Che senso ha il cristianesimo oggi? Il Nazionalsocialismo è una religione. Quello che ci manca è un "genio religioso" capace di sradicare le pratiche religiose antiquate mettendone delle nuove al loro posto. Ci mancano tradizioni e rituali ma un giorno, molto presto, il nazionalsocialismo sarà la religione di tutti i tedeschi. Il mio partito è la mia chiesa, e io credo di servire il Signore al meglio quando metto in pratica la volontà del mio partito, liberando il mio popolo oppresso dalle catene della schiavitù. Questo è il mio Vangelo.
What does Christianity mean today? National Socialism is a religion. All we lack is a religious genius capable of uprooting outmoded religious practices and putting new ones in their place. We lack traditions and ritual. One day soon National Socialism will be the religion of all Germans. My Party is my church, and I believe I serve the Lord best if I do his will, and liberate my oppressed people from the fetters of slavery. That is my gospel.[2]
Col rigore e con l'oggettività di noi tedeschi abbiamo sempre sopravvalutato il nemico, con l'eccezione in questo caso dei bolscevichi.[3]
[Sull'omelia del 3 agosto 1941 pronunciata dal Cardinale Clemens August von Galen] [...] l'attacco frontale più forte sferrato contro il nazismo in tutti gli anni della sua esistenza.[4]
L'essenza della propaganda consiste nel convincere le persone di un'idea in modo così sincero, così vitale... che vi si arrendono completamente e non riescono più a venirne fuori.[5]
La Chiesa cattolica seguita a portarsi vigliaccamente. Una quantità di pastorali sono così sfasate e insidiose da non potersi tollerare più. Pure per adesso non agiremo: faremo i conti a guerra finita![6]
Non basta sottomettere più o meno pacificamente le masse al nostro regime, inducendole ad assumere una posizione di neutralità nei confronti del regime. Vogliamo operare affinché dipendano da noi come da una droga.[8]
Per la politica il carattere conta molto più dell'intelligenza: è il coraggio che conquista il mondo![9]
Possiamo fare a meno del burro ma, nonostante tutto il nostro amore per la pace, non possiamo fare a meno di armi. Non si può sparare con il burro.[10]
Quale sarà la soluzione del problema ebraico? Si creerà un giorno uno stato ebraico in qualche paese del mondo? Lo si saprà a suo tempo. Ma è interessante notare che i paesi la cui opinione pubblica si agita in favore degli ebrei, rifiutano costantemente di accoglierli. Dicono che sono i pionieri della civiltà, che sono i geni della filosofia e della creazione artistica ma quando si chiede loro di accettare questi geni, chiudono le frontiere e dicono che non sanno che farsene. È un caso unico nella storia questo rifiuto di accogliere in casa propria dei geni.[11]
Quando questa guerra sarà finita vogliamo essere i padroni in Europa.[12]
Senza Mussolini, impossibile capire il fascismo, impossibile capire l'Italia contemporanea. Al principio e alla fine dell'evoluzione politica denominata fascismo sta Mussolini. Con Mussolini il fenomeno fascismo è entrato per la prima volta nel mondo fenomenico. A Mussolini il fascismo non deve solamente tutto il proprio nucleo ideale, bensì e inoltre la sua forma, struttura, organizzazione. In ogni espressione vivente dell'Italia contemporanea è impresso così, e profondamente, il sigillo inimitabile di codesta individualità di specie unica.[13]
Si potrebbe definire l'ebreo come un'incarnazione deviata del complesso d'inferiorità. Non lo si può colpire più profondamente che descrivendolo con la sua effettiva essenza. Chiamalo mascalzone, farabutto, mentitore, criminale, assassino e omicida. Tutto ciò lo toccherà appena, internamente. Guardalo calmo e severo per un breve tempo e digli: «tu sei proprio un giudeo!» e tu ti accorgerai con stupore come nello stesso istante egli diverrà insicuro, imbarazzato e consapevole della propria colpa.[14]
Intervista di Raffaello Romano, La Stampa, 7 aprile 1939.
Londra e Parigi trovano facile cianciare delle nazioni "nullatenenti" poiché Inghilterra e Francia vivono da secoli nei loro immensi imperi in grandissima ricchezza.
Gli Stati democratici non possono avere grande comprensione degli Stati "nullatenenti". Si comportano di fronte ad essi, come qualche volta si comporta il capitalista di fronte al proletario.
Con frasi moralizzanti non si aiutano affatto gli Stati poveri di materie prime.
Se oggi una nazione povera, ma dotata di grande energia vitale, richiede il suo diritto elementare di esistenza, ecco insorgere subito in tutti i paesi democratici l'ipocrito grido di "minaccia di guerra".
Gli Stati autoritari hanno dimostrato nella loro struttura, che la pace nazionale può essere assicurata soltanto dopo avere risolto le questioni sociali con largo senso di comprensione.
È vero che gli ebrei sanno magistralmente allarmare tutto il mondo con le loro grida isteriche; ma sempre quando principiano a gridare ed a piagnucolare, sono essi stessi a provocare maggiormente l'antisemitismo.
La Germania ha il solo interesse di esportare gli ebrei.
La Germania non vuole in nessun modo togliere il gusto dei propri ebrei agli Stati democratici.
Ogni Stato ha gli ebrei che si merita.
Egli si consacrò anima e corpo al Führer, passando sopra alle ragioni dell'intelletto, del libero arbitrio e della dignità. Poiché tale asservimento era un atto di volontà più che un atto di fede, esso si mantenne intatto fino alla fine attraverso tutte le vicissitudini. «Chi abbandona Adolf Hitler perde ogni ragione di vita», era solito dire. (Joachim Fest)
Forse vi domanderete come sia possibile che una nazione [la Germania] di sessantasei milioni di esseri intelligenti si voglia sottomettere ad uno straniero, un tappezziere austriaco [Adolf Hitler], e nemmeno molto in gamba a quanto mi dicono, e a pochi suoi simili come Goebbels e Göring che dettano ogni singolo gesto della vita del popolo germanico. (George William Mundelein)
Göbbels diceva nei suoi diari che le masse sono molto più primitive di quanto possiamo immaginare. (Sbatti il mostro in prima pagina)
Il 30 marzo 1933, il ministro della Propaganda in Germania, Joseph Goebbels, mi convocò nel suo ufficio [...] e mi propose di diventare una sorta di "Fuhrer" del cinema tedesco. Io allora gli dissi: «Signor Goebbels, forse lei non ne è a conoscenza, ma debbo confessarle che io sono di origini ebraiche» e lui: «Non faccia l'ingenuo signor Lang, siamo noi a decidere chi è ebreo e chi no!». Fuggii da Berlino quella notte stessa. (Fritz Lang)
In uno dei suoi primi discorsi, disse che quando gli si obiettava che anche l'ebreo era comunque un uomo, rispondeva che anche la pulce era un animale e un animale non piacevole dal quale bisogna difendersi.[15] (Ernst Nolte)
Quando nel 1933 giunse a Ginevra come rappresentante del Reich, la stampa locale pubblicò una caricatura che rappresentava un nano storpio dai capelli neri, con sotto la didascalia: «Chi è costui? Ma è nientemeno che il rappresentante di quella razza nordica, alta, sana, bionda e dagli occhi azzurri!». (Joachim Fest)
↑ Citato in Alberto Tagliati, Adolfo Hitler si mangia Carlo Marx, Historia, n. 244, Cino del Duca, 1978.
↑ Da Kampf um Berlin. Citato da Victor Klemperer, LTI – Notizbuch eines Philologen, Philipp Reclam Jr., Stuttgart, 2007, ISBN 978-3-15-20149-7, pag. 239
↑ Joseph Goebbels, Der Nazi-Sozi. Fragen und Antworten fur den Nationalsozialisten, München 1929, p. 8. [N.d.A.]