, agosto 1990)[5]
Conferenza stampa il 28 ottobre 1975, L'Unità, 29 ottobre 1975
L'Italia, per noi somali, è la nostra seconda patria. Ci uniscono antichi legami politici e culturali che sono tanta parte della nostra storia. Con l'Italia vogliamo rafforzare le nostre relazioni. L'ho detto una volta a degli amici italiani: state attenti, il governo italiano sottovaluta la posizione della Somalia che è un punto di congiunzione con il resto dell'Africa. Oggi l'epoca delle occupazioni armate dei popoli è finita. Il colonialismo è morto, il neocolonialismo agonizza. Si è aperta un'epoca più nobile, quella degli accordi economici, politici e culturali nell'interesse di tutti i popoli. State attenti a non perdere le occasioni che la nuova Somalia offre oggi all'Italia.
In questi ultimi mesi abbiamo vissuto momenti drammatici: da un lato ci sono state la siccità e la carestia, dall'altro il nostro popolo si è impegnato in uno sforzo gigantesco per trasformare centinaia di migliaia di nomadi in agricoltori e pescatori. In momenti così importanti l'Italia l'abbiamo sentita lontana, assente. E lo abbiamo detto con franchezza. Dove sono i nostri amici italiani? È una domanda che non lede in nulla i nostri rapporti che possono essere grandemente sviluppati, ma che è legittimo porre.
La Somalia è un paese socialista. Abbiamo tardato a costituire il partito perché vogliamo un partito di massa, non un partito d'élite, e questo comporta un grande lavoro di preparazione. Siamo comunque in una fase molto avanzata per la costituzione di un partito che abbia stretti rapporti di amicizia con tutti i partiti comunisti e democratici del mondo.
Molti, anche tra i nostri amici, ci hanno detto: ma come potete pensare di fare il socialismo in Somalia? Non c'è il capitalismo, non esiste la classe operaia, non ci sono le condizioni per il passaggio al socialismo. Noi eravamo ben coscienti delle difficoltà immani del passaggio dal nomadismo al socialismo: ma sapevamo che era possibile farlo, gradualmente, partendo dalla nostra realtà nazionale, non copiando in alcun modo forme di socialismo esistenti in altre realtà. In questi sei anni abbiamo fatto alcuni passi, abbiamo creato le prime industrie e con esse la classe operaia, abbiamo portato avanti l'alfabetizzazione del nostro popolo, stiamo raccogliendo i primi successi nella campagna perché i nomadi si trasformino in agricoltori e pescatori. Ormai in Somalia il socialismo ha messo radici, e nessuno dei nostri amci lo discute più.
Noi facciamo tutto il possibile per aiutare il popolo oppresso della Somalia Occidentale a liberarsi dal giogo del colonialismo etiopico.
In molte occasioni la Somalia non è stata compresa. Noi vogliamo collaborare con tutti, non abbiamo mai voluto l'antagonismo fra le nazioni. La Somalia ha sempre creduto nella comprensione reciproca, la collaborazione e la pace fra i popoli.
L'attività dell'Urss in Etiopia è pericolosa per l'esistenza della Somalia.
L'Etiopia deve accettare quello che altri Paesi colonizzatori hanno già fatto: dare la libertà ai popoli assoggettati. Ma non penso che l'Etiopia abbia questa saggezza.
Se una città si perde, si può anche riconquistare.
La Repubblica democratica somala continuerà ad appoggiare i movimenti di liberazione, come è scritto nella sua Costituzione. Non saranno i carri armati e gli aerei ad intimidirci, noi sappiamo di combattere per una causa giusta. Questa è l'arma che i nostri avversari non hanno.
La Russia vuole imporre un neocolonialismo che non si distingue da quello precedente.
Intervista di Pranay B. Gupte sulla guerra dell'Ogaden, The New York Times, 30 giugno 1981
Discutiamo senza precondizioni. Cominciamo un dialogo di vera sincerità, [...] Siamo stati nemici per troppo tempo. Ora cerchiamo una soluzione pacifica al problema.
Let us talk without any preconditions, let us finally have a dialogue of real sincerity, [...] We have been antagonists for too long. We seek now a peaceful solution to the problem.
Siamo per il compromesso. Non rivendichiamo alcun territorio dal Kenya.
We are for accommodation. We are not seeking any territory from Kenya.
Abbiamo bisogno di collaborare fraternamente con l'Etiopia, [...] È giunto il momento di trovare una via d'uscita. Dopo una lunga, lunga lotta, bisognerebbe ora riflettere.
We need cooperation with Ethiopia in a brotherly way, [...] Now is the time to find a way out. After our long, long struggle, there should now be reflection.
Con i sovietici al loro fianco, gli etiopi sono stati intransigenti, [...] Abbiamo entrambi molte affinità culturali. Se fossimo stati entrambi saggi, avremmo raggiunto un' accordo da molto tempo, e indirizzato i nostri sforzi sulla cooperazione congiunta. [...] Ora troviamo la strada per una soluzione giusta e di lunga durata. Uniamo finalmente le nostre forze.
With the Soviets on their side, the Ethiopians have been intransigent, [...] We both have many similarities in culture. If we both had been wise, we would have agreed a long time ago and directed our efforts in a joint cooperation. [...] So let's find a way for a fair, long-lasting political solution. Let's finally get together.
Intervista di Leonardo Osella, La Stampa, 27 maggio 1986
Per noi ha importanza prioritaria la lotta alla fame, all'ignoranza e alle malattie. Per quanto riguarda l'istruzione, il nostro popolo oggi legge e scrive; abbiamo scuole di grado inferiore in tutti i villaggi e scuole superiori in tutti i distretti. L'università di Mogadiscio forma ogni anno laureati nelle varie discipline.
La nostra Costituzione prevede chiaramente l'iniziativa privata. Vediamo con favore l'intervento di imprenditori e lavoratori stranieri, perché sono di esempio ai nostri giovani.
La nostra legge afferma che uomini e donne hanno i medesimi diritti. Abbiamo donne in Parlamento e nel partito, nel governo e nella diplomazia. Qualche uomo di vecchi principi cerca di frenare questa tendenza, ma ormai non si torna indietro.
[Sull'infibulazione] È la cosiddetta tradizione faraonica, perpetuata soprattutto dagli anziani. Il governo promuove iniziative per sradicare questa abitudine, ma non è con un decreto che si ottengono risultati. Puntiamo sulle ragazze che studiano, più preparate a difendere la loro dignità. Pensiamo che sia solo questione di tempo.
Diciamo alla nostra gente di lottare come abbiamo sempre fatto contro le alluvioni, il colera, le carestie, la siccità. Io spero che chi prenderà il mio posto domani continui in questa stessa direzione. E se qualcuno, come l'Italia, ci aiuterà, la strada per raggiungere il traguardo sarà più breve.
Intervista di Giovanni Spadolini, La Stampa, 23 gennaio 1987
Vede: Menghistu è ateo, non è credente. Questo complica tutto.
[Su Haile Selassie nel 1974] Quasi un morto, non si reggeva in piedi: gli consigliammo di non tornare ad Addis Abeba, dove lo avrebbero liquidato.
Siamo sotto una minaccia costante: il terrorismo somalo è alimentato dagli etiopici.
Io sono un musulmano, quindi credo nel mio Dio; ma desidero dire una cosa a lei che è laico: non sono fanatico. Non sono integralista e detesto tutti gli integralismi.
Intervista di Stefano Malatesta, La Repubblica, 29 aprile 1988
Gli etiopici hanno tanti di quei reggimenti, tante di quelle armate. Hanno aerei, carri, armi di tutti i tipi e centinaia di migliaia di soldati e la capacità di respingere, se vogliono, tutti gli attacchi dei guerriglieri eritrei. I sovietici però sembrano più tiepidi nel loro appoggio al regime di Menghistu. Proprio nei giorni scorsi ho parlato con il viceministro degli esteri russo. Lui mi ha detto che così non si può andare avanti, che bisogna mettere pace nel Corno d' Africa. Mi è sembrato un discorso assai significativo. Non so quante speranze abbiano i guerriglieri eritrei, anche se hanno fatto importanti conquiste.
Noi in Somalia non permettiamo che si parli male dell' Italia e degli italiani. Chi lo fa, sa che finisce male.
Negli Stati Uniti ci sono anche gli esuli etiopici e anche loro criticano il regime di Menghistu. Però nello stesso tempo dicono: date da mangiare agli etiopici che hanno fame. Invece i somali dicono: interrompete gli aiuti alla Somalia perché Siad Barre è cattivo.
Intervista di Vincenzo Nigro, La Repubblica, 17 maggio 1991
No, non siamo fuggiti da Mogadiscio come dite voi: siamo partiti il 27 gennaio perché non potevo continuare a vedere tutta quella povera gente morire stupidamente, senza uno scopo. Decisi di partire, mi consigliai con un gruppo di amici e di responsabili del governo: se la causa di tanta morte ero io allora volevo andar via, per provare a vedere cosa sarebbe accaduto.
Io ho lasciato Mogadiscio in piedi, forse c'è stata qualche sparatoria, ma abbiamo dovuto rispondere al fuoco di quegli sciacalli. Dicono che abbiamo saccheggiato le banche? Non è vero, sono loro che hanno saccheggiato e distrutto le banche, le case, tutto quanto...
Questi dell'Usc fanno schifo, distruggono le scuole e gli ospedali, fanno semplicemente schifo. [...] Non è un governo, è un gruppo di ribelli che vuole il controllo della città. Sono vandali.
Ho lasciato Mogadiscio in piedi, ancora intatta, adesso se la stanno vendendo, svendono le statue all'estero. Io avevo amore, coscienza, maturità politica per governare la mia gente...
Ali Mahdi non è il vero presidente della Somalia. [...] Io sono il vero presidente legale della Somalia, sono l'unico presidente eletto democraticamente. Lei non è stato eletto, ha fatto una rivoluzione.
Da presidente della Somalia voglio lanciare un messaggio all'estero: questo è il mio paese, la mia casa. Io non me ne andrò, continuerò a combattere fino alla morte, anche se vorrei che i somali risolvessero con la trattativa i loro problemi.
Io non credo di aver commesso errori. Gli inglesi dicono che chi fa poco, sbaglia poco. Io ho fatto molto, errori non ne ho commessi, sì forse qualcuno, ma non me ne sono accorto. Se hanno commesso errori i miei collaboratori, ho sbagliato a non punirli. Ma non ho mai voluto la distruzione della Somalia, avevo varato la nuova costituzione, non volevo che si arrivasse a questo...
[Su Mohammed Farah Aidid] Quello è un pazzo, un povero disgraziato. Era il mio consigliere militare, lo avevo fatto generale da sottotenente, poi ambasciatore. E voleva ricattare l' Italia, voleva commissioni per alcuni lavori fatti in Somalia dall' Italia. Con un suo parente che si era stabilito a Milano, volevano farci i soldi. Allora per toglierlo di mezzo io lo nominai ambasciatore a New Delhi, lui iniziò a trafficare droga e decisi di spostarlo in Turchia e allora lui se ne andò dagli etiopici, si fece armare per farmi la guerra...
Il colonialismo italiano [...] non ha visto più in là delle banane e al di là delle banane non ha sviluppato praticamente nulla. È stato un colonialismo che ha fatto male persino i suoi interessi, miope, insomma. Non ha preso iniziative, non ha allargato il campo delle sue attività, ha sfruttato in una sola direzione e soprattutto ha, per il resto, abbandonato il paese alla sua povertà, all'arretratezza. Poi c'è stata l'indipendenza, e non sono cambiate di molto le cose, perché i vecchi dirigenti non sono stati altro che marionette teleguidate dai vecchi interessi coloniali.[6]
L'Etiopia non è marxista né leninista, non è socialista e neppure democratica. Sa fare una sola cosa: uccidere.[6]
Noi non siamo né xenofobi né isolazionisti, ma ciò non impedisce di considerare menomazione della nostra sovranità, e quindi della nostra manovrabilità politica, il fatto che altri contribuiscano ab aeterno e in maniera così diretta, anche se parziale, alle nostre spese domestiche.[6]
Quanto al fatto che io sarei filo-italiano, com'è stato scritto, è vero, ma non nel senso subdolo che si trova fra le riche. Ho girato il mondo, ma ho studiato in Italia e amo il popolo italiano più di ogni altro, così come amo la cultura italiana. Però in Italia ho imparato ad amare soprattutto il popolo, la gente semplice, l'operaio, il contadino, e mi sono guardato intorno, ho capito i loro problemi. Specialmente da loro ho imparato molte cose.[6]
Un secolo di convivenza con gli italiani ci ha insegnato ad apprezzare l'Italia [...], ma oggi che abbiamo ritrovato tutta la nostra dignità vogliamo continuare a collaborare ma in modo nuovo, alla pari; vogliamo scrivere una pagina nuova con gente nuova.[6]
Il nostro popolo ha deciso che le case cadenti, i bassifondi, e così via, non hanno alcun posto fra di noi. Il nostro popolo comincia ad accorgersi che, per cambiare una situazione, non sono le risorse finanziarie che contano tanto quanto la determinazione degli uomini e le loro abilità.
Our people have decided that dilapidated houses, slums, and the like, have no place among us. Our people are coming to realise that in order to change a situation, it is not the financial resources that count as much as the determination of men and their ability.[Dal discorso A second revolution (21 ottobre 1970)]
Da uno stato di confusione, incoerenza, ingiustizia e conflitti tribali incessanti, siamo passati ad una situazione in cui abbiamo restaurato la sovranità dello Stato, garantendo la sicurezza del cittadino e la giusta e decisa applicazione della legge. Questo ha determinato un immediato e straordinario calo della delinquenza comune e delle agitazioni fra la popolazione nomade, e ha portato con sé un grande senso di responsabilità nei centri urbani.
From a state of confusion, incoherence, injustice and never-ending tribal conflicts, we have moved to a situation in which we have restored the sovereignty of the State, guaranteeing the security of the citizen and the just and firm application of law. This has shown an immediate and remarkable decrease in common delinquency and disturbances among the nomadic population, and has brought with it a great sense of responsibility in the urban centres.[Dal discorso A second revolution (21 ottobre 1970)]
In molti paesi, l'esercizio del potere da parte delle forze armate non è stato coronato dal successo che ci si aspettava. Ma noi vogliamo chiarire alcuni concetti importanti: i nostri soldati non sono i prodotti d'una classe privilegiata. Sono i figli di contadini, di nomadi, di piccoli artigiani e semplici lavoratori, che ricevono i salari più bassi della Repubblica. Se un anno fa presero su di sé la difficile responsabilità, in nome del popolo, di esautorare una cricca autonominatasi una democrazia parlamentare, fu perché si identificavano interamente col popolo; la nazione che era diventata la vittima di un flagrante saccheggio.
In many countries the excercise of power by the Armed Forces has not been crowned with the success that was expected. But we want to make some key concepts clear. Our soldiers are not the products of a priviliged class. They are the sons of farmers, nomads, small craftsmen and ordinary workers, and they draw the smallest salaries in the Republic. And if they took over a year ago, in the name of the people, the difficult responsibility of depriving authority from a clique that claimed a self-styled parliamentary democracy, it was because they felt themselves and integral part of the people; the nation which had become the victim of flagrant plunder.[Dal discorso A second revolution (21 ottobre 1970)]
Non ci sono classi sociali in Somalia nel senso marxista; siamo invece nomadi, agricoltori, semplici impiegati e soldati.
In Somalia there are no classes in the Marxist sense; rather we are nomads, farmers, small employees and soldiers.[Dal discorso A second revolution (21 ottobre 1970)]
Nella nostra Rivoluzione, crediamo d'aver spezzato le catene dell'economia del consumo basata sull'importazione, e di essere liberi di decidere il nostro destino. E per realizzare gli interessi del popolo somalo; il conseguimento da parte sua d'una vita migliore, lo sviluppo completo delle sue potenzialità e il compimento delle sue aspirazioni, dichiariamo solennemente che la Somalia è uno Stato socialista.
In our Revolution we believe that we have broken the chain of a consumer economy based on imports, and we are free to decide our destiny. And in order to realise the interests of the Somali people; their achievement of a better life, the full development of their potentialities and the fulfilment of their aspirations, we solemnly declare Somalia to be a Socialist State.[Dal discorso A second revolution (21 ottobre 1970)]
Non vogliamo illuderci con l'accettare una qualche formula o una serie di progetti insostenibili nella speranza che essi risolveranno i nostri problemi. Ciò che proponiamo, molto semplicemente, è l'adozione del metodo più scientifico che ci permetterà di affrontare realisticamente le condizioni di sottosviluppo economico nella nostra società.
We do not want to delude ourselves by accepting some formula or a set of untenable concoctions in the belief that these will solve our problems. What we propose is, very simply, the adoption of the most scientific method that will enable us to realistically face the conditions of economic underdevelopment in our society.[Dal discorso A second revolution (21 ottobre 1970)]
Dichiariamo che il socialismo è una ideologia più accettabile poiché conferisce dignità all'uomo e ai suoi valori più preziosi e dà uguaglianza di diritti e opportunità per la prosperità e la felicità.
We maintain that Socialism is a more acceptable ideology because it gives dignity to man and his cherished values, and equality of rights and opportunities for prosperity and happiness.[Dal discorso A second revolution (21 ottobre 1970)]
Il socialismo è l'unico modo con cui possiamo ottenere ciò che vogliamo. È l'unico modo che ci condurrà alla giustizia e l'uguaglianza fra il popolo. È l'unico modo in cui le persone possono avere gli stessi diritti. È l'unico modo che possa porre fine alla situazione in cui c'è uno sazio ed uno che crepa di fame. Il socialismo permetterà ad ogni somalo d'ottenere cure mediche, e garantirà ad ogni somalo di poter lavorare per la vita migliore che dovrebbe vivere in questo mondo. Il popolo può condividere questa vita in un modo onesto, giusto e uguale. Il Governo guiderà il popolo lungo questo cammino. Questo significa socialismo - praticamente, significa lavoro e la condivisione dei beni. Il socialismo fornisce il sistema in cui il popolo può davvero governare il suo paese; un governo retto dai lavoratori e dagli intellettuali. È il principio che si batte contro una manciata di persone, o gruppi di persone, che sfruttano la maggioranza e le succhia il sangue. Questo significa il socialismo. Il socialismo significa che la persona che lavora duramente dovrebbe godere i frutti della sua fatica. Non dà niente alla persona che non ha lavorato duramente, ma che invece se n'è stato seduto all'ombra a ricevere benefici mentre il lavoro duro ricade sui lavoratori e sugli altri. Questo non è socialismo. Il socialismo è l'unico modo in cui è possibile conservare e mantenere alto l'onore somalo, internamente ed esternamente. Chiunque devia da questa via mette l'onore, l'unità e il progresso somalo sotto i piedi. Noi diciamo: abbasso lui! Chi è contro il socialismo è il cattivo che cacciammo via dal suo edificio di mattoni rossi che appartiene al popolo somalo. È lui che ci sedeva dentro e fu colonizzato. È quello dietro il quale i coloni si nascondevano. È lui che si oppone al socialismo.
Socialism is the only way by which we can realise what we want. It is the only way that will lead to justice and equality among the people. It is the only way through which the people can have the same rights. It is the only way that can put an end to the situation where there is one who is fully contented and one who is starving. Socialism will enable every Somali to get medical attention, and it will ensure that every Somali can work for the better life he should live in this world. The people can then share this life in an honest, just and equal way. The Government will guide the people along this path. This is what socialism is about - basically, it means work and wealth-sharing. Socialism provides the way in which the people can really govern their country; a government run by the workers and the intellectuals. It is the principle that fights against a few people, or groups of people, exploiting the majority and sucking their blood. This is socialism. Socialism means that the person who toils should enjoy the fruits of his toil. It does not provide for the person who did not toil, but sat in the shade, to receive benefits while the hardship falls on the workers and other people. This is not socialism. Socialism is the only way through which it is possible to preserve and hold high Somali honour, internally and externally. Anyone who deviates from this road is putting Somali honour, unity and progress under his foot. We say: down with him! The one who is against socialism is the bad one we threw away from his red-brick building that belongs to the Somali people. He is the one who used to sit in it and was colonised in it. He is the one behind which the colonialists used to hide. He is the one who opposes socialism.[Dal discorso The road to progess (22 ottobre 1970)]
Da dove ha avuto origine il socialismo? Chi l'ha formulato? Molti sono confusi al riguardo. Noi diciamo che venne dal popolo musulmano. Diciamo che trova le sue radici nell'Islam.
Where did socialism originate? Who brought it about? Many people are in confusion about this. We say that it has come from the Muslim people. We say that it has its roots in Islam.[Dal discorso The road to progess (22 ottobre 1970)]
Chi usa nascondersi ed evitare pubblicità? Questo è il comportamento del ladro e dell'imbroglione. Chi dice la verità o crede in un buon principio o ha un obbiettivo chiaro, non importa dove possa condurre questo obbiettivo, non si nasconde, ma esce allo scoperto.
Whose custom is it to hide themselves and avoid publicity? That is the habit of the thief and the cheat. He who speaks the truth or believes in a good principle or has a clear objective, no matter where that objective may lead, does not hide himself but comes out into the open.[Dal discorso The road to progess (22 ottobre 1970)]
Le iene che ripetono le parole degli imperialisti e che parlano di confisca, esortando il popolo a svuotare i loro conti bancari, continueranno a dire queste cose. Noi diciamo a coloro che scelgono di stare dalla loro parte che possono prelevare tutti i loro soldi dalla banca. Noi non li vogliamo. Siamo soddisfatti di voi che siete presenti qui, di quelli fra noi che condividono i nostri stessi principi e che sono somali onesti. Non abbiamo bisogno del reazionario o dei suoi seguaci.
The hyenas who repeat the words of the imperialists and talk about confiscations and urge the people to take their money out of the bank, will continue to say these things. We say that those who want to side with them can take their money from the bank. We do not want it. We are satisfied with you who are standing here with those of us who have the same principles and are honest Somalis. We have no need of the reactionary or his followers.[Dal discorso The road to progess (22 ottobre 1970)]
Siamo uniti, e il tribalismo non esiste più. Lunga vita alla Somalia al posto del tribalismo.
We are united and tribalism is with us no more. Long live Somalia in place of tribalism.[Dal discorso The road to progess (22 ottobre 1970)]
L'insegnante, ovunque nel mondo, forma la volontà, la mente e la dignità del popolo.
The teacher the world over shapes the will, the mind and the dignity of the people.[Dal discorso The teacher in society (30 ottobre 1970)]
In breve, cos'è un insegnante? Può essere veramente considerato come un padre o una madre, proprio come noi ci riferiamo alla patria come ad una madre. Non c'è niente di più rispettabile.
In short, what is a teacher? He can truthfully be regarded as a father or a mother, in the same way as we refer to the country as a mother. There is nothing more respectable.[Dal discorso The teacher in society (30 ottobre 1970)]
La nostra conoscenza di noi stessi non deve basarsi sul nostro aspetto, cioè l'apparenza creata dai nostri abiti; non sulle nostre pretese, ma sul nostro vero valore di esseri umani e persone istruite. Bisogna assicurarsi di fare ogni giorno almeno una cosa buona per la patria e il popolo.
Our knowledge of ourselves should not be based on how we look, that is the appearance that is created by our clothes; not on our pretensions, but on our true worth as human beings and as educated people. One should make sure that he does at least one good thing for his country and people every day.[Dal discorso The teacher in society (30 ottobre 1970)]
Alcuni dicono che, poiché abbiamo adottato il Socialismo, dobbiamo fare a meno dell'Islam. Questo non è vero. Perché dovremmo gettare via la nostra religione? La nostra religione si oppone allo sviluppo economico del nostro popolo? No, la nostra religione lo promuove. Conserveremo la nostra religione ed edificheremo una società socialista.
Some people say that since we have adopted Socialism, we have to dispense with Islam. This is not true. Why should we throw away our religion? Does our religion oppose the economic development of our people? Our religion promotes it. We shall preserve our religion and build a socialist society.[Dal discorso The teacher in society (30 ottobre 1970)]
In realtà, ogni tribù era un piccolo stato. Quale dobbiamo scegliere? Uno stato somalo basato sul nazionalismo e l'unità, che sia forte e capace di tener testa ai suoi nemici e che sia in condizione di competere con le altre nazioni, o una moltitudine di piccoli stati? Abbiamo scelto lo stato più grande e abolito il tribalismo.
In reality every tribe was a small state. Which are we to choose: a Somali state based on nationalism and unity, which is strong and able to stand against its enemies and is in a position to compete with other nations, or a multitude of small states? We chose the bigger state and abolished tribalism.[Dal discorso The teacher in society (30 ottobre 1970)]
Basta solo uno sguardo perché si veda come gli africani sono stati divisi, dominati e sfruttati dal colonalismo e dall'imperialismo internazionale. Certe zone del continente si trovano tuttora in questa situazione orribile e disumana, mentre la maggior parte ha conseguito l'indipendenza politica dopo grandi rischi e difficoltà.
Only a glance is enough to show how the Africans have been divided, dominated and exploited by international colonialism and imperialism. Some parts of the continent are still in this horrible and inhuman situation, while the majority have attained political indipendence after great hazards and hardships.[Dal discorso Greetings to the people on idd-el-adha (6 febbraio 1971)]
La fame è la madre di tutti i mali, la causa di tutte le cose nefaste a cui il popolo somalo come nazione viene generalmente associato.
Hunger is the mother of all evils, the cause of all the bad things with which the Somali people as a nation are generally associated.[Dal discorso A talk to agricultural officers (23 febbraio 1971)]
Lo sport crea un corpo sano in una mente sana. Naturalmente, le persone dotate di corpi e menti sane saranno certamente buoni cittadini. Un buono spirito sportivo crea un cameratismo che, a sua volta, crea un' atmosfera in cui i mali sociali come il tribalismo e il regionalismo non possono prosperare.
Sport creates a healthy body in a healthy mind, and naturally, people with healthy bodies and minds are bound to be good citizens. A good spirit of sportsmanship creates a commraderie which in turn creates an atmosphere in which such social evils as tribalism and regionalism cannot flourish.[Dal discorso Talking to sportsmen (8 marzo 1971)]
Lo sport non dovrebbe essere considerato una battaglia fra due forze ostili, ma un gioco che mette alla prova la resistenza della squadra senza rancore.
You should consider sports not as a battle between two hostile forces, but a game to test each team's strength without any bitter feelings.[Dal discorso Talking to sportsmen (8 marzo 1971)]
Lo spirito sportivo non può essere separato dal nazionalismo.
Sportsmanship cannot be divorced from nationalism.[Dal discorso Talking to sportsmen (8 marzo 1971)]
Nella scelta di una scrittura per la lingua somala, dovete tenere presenti gli interessi somali.
When choosing the script for the Somali language, you should have the Somali interests in mind.[Dal discorso Advancing education schemes (18 aprile 1971)]
Mentre le altre nazioni hanno preso provvedimenti per unirsi in unità più grandi per promuovere il loro progresso, è spiacevole che noi in Somalia dobbiamo trovarci tutt'ora in lotta contro il tribalismo come uno dei nostri mali nazionali principali.
While other nations have taken measures to come together in larger units to advance their progress, it is unfortunate that we in Somalia should find ourselves today fighting tribalism as one of our major national evils.[Dal discorso The evils of tribalism (29 aprile 1971)]
Fintanto che l'Africa meridionale rimane colonizzata, la nostra libertà non avrà senso.
As long as southern Africa is colonised, our own freedom will be meaningless.[Dal discorso Jaalle Siad at OAU summit in Addis Ababa (24 giugno 1971)]
Sebbene sia una tradizione africana rispettare il punto di vista altrui, siamo convinti che non ci siano approcci significativi ai regimi razzisti di minoranza del Sudafrica che promuoveranno i principi e gli scopi della nostra Organizzazione.
While it is an African tradition to respect each other's views, we are convinced that no meaningful approach to the racist minority regimes in South Africa will serve the principles and purposes of our Organisation.[Dal discorso Jaalle Siad at OAU summit in Addis Ababa (24 giugno 1971)]
La lotta del popolo indocinese ha dimostrato che è possibile fare una guerra di logoramento contro l'imperialismo.
The struggle of the Indo-Chinese people has proved that a war of attrition can be waged against imperialism.[Dal discorso A pledge to liberation (23 luglio 1971)]
Alto, robusto, parla perfettamente italiano. Eravamo grandi amici. Quando soggiornavo a Mogadiscio mi sentivo protetto. (Emilio Fede)
Gli effetti devastanti dell'avventura somala nell'Ogaden indussero Siad Barre a compiere, tra il 1978 e il 1982, alcune scelte ideologiche e di campo, non sempre coerenti e sovente di facciata. Così, mentre con il congresso straordinario del Somali Revolutionary Socialist Party (SRSP) ribadiva che la scelta socialista era ormai irreversibile, con l'accordo siglato a Washington il 21 agosto 1980 concedeva in affitto alla nazione più capitalista del mondo la base aeronavale di Berbera. E mentre rilanciava lo slogan «il socialismo unisce, il tribalismo divide», in realtà, sotto i primi colpi dell'opposizione armata, si trincerava sempre di più nella propria fortezza clanica non fidandosi che dei Marrehan. In effetti tutti i mutamenti che si sono verificati dopo il 1978 hanno più il marchio delle concessioni formali che di un aumento significativo della sovranità popolare. Siad Barre metteva soltanto in pratica quella «strategia della sopravvivenza», di cui si era rivelato anche in precedenza un maestro. (Angelo Del Boca)
Lo conosco bene, anzi benissimo. È stato a lungo il mio peggior nemico. [...] Con Siad Barre ho provato a fare pace. Insieme avremmo potuto fare del gran bene alla nostra gente. Ma anche lui è stato tradito. (Menghistu Hailè Mariàm)
Moro e Siad Barre non hanno fraternizzato. A Moro, infatti, Siad Barre non piaceva molto. Ma la visita si concluse tra sorrisi e strette di mano. Moro, però, rifiutò un regalo: una pregiata pelle di leopardo. (Emilio Fede)
Siad Barre è un generale che fu educato sotto il colonialismo. La rivoluzione in Somalia è capeggiata da generali che divennero potenti durante l'era coloniale. Ho formato la mia opinione su Siad Barre; è inanzitutto uno sciovinista. Lo sciovinismo è il suo tratto più importante. Il socialismo è semplicemente una maschera per renderlo più attraente. (Fidel Castro)
Barre mi invitò ad aderire al Consiglio supremo della rivoluzione. Quando proposi che il governo venisse affidato a tecnocrati civili mi fece imprigionare per sei anni, la maggior parte dei quali in isolamento.
I somali ricordano che gli americani hanno tolto gli aiuti a Siad Barre quando faceva uccidere la popolazione, mentre gli italiani hanno continuato ad inviarli. [...] Il governo italiano doveva sospendere gli aiuti a Barre quando uccideva il suo popolo.
Nel 1968 l'allora ministro della difesa, Siad Barre, prese il potere grazie a un golpe incruento. Nei successivi vent'anni rovinò il Paese con il suo "socialismo scientifico". Era un uomo spietato. "Sono arrivato al potere con le armi e lo terrò finché qualcuno non me lo toglierà con le armi. E dietro di me non lascerò né un popolo, né risorse", mi disse una volta. E ha fatto proprio così.
Afwayne aveva vietato il sistema dei clan e alla gente non era più permesso chiedere agli altri chi fossero. Ora dovevamo essere solo dei somali, un'unica gloriosa nazione senza suddivisioni, unita nel culto di Siad Barre. Declamare le proprie origini significava essere un «anti» – un oppositore del regime – e poteva comportare prigione e tortura.
Il suo regime ricalcò il modello degli Stati satellite dell'Unione Sovietica: un solo partito, un solo sindacato, un'organizzazione femminile e gruppi del tipo Giovani pionieri. Grandi quantità di denaro furono investite negli armamenti anziché nello sviluppo, ma vi fu anche un consapevole finanziamento dello scuole, dove i bambini, oltre all'istruzione di base, ricevevano anche l'indottrinamento del regime.
Per spaccare il fronte dei suoi oppositori, Siad Barre aveva giocato sull'ostilità tra i clan, che è sempre latente in Somalia.
Siad Barre introdusse in Somalia uno Stato di polizia e cercò di dotare il Paese di un'economia fittizia di stampo sovietico comunista. Ciò, per le famiglie comuni, significava lunghe attese sotto i raggi spietati del sole di Mogadiscio, al fine di ricevere razioni limitate di generi di prima necessità: farina, zucchero, olio, sorgo, riso e fagioli. Non c'erano carne, uova, verdure, né olive o burro. Qualsiasi extra doveva essere acquistato di contrabbando al mercato nero.
Barre resta nella memoria del tempo come il simbolo amaro del fallimento di un ideale: e però anche in questo, probabilmente, la dimensione che l'analisi politica gli attribuisce supera di molto la taglia reale dei vecchio capopolo, che era un abile distributore di favori e di prebende più che un autentico leader politico.
La morte del Negus, il Derg Rosso, e poi la guerra dell'Ogaden, rovesciarono il quadro delle alleanze internazionali, con l'Etiopia che passava ora nel campo sovietico e la Somalia che se ne tornava invece in braccio agli americani: ma l'abilità politica di Barre fu tutta nel saper sfruttare questo dovere di riequilibrio nelle zone d'influenza dei due Grandi, e nel servirsene per sopravvivere alla guerra perduta.
Questa cronaca accompagna la fine di un regno. Nessuno sa quanto sia lungo il tempo di questa fine, quanti morti ancora ci saranno, quali sofferenze, i lutti inutili, le torture, la violenza senza ragione. Ma in questo angolo disperato dell'Africa un'altra storia del passato si sta chiudendo per sempre, e il presidente Siad Barre, prigioniero di se stesso e dei venti anni di potere assoluto, attende ora di sapere che cosa gli riserva il suo ultimo destino.
C'era una volta, in Somalia, una borghesia. Eravamo stati noi italiani, giusta il mandato delle Nazioni Uniti, a crescerla. Quella borghesia somala aveva partorito una classe dirigente. Non estremamente capace, forse, e nemmeno assolutamente onesta. Ma funzionava. Poi «haf-wuem», bocca grande, lui, Siad Barre, aprì la Somalia ai russi in cambio d'un pugno di moschetti (obsoleti ma comunque mortali) e i sovietici distrussero quella modesta borghesia, quella mediocre classe dirigente. E allorché Siad Barre chiuse coi russi per riaprire una nuova partita con l'Occidente, con l'Italia, in Somalia non c'erano più quadri e fu lui, con la sua tribù, a reggere il Paese. Coi risultati che sappiamo.
Panem et circenses, si diceva una volta: in Somalia Siad Barre offre al popolo questi ultimi soltanto.
Presidente despota, detto «Bocca larga» perché straparla con una bocca effettivamente larga ma anche perché la gente lo accusa d'aver mangiato a quattro palmenti nella greppia degli aiuti. A tutto beneficio del suo clan, quello dei Marehan.