31 ottobre 1973: un enorme vettore Saturn V decolla dal Kennedy Space Center trasportando tre uomini verso una destinazione [...] che viene raggiunta dopo quattro mesi di viaggio, il 3 marzo 1974. La destinazione è il pianeta Venere, per il primo volo spaziale interplanetario con equipaggio: una missione estrema [...] ma che è un trionfo politico d'immagine e un'altra dimostrazione della capacità di coordinamento della NASA, reduce dal successo storico degli sbarchi sulla Luna fra il 1969 e il 1972. La ricognizione ravvicinata di Venere effettuata dagli astronauti statunitensi rivela una messe di dati sconosciuti su un mondo rovente e inospitale e riporta sulla Terra fotografie indimenticabili quando si conclude, un anno dopo la partenza, con un ammaraggio nell’Oceano Pacifico. Se state pensando che non vi ricordate di questa missione [...] non vi preoccupate: non è mai avvenuta. Ma era stata studiata e pianificata molto dettagliatamente dalla NASA [...]. Può sembrare incredibile, ma quando gli astronauti non erano neanche andati intorno alla Luna [...] la NASA pensava già al futuro post-lunare.
Può sembrare strano che la NASA avesse scelto Venere e non Marte come destinazione per questo primo viaggio interplanetario umano. Dopotutto, grazie alle sonde Mariner e Venera, si sapeva già dall'inizio degli anni Sessanta che le condizioni al suolo di Venere [...] rendevano assolutamente impensabile uno sbarco con equipaggio sul pianeta. Ma [...] in termini di propulsione, Venere è più facile da raggiungere rispetto a Marte. La NASA aveva infatti calcolato una traiettoria ottimale che avrebbe consentito di usare un singolo vettore Saturn V, identico a quelli utilizzati per la Luna, non solo per effettuare questo volo inaugurale di passaggio ravvicinato, senza inserimento in orbita (flyby) e con ritorno spontaneo verso la Terra (free return), ma anche per compiere una successiva missione con inserimento in orbita di parcheggio intorno a Venere. Una missione orbitale intorno a Marte, invece, avrebbe richiesto un veicolo ancora più grande del già gigantesco Saturn V (circa il 60% in più) o l'uso di motori nucleari ancora da collaudare e politicamente controversi. In sostanza, un volo umano verso Venere era fattibile negli anni Sessanta e Settanta semplicemente tenendo aperta la linea di produzione dei vettori esistenti, senza i costi, i problemi e i rischi di un nuovo lanciatore o di un lancio doppio coordinato con assemblaggio in orbita. Ma la Storia decise altrimenti: l'assassinio del presidente Kennedy, l'uomo che aveva lanciato la sfida spaziale [...] per dimostrare pacificamente al mondo la superiorità del modello sociale americano, l'elezione dei suoi successori assai meno innamorati [...] dello spazio, il pantano politico ed economico della guerra in Vietnam e la crisi petrolifera degli anni Settanta cospirarono per causare tagli drastici ai budget della NASA e alla disponibilità a correre rischi del Congresso statunitense.
La missione verso Venere si sarebbe svolta in questo modo: il Saturn V avrebbe portato in orbita intorno alla Terra un modulo di comando e servizio (CSM) Apollo, sostanzialmente identico a quelli usati per raggiungere la Luna, che sarebbe stato il veicolo principale, con le funzioni di navigazione e propulsione. Al posto del modulo lunare [...] usato per scendere sulla Luna e ripartirne, vi sarebbe stato un Environmental Service Module (ESM), un modulo abitabile al quale il CSM si sarebbe agganciato mediante una manovra effettuata durante il volo spaziale, esattamente come faceva con il modulo lunare. Il terzo stadio del Saturn V avrebbe fornito la spinta iniziale per uscire dall'orbita terrestre e dirigersi verso Venere e poi sarebbe stato trasformato dagli astronauti in un ulteriore spazio abitabile usando i componenti e le attrezzature trasportate nell'ESM: un concetto ripreso in parte con la stazione spaziale Skylab [...]. L'energia di bordo sarebbe stata fornita da alcuni pannelli solari invece di dipendere dalle celle a combustibile usate per le missioni lunari: anche quest'idea verrà ripresa per lo Skylab. Durante i 123 giorni di volo verso Venere, i tre uomini dell'equipaggio [...] avrebbero dedicato dieci ore di ogni giorno alle osservazioni scientifiche usando gli strumenti installati nell'ESM. Per la prima volta nella storia dell'astronautica statunitense, avrebbero avuto due ore di tempo libero ogni giorno. [...] Il passaggio ravvicinato intorno a Venere, invece, sarebbe stato frenetico: circa 45 minuti per le osservazioni a breve distanza (6200 km nel momento di massima vicinanza, correndo a 16.500 km/h), per una mappatura radar delle altimetrie della zona sorvolata e per il lancio di sonde che avrebbero trasmesso dati sulle condizioni atmosferiche del pianeta. [...] per la prima volta, sia pure fugacemente, degli esseri umani avrebbero visto da vicino, con i propri occhi, un altro pianeta [...]. Il viaggio di ritorno avrebbe richiesto [...] 273 giorni, con una traiettoria che avrebbe portato i tre astronauti più lontano dal Sole rispetto alla Terra (a 1,24 unità astronomiche) e poi si sarebbe conclusa [...] con l'eliminazione di tutto il veicolo tranne la capsula conica Apollo [...] e con un rientro nell'atmosfera terrestre a velocità ancora più elevata rispetto ai 40.000 km/h del ritorno dalla Luna.
Oggi pensare di rischiare la vita di astronauti mandandoli verso Venere per compiere rilevamenti scientifici sembra assolutamente insensato, ma occorre considerare lo stato dei sistemi automatici dell'epoca, molto meno affidabile e flessibile rispetto a quello delle sonde spaziali di oggi, aggiornabili via software. Con la tecnologia di allora c'era il rischio concreto che una sonda senza equipaggio si guastasse o subisse un imprevisto banale, che una persona sul posto avrebbe potuto compensare ma che una sonda avrebbe trovato insormontabile. Molte missioni senza equipaggio erano già fallite per motivi ignoti o banali. La NASA, oltretutto, avrebbe dimostrato la superiorità delle missioni con equipaggio proprio con gli sbarchi lunari fra il 1969 e il 1972 [...]. Il progetto Manned Venus Flyby era anche figlio di un'epoca nella quale le vite degli astronauti erano considerate politicamente e socialmente più sacrificabili di quanto lo sono oggi e quindi si accettavano consapevolmente rischi elevati in nome del prestigio nazionale.
Il volo umano interplanetario verso Venere rimase sulla carta, non solo per [...] motivi storici e politici [...] ma anche per via del grande progresso avvenuto negli anni successivi nella progettazione di sonde automatiche potenti, versatili e flessibili, i cui costi furono enormemente inferiori a quelli di una missione con equipaggio. La NASA esplorò Venere con la sonda orbitale Pioneer 12 nel 1978 e l'Unione Sovietica riuscì a scattare foto sulla superficie del pianeta, raccogliere dati scientifici e trasmettere il tutto a Terra con le sonde della serie Venera fra il 1961 e il 1983. E per quanto sia affascinante l'idea di dove saremmo arrivati con un po' di coraggio e di ingegno, è un bene che il Manned Venus Flyby non sia avvenuto: il 5 e 6 luglio 1974 la Terra fu investita da una grande tempesta di elettroni e protoni emessi dal Sole (una Coronal Mass Ejection), che non ebbe effetti sulla popolazione grazie alla protezione offerta dal campo magnetico terrestre ma avrebbe investito gli astronauti di ritorno da Venere, esponendoli a una dose di radiazioni elevatissima e potenzialmente fatale nonostante la schermatura rinforzata prevista a bordo del veicolo interplanetario Apollo.