L'ora del lupo, film svedese del 1968, regia di Ingmar Bergman.
Citazioni in ordine temporale.
[Rivolgendosi ad Alma] Non guardarmi in quel modo, mia cara. Non ti mangio mica! Dammi la tua mano. Be', senti la mia mano, ora? Le dita...? Le vene sotto la pelle...? Be', alla mia età le mani sono sempre fredde. Ho sulle spalle ben 216 anni. Oh, no! Che vado dicendo? Intendevo 76. [Sospira] Ora devo andarmene, cara. Però... perché ho fatto tanta strada fin qui? Ah, sì! Adesso mi ricordo bene. Nella cartella nera che lui tiene nascosta sotto al letto, c'è quel blocco da disegno con gli schizzi che ti ha fatto vedere ieri sera. Lui vorrebbe farla in mille pezzi. Digli che non ci provi! Ah sì... un'altra cosa: nella stessa cartella tiene nascosto il diario della sua vita. Tu leggilo. [Ridacchia] Leggilo! E saprai! (anziana nobildonna col cappello)
Lei vede ciò che vuole vedere. (Lindhorst)
C'è una cosa che mi tormenta. Va di fretta, forse? Volevo chiederle una cosa. È questa: è vero che una donna che vive con un uomo per molto tempo finisce poi per essere simile a quell'uomo? Sì, dico, se lei lo ama e cerca di pensare come lui, e vedere come lui, dicono che ciò cambi una persona. Perciò, i suoi fantasmi li ho veduti anch'io. O forse erano reali? Supponiamo che l'avessi amato meno, e non mi fossi presa pena per tutte le sue stranezze, avrei saputo difenderlo meglio? O forse è stato perché non lo amavo abbastanza, che diventai gelosa? Fu per questo che quei "mangiatori d'uomini", come lui li chiamava... fu perciò che abbiamo sofferto tanto? Credevo di essergli tanto vicina. A volte, anche lui si sentiva vicino a me. Fu lui stesso a confidarmelo. Se avessi potuto stare sempre al suo fianco... Sono pensieri che non mi danno pace, domande inutili. Certe volte non so più da che parte voltarmi neanch'io. (Alma)
Remove ads
Johan: Quanto silenzio. Alma: Sì, c'è silenzio. Johan[accendendo un fiammifero]: Un tempo, la notte era fatta per dormire, già. Sogni calmi e profondi... e svegliarsi poi... senza terrori. Alma! Alma: Sì? Johan: Sei stanca? Alma: No... non molto. Johan: Da molte sere restiamo svegli fino all'alba. Ma questa è l'ora peggiore. [Accende un altro fiammifero.] Sai come si chiama? Alma: No. Johan: Il popolo la chiama "l'ora del lupo". È l'ora in cui molta gente muore e molti bambini nascono... e quando gli incubi ci assalgono. E se restiamo svegli... Alma: Abbiamo paura. Johan: Sì, paura. [Sospira.] Alma: Cos'hai? Johan: Ah, niente. Ho ripensato a una cosa della mia infanzia. A una... punizione che m'avevano inflitto. Mi spinsero dentro a un ripostiglio, chiudendo la porta. Intorno a me era il buio. Mi sentivo terrorizzato! Davo pugni e calci alla porta. Vedi, mi avevano detto che un nano si nascondeva e viveva in quel ripostiglio. Un nano che rosicchiava le dita dei piedi ai bambini cattivi. Ero sfinito e avevo smesso di scalciare. Allora sentii uno scricchiolio! Capii che la mia ora era arrivata. Con il fiato mozzo, preso dal panico, cominciai ad arrampicarmi sui ripiani degli scaffali, nel vano tentativo di nascondermi. Tiravo giù scatole e provviste. Poi persi la presa e caddi. Mi dibattevo selvaggiamente per difendermi da quella creatura minuscola. Con tutto il fiato gridavo, come invasato, e imploravo che... mi perdonassero. Alla fine la porta si aprì e io potei uscire... alla luce. Mio padre disse: "Spero che tu adesso ti sia pentito". Io dissi: "Sì, ti prego di perdonarmi". E lui aggiunse: "Distenditi sul divano". Andai in camera di mio padre e sul divano misi un paio di cuscini, uno sull'altro. Poi presi una verga. Mi calai i pantaloni e mi distesi sopra i cuscini, in attesa della mia punizione. Mio padre disse: "Quanti colpi pensi di meritarti?" Risposi: "Credo il più possibile". Allora lui mi frustò. Forte, ma non... non eccessivamente. Quando ebbe finito, io mi rivolsi a mia madre e le chiesi: "Ora puoi perdonarmi?" Lei pianse e rispose: "Ma certo che ti perdono!" Mi porse la sua mano e... io la baciai.
Remove ads
Ho osato fare alcuni passi, ma non ho percorso tutta la strada... È un passo barcollante nella direzione giusta. (Ingmar Bergman)
Uno dei più foschi e appenati [film] di Bergman. Il ricorso all'espediente dei fantasmi è giocato sulle corde di una ironia romantica che, nelle intenzioni dell'autore, è uno strumento per far sì che lo spettatore non s'identifichi nei personaggi, ma mantenga un distacco critico. (il Morandini)