filosofo, umanista e astrologo italiano Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Marsilio Ficino (1433 – 1499), filosofo e umanista italiano.
L'Anima è connessa in modo eguale a tutte le cose, anche a quelle che sono a grande distanza le une dalle altre, in quanto esse non sono distanti da lei. Oltre al fatto che l'Anima del Mondo da un lato si conforma al divino e dall'altro al transeunte, e si lascia attrarre da entrambi in virtù del desiderio, essa è interamente e simultaneamente in ogni luogo.[1]
L'anima si può chiamare il centro della natura, l'intermediaria di tutte le cose, la catena del mondo, il volto del tutto, il nodo e la copula del mondo.[2]
Qualsiasi oggetto materiale, quando venga posto in contatto con le cose superiori... è colpito immediatamente da un influsso celeste tramite quel potentissimo agente, di meravigliosa forza Vitale, che è ovunque presente... come uno specchio riflette un volto, o Eco il suono di una voce, Di ciò fornisce un esempio Plotino quando, imitando Mercurio, afferma che gli antichi sacerdoti, o Magi, solevano introdurre qualcosa di divino e di mirabile nelle loro statue e nei loro sacrifici. Egli [Plotino] sostiene, concordando con Trismegisto, che essi non vi introducevano spiriti separati dalla materia [e cioè demoni], ma mundana numina, come ho già detto all'inizio, conformemente all'opinione di Sinesio…[3]
[In merito all'inconoscibilità di Dio] Queste misteriose affermazioni di Dionigi sono confermate da Ermete Trismegisto il quale dice che Dio è nulla e che nello stesso tempo egli è tutto, che Dio non ha alcun nome e purtuttavia ha ogni nome possibile.[4]
Se c'è un'età che dobbiamo chiamar d'oro, essa è senza dubbio quella che produce dovunque ingegni d'oro.[5]
Ti saluta il tuo Alessandro Filicario, uomo tanto saggio quanto caro a noi, dunque carissimo.
Salutat Alexander Filicarius tuus, vir quantum probus tantum nobis carus, ergo carissimus.[6]
Tutta la potenza della magia consiste nell'amore. L'opera della magia è una certa attrazione d'una cosa verso l'altra, per affinità naturale. Tutte le parti di questo mondo dipendono, come le catene dell'essere, da un amore e sono legate da un nesso naturale [...] questa è l'autentica magia.[7]
Sogliono i mortali quelle cose, che generalmente e spesso fanno, dopo lungo uso farle bene: e quanto più le frequentano farle meglio. Questa regola per la nostra stoltizia, e a nostra miseria, falla nello Amore. Tutti continovamente amiamo in qualche modo, tutti quasi amiamo male: e quanto più amiamo, tanto peggio amiamo. E se uno in centomila ama rettamente, perché questa non è comune usanza, non si crede. Questo mostruoso errore (guai a noi!) ci avviene, perché temerariamente entriamo prima in questo faticoso viaggio di Amore, che impariamo il termine suo, e il modo di camminare i pericolosi passi del cammino. E però quanto più andiamo, tanto più (ohimè miseri!) a nostro gran danno erriamo. E tanto più importa lo sviarsi per questa selva oscura, che per gli altri viaggi, quanto più numero e più spesso ei si cammina.
Citazioni
Il Sommo Amore della Provvidenza divina, per ridurci alla diritta via da noi smarrita, anticamente spirò in Grecia una castissima donna, chiamata Diotima sacerdotessa: la quale da Dio spirata, trovando Socrate filosofo dato sopra tutto allo Amore, gli dichiarò, che cosa fusse questo ardente desiderio, e per che via ne possiamo cadere al sommo Male e per che via ne possiamo salire al sommo Bene. Socrate rivelò questo sacro misterio al nostro Platone: Platone filosofo sopra gli altri pio, subito un libro [Simposio] per rimedio de’ Greci ne compose. (dedica; p. 15)
[L'amore] desta le cose che dormono: le tenebrose illumina: dà vita alle cose morte: forma le non formate: e dà perfezione alle imperfette. (I, II; p. 23)
Essendo così, è necessario che la Bellezza sia una natura comune alla virtù, figure e voci. Perché noi non chiameremmo qualunque di questi tre bello, se e' non fosse in tutti tre comune diffinizione della Bellezza. E per questo si vede, che la natura della Bellezza non può essere corpo. Perché se ella fusse corpo, non converrebbe alle virtù dell'animo, che sono incorporali. (V, III; p. 71)
Ma acciò che il nostro sermone non trapassi molto il proposito suo, conchiudiamo brevemente per le sopra dette cose la Bellezza essere una certa grazia, vivace e spirituale. La quale per il raggio divino prima si infonde negli Angeli, poi nelle Anime degli uomini, dopo questi nelle figure, e voci corporali, e questa grazia per mezzo della ragione e del vedere e dello udire muove e diletta lo animo nostro: e nel dilettare rapisce: e nel rapire d'ardente amore infiamma. (V, VI; p. 80)
Il vero Amore non è altro che un certo sforzo di volare a la divina bellezza, desto in noi dallo aspetto della corporale bellezza. (VII, XV; p. 157)
La giovanezza essendo a la voluttà inclinata non si piglia se non con l'esca del piacere: perché fugge i rigidi maestri. (VII, XVI; p. 159)
Era, certo, un uomo di cultura unica, un pensatore di statura non comune, difensore eloquente della sua religione. Aveva, in misura non piccola, temperamento di letterato, anima di professore e abito accademico: era di quella razza d'uomini che illustrarono da allora per secoli un'Italia in decadenza, la cui crisi politica fu il resultato di un'intima mancanza di fede morale. Fu la fonte di quel gergo platonizzante, retorico ed untuoso, che inquinò lungo il Cinquecento e il Seicento non piccola parte della produzione filosofico-religiosa europea. (Eugenio Garin)
Il Dio del Ficino é personale e libero, creatore, provvidente, il che è il rovescio di qualunque siasi dottrina panteista. Sono nel Ficino senza dubbio molti sprazzi delle dottrine Alessandrine, in specie di Plotino e di Proclo; ma non toccano il fondamento della dottrina che è per le attinenze di Dio col mondo, la creazione libera ex nihilo; come per l'anima la sua sostanzialità e la immortalità in una altra vita di castighi e di premi. (Vincenzo Di Giovanni)
La dottrina di Ficino ha fornito la giustificazione teologico-filosofica alla cultura d'amore cortese-trovadorica del tardo medioevo oltre Dante. (Hans Urs von Balthasar)
↑ Da Come ricevere vita dal cielo ("De vita coelitus comparanda"), traduzione e commento di Giacomo Albano, edizioni Lulu, 2014, p. 23.
↑ Da Theologia platonica, III, 2, traduzione di Nicola Abbagnano; citato in Dizionario delle citazioni, a cura di Italo Sordi, BUR, 1992. ISBN 88-17-14603-X
↑ Da De vita coelitus comparanda; citato in Yates, p. 74