politico ed ex militare statunitense Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
John Forbes Kerry (1943 – vivente), uomo politico statunitense.
Le condizioni dell'esercito iracheno erano così patetiche che persino l'esercito italiano avrebbe potuto prenderli a calci nel sedere.[1]
[Sull'intervento dell'esercito egiziano che ha deposto l'ex presidente Mohamed Morsi.] Ai militari è stato chiesto di intervenire da milioni e milioni di persone, tutte spaventate di finire nel caos, nella violenza. E i militari non hanno preso il potere, secondo il nostro giudizio, finora. A governare il paese c'è un governo civile. In effetti, loro hanno ripristinato la democrazia.[2]
[Durante la guerra civile siriana] Il regime siriano ha qualcosa da nascondere. Il via libera agli ispettori è arrivato troppo tardi. Siamo in possesso di informazioni e le stiamo valutando insieme agli alleati.[4]
[Riferendosi all'uso di armi chimiche da parte del governo siriano che ha causato la morte di numerosi civili] Non è possibile giustificare l'uso di armi messe al bando da tutta la comunità internazionale, si tratta di qualcosa che dovrebbe colpire tutto il mondo. [...] L'uso di queste armi, come il tentativo di coprirne il ricorso, offende tutta l'umanità.[5]
[Durante la guerra civile siriana] In Siria c'è stato un attacco chimico su larga scala, indiscriminato e che ha scosso la coscienza del mondo. Le armi chimiche sono state usate e sappiamo che il regime le ha ed è determinato a eliminare l'opposizione da quei luoghi che sono stati oggetto dell'attacco. La tardiva decisione di permettere un accesso [agli ispettori delle Nazioni Unite] è fin troppo tardiva per essere credibile. Il presidente [Barack Obama] prenderà una decisione informata su come rispondere. Egli crede che chi ha fatto ciò ne sia ritenuto responsabile.[6]
Vogliamo una soluzione diplomatica, ma non possiamo chiudere gli occhi davanti ai carri armati che oltrepassano il confine dalla Russia verso l'Ucraina. Non possiamo chiudere gli occhi davanti ai soldati russi con uniformi senza identificazione che vanno oltreconfine e guidano battaglioni di cosiddetti separatisti.[7]
Siamo solidamente uniti nella nostra determinazione di fronteggiare le minacce della Corea del Nord, che con il suo atteggiamento recente ha dato prova di una indisponibilità ancora maggiore alla ragionevolezza e alla ripresa del dialogo sulla denuclearizzazione.[8]
2005, anno di speranze e soprattutto di nuovi propositi. Tutti i politici hanno fatto una promessa per il nuovo anno: John Kerry, ad esempio, ha promesso che quest'anno non perderà le elezioni presidenziali. (David Letterman)
Kerry non faceva di tutto per convincere la gente che tra liti e Bush non c'era molta differenza. Era così evidentemente un antipatico intellettuale, rappresentava così evidentemente e così esclusivamente tutto ciò che i cafoni del Sud odiano svisceratamente. E, per di più, commetteva il peccato più grave di tutti: esibiva dell'indecisione, ammetteva cioè in qualche modo lo scandalo più grosso di tutti: la realtà non è semplice. Credo che con Kerry sia emersa una reazione al clintonismo più deprimente: non distinguersi dall'avversario nemmeno per il taglio dei capelli. Fino a vincere al posto del nemico. Un comportamento geniale. Serve a far procedere i valori della destra anche con le gambe della sinistra. Fa venire in mente la vecchia gag dove un tizio prende un mucchio di schiaffi da uno che lo crede Gigi, ma furbescamente non gli rivela l'equivoco, perché intanto lui non è mica Gigi. (Flavio Baroncelli)