Matilde Ferrari (1830 – 1868), primo amore dello scrittore italiano Ippolito Nievo.
- [Rivolgendosi ad Attilio Magri, amico di Ippolito Nievo] Ella non può immaginarsi qual colpo sentì il mio cuore nell’apprendere che Ippolito non ha mai amato… Per tutto il male che Ippolito m’ha fatto io non gli desidero che del bene, io gli auguro che sia felice e che possa ritrovare una donna che lo ami più di me (benché non lo creda). Attilio, è doloroso il sapersi disprezzata dalla persona che si ama… Io lo credo leale e sincero eppure… eppure io fui tradita.[1]
- Ah, Matilde, Matilde, sian benedetti quelli ultimi giorni che scorsi vicino a te! che la mano del tempo li cancelli pure dal novero dei secoli, ma ch’ella non osi mai frangerne nella mia mente la beata reminiscenza! – Ahi quante fibre del cuore vibravano mentre un solo mio bacio sfiorava il tuo viso! – Quant’era eloquente quell’abbandono soave in cui tutta si versava l’esistenza di due spiriti! – quant’era eloquente il nostro stesso silenzio! (Ippolito Nievo)
- Oh Matilde quanto ti ho io desiderato al mio fianco in una di quelle gondolette tacite e solitarie che sembrano fatte apposta per la confidenza e la mutua espressione dei cuori!... come sarebbero caduti infocati e puri i miei baci sulla tua guancia amorosa!... (Ippolito Nievo)