Chi è stato, anzitutto, Alberto Vigevani? Non posso che rispondere: un poeta, anzi: un poeta che ha scritto romanzi.[2]
Cos'è essenziale, nei ricordi e rievocazioni? Ciò che sarà colto, rivissuto da chi non c'era. In fondo, è la sola immortalità che ci compete.[3]
È vero che quando la fine sembra già vicina, c'è sempre ancora un tempo da passare. Tempo di pazienza, per molti; e, per gli altri, forse il «tempo di ravvedersi»?[4]
I miei libri (romanzi) sono etichettabili con la sciocca, saputa e superficiale denominazione di «autobiografici»; che non ha valore rispetto alla sola verità: l'invenzione. La scrittura è astrazione, come tutta l'arte. Della nostra storia nulla vive se non raccontato (cantato).[5]
L'essere è autentico, l'esistere è un compromesso. Per questo ogni giovinezza è di per sé tragica.[7]
Non chiedere grazia di volo all'uccello ferito, | non chiedere fiori all'arbusto dai rami stroncati, | non chiedere riso di stelle alla notte in tempesta: | neppure pazienza a una donna malata d'amore.[8]
Silenzio come pienezza, non povertà. | Dal silenzio nasce sia l'attesa che l'appagamento.[9]
a chi ha sonno sembra capriccioso l'insonne; all'insonne sembra ottuso il dormente (19)
Ama il prossimo tuo come te stesso: ama la tua morte come la tua vita. (29)
davanti a uno che muore, la parola vivere suona oscena. (54)
il materialismo non è meno nobile dello spiritualismo; anzi, di più perché non pretende di esserlo. (12)
la pazienza è carità; ma è anche sapienza, strumento di conoscenza. (48)
Mi piace pensare a Gesù come a un uomo: anche lui ha sperato, ha disperato. (10)
nelle persone ogni qualità ha il contrappeso di qualche difetto. (25)
(17 aprile '84) nello stesso momento che le cose acquistano un grande valore, perdono il loro valore. (1)
non capisco come ci possa essere gente annoiata e gente spensierata. Sono gli stessi, forse. (18)
quando abbiamo imparato a vivere, moriamo. (28)
Quando il male passa, perdoniamo Dio. (30)
quando si è sordi, si sentono suoni e rumori che non ci sono. (40)
solo i miracoli sono reali, solo le favole sono vere. (44)
Spesso, mentire è carità. (51)
Bellezza come salvezza. Conseguenza: pulire la bellezza dall'edonismo – e la salvezza dal bigottismo.
La rispondenza dei corpi, la si chiami eros о amore, è misteriosa. E, come ogni valore materiale, simbolica.
Per me scrivere è stato sempre cogliere, dal tessuto fitto e complesso della vita qualche immagine, dal rumore del mondo qualche nota, e circondarle di silenzio.
Dall'ombra
Un ragguaglio è indispensabile. L'informazione più urgente riguarda l'immagine di copertina. La posizione – l'assembramento – delle figure è chiaramente dovuta non alla scelta delle persone ritratte, né tanto meno è casuale, spontanea. L'insieme è una composizione voluta del fotografo. Doveva essere celebrativa di un avvenimento importante. E infatti quella foto di gruppo fu eseguita per celebrare la licenza del ginnasio superiore (quinta ginnasio) nel 1921, a Cuneo. (Il ginnasio allora cominciava subito dopo la quarta elementare). Il fotografo era il migliore della città, di gusto torinese. Un giudizio disinteressato non può che essere positivo: ma io ho interessi esclusivi e non la amo.
Le parole tra noi leggere
Io gli giro intorno: con circospezione, con impazienza, con rabbia.
Adesso, gli giro intorno; un tempo invece lo assalivo. Ma anche adesso ogni tanto - raramente - sbotto. Allora lui mi guarda con la sua famosa calma e dice: - Tu mi manchi di rispetto!
La mia collera di ora dev'essere un residuo delle antiche battaglie, quando io reagivo come se lui fosse una parte di me che tradiva se stessa e dunque mi tradiva. Ai miei assalti e assedi ormai piú che altro ammirativi, lui oppone freddezza, noia e perfino gentilezza (distratta). Ma soprattutto io non rinunzio a tentare di conoaverlo, discorsivamente voglio dire. So bene che le domande sono un sistema sbagliato; ma ci ricasco. Lui è seduto davanti a me, immerso in un libro (magari un fumetto). Io provo a incominciare un discorso, e per di piú su temi generali. Senza alzare il capo risponde: - Non so.
Una giovinezza inventata
Suppongo che a quel tempo le valige fossero tutte a soffietto; comunque la nostra io la portavo con disinvoltura. Era di pelle — come faceva notare la mamma — e non pareva che in fatto di valige si potesse andare più in là.