Davanti alla scacchiera, Alechin era così, spontaneo che, come intravedeva qualche combinazione, era incapace di nascondere le sue emozioni. Quando vi era una posizione complicata, dopo aver effettuato la sua mossa si alzava ed iniziava a girare attorno al tavolo come un nibbio.[1]
Della sua personalità, [...], può essere detto ben poco. È l'individuo più riservato che abbia mai detenuto il titolo mondiale; non esistono, su di lui, aneddoti degni di nota, sicuramente non ve ne sono di calunniosi. (Al Horowitz)
Il suo metodo di preparazione di un attacco è molto caratteristico: quando pare che egli sia totalmente sulla difensiva, tenterà pressantemente di sfondare, spesso per mezzo di qualche profonda combinazione. Con rapidità devastante egli è all'attacco, e da campione. Simili sorprendenti cambiamenti sono caratteristici delle sue partite, con l'intera situazione che cambia in un attimo. (Max Euwe)
La maggior parte dei giocatori [di scacchi] si sentono a disagio in posizioni difficili, ma Botvinnik sembra divertircisi [...]. Quando i pericoli lo minacciano da tutte le parti e la minima diminuzione di concentrazione può essere fatale, in posizioni che richiedono nervi d'acciaio e intensa concentrazione, Botvinnik è nel suo elemento. (Max Euwe)
↑ Da Cento partite scelte; citato in Al Horowitz, I campioni del mondo di scacchi (The World Chess Championship), traduzione di Rita e Paolo Bagnoli, Mursia, Milano, 1988, cap. V, p. 95.