politico e generale ugandese (1925-2003) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Idi Amin Dada (1925 – 2003), politico, militare e dittatore ugandese.
Durante la guerra, se non hai cibo e il tuo fratello soldato è ferito, tanto vale ucciderlo e mangiarlo per sopravvivere.
In warfare, if you do not have food, and your fellow soldier is wounded, you may as well kill him and eat him to survive.[1]
Ho mangiato la carne umana. È molto salata, ancora più salata della carne di leopardo.
I have eaten human meat. It is very salty, even more salty than leopard meat.[1]
Gli americani e gli inglesi dicevano che ero pazzo perché non ero un loro lacchè. Le sembro pazzo io?[2]
Perché voi ministri venite sempre a lamentarvi dal presidente Amin? Siete degli stupidi. Se tu non hai denaro la soluzione è semplice: fai stampare altre banconote.[2]
Gestire una nazione è come gestire una grande azienda: devi pure darti un buon stipendio![2]
[Detto durante il suo soggiorno in Italia] Sono qui per promuovere il turismo in Uganda, il mio bellissimo paese. Invito personalmente tutti gli italiani a venire in Uganda per cacciare liberamente tutti gli elefanti e tutti i rinoceronti che desiderano.[2]
[Rivolto a Elisabetta II del Regno Unito in risposta alla domanda sul perché era in visita nel Regno Unito] In Uganda, maestà, è difficile trovare un paio di scarpe numero 48.[2]
[Rivolto a Richard Nixon durante lo scandalo di Watergate] Se il tuo paese non ti capisce, vieni da papà Amin che ti vuol bene. Un bacio su entrambe le guance.[2]
Quando la stabilità di una nazione è in pericolo, l'unica soluzione è purtroppo quella di imprigionare i capi dell'oposizione.[2]
Ultimamente ho riflettuto molto sull'Unione Sovietica e sulla Cina. Mi preoccupano. Vorrei vedervi felici. I vostri rapporti non sono amichevoli. Se avete bisogno di un mediatore sono disponibile.[2]
[Comunicato all'esercito israeliano durante la guerra del Kippur] Vi ordino di arrendervi.[2]
Esprimo il mio sostegno alla figura storica di Adolf Hitler, che ha fatto la guerra per unificare l'Europa e ha avuto l'unico torto di perderla.[2]
Tenuto conto del successo della rivoluzione economica in Uganda, ritengo di essere il candidato ideale alla direzione del Commonwealth al posto della Gran Bretagna, colpita da grave crisi economica.[2]
[Comunicato all'esercito turco durante l'occupazione di Cipro] Faccio richiesta dei vostri piani militari e dei filmati dello sbarco perché mi serviranno il giorno in cui il mio esercito attaccherà il Sudafrica.[2]
Sono un buon musulmano e oggi i miei unici interessi sono legati all'Islam.[2]
Io prima di tutto sono un atleta, un pugile. Se lo ricordi. Un pugile.[2]
[Riguardo Yoweri Museveni] [...] la deve smettere di screditarmi. Potrei anche invocare Dio onnipotente e pregare che gli accada qualcosa di male. E spero che la smetta di attaccare il Congo, di far uccidere africani da parte di africani.[2]
Ero forte come un toro. Ero un bravo soldato dell'esercito britannico. Ero il terrore dei Mau Mau. I miei ufficiali, tutti patrioti scozzesi, mi amavano.[2]
In qualsiasi paese, ci devono essere persone che devono morire. Esse sono i sacrifici che qualsiasi nazione deve fare per ottenere la legge e l'ordine.
In any country there must be people who have to die. They are the sacrifices any nation has to make to achieve law and order.[3]
[Rivolto a un consigliere] Voglio il tuo cuore. Voglio mangiarti i figli.
I want your heart. I want to eat your children.[3]
Li ho mangiati prima che essi potessero mangiare me.
Io stesso mi considero la figura più potente del mondo.
I myself consider myself the most powerful figure in the world.[3]
Mi piacciono i problemi: fanno lavorare il cervello.[4]
[Rivolto a Kenneth Kaunda] Al di là di leccaculo, burattino e megafono degli imperialisti, non riesco a trovare parole più adatte a descriverti.[4]
[Rivolto a Kenneth Kaunda] Mi domando se i tuoi sospiri e le tue lacrime non siano quelli di una donna frigida che non riesce a soddisfare il suo uomo.[4]
La folla che gioiva al rovescio di Obote si ricordava soprattutto dei suoi misfatti, ma anche della sua inerzia, della sua incompetenza e la sua impotenza politica nell'ora del bisogno. Indubbiamente, il tempo rivelerà una marea di ulteriori debolezze.
The masses who rejoiced at Obote's overthrow were remembering mostly his misdeeds, but also his inaction, inaptitude and political impotence at times of great need. Time will, without doubt, reveal more of his weakness galore.[5]
[Rivolto ai sostenitori di Milton Obote] Non andate volontariamente alle vostre tombe, poiché non c'è alcuna possibilità che il respinto Obote tornerà in Uganda come capo.
Don't volunteer to go to your graves – for there is no possibility that the rejected Obote will ever return to Uganda as a leader.[5]
Obote ha avuto cinque anni per governare questo paese dal 1962 e il 1967, ma si è concesso un'ulteriore periodo fino al gennaio del 1971. In quegli anni, molti ugandesi hanno ottenuto solo la miseria durante il regime di Obote.
Obote had five years to govern this country from 1962 to 1967 but offered himself a bonus up to January 1971. During those years many Ugandans gained nothing but misery out of the Obote regime.[5]
La corruzione nei regimi di Obote era così diffusa che era quasi data per scontata. I ministri, i presidenti dei parastatali e gli impiegati statali più ricchi possedevano flotte di macchine, bus, tantissime case per l'affitto, bar, distributori di benzina ecc. e Obote non chiese mai in nessun caso ai suoi uomini in che modo avessero accumulato questa ricchezza.
Corruption in Obote's regimes was so widespread that is was almost being taken for granted. Ministers, chairmen of parastatals and top public servants owned fleets of cars, buses, scores of houses for renting, bars, petrol stations etc. and Obote never in one single instance questioned any of his men as to the way they had acquired this wealth.[5]
La nostra posizione è che vogliamo ripulire questo paese in ogni suo aspetto, per poi organizzare elezioni totalmente libere e giuste, in cui chiunque in Uganda sarà libero di partecipare.
Our position is that we want to clean up this country in all its aspects, and then organise complete free and fair elections in which everybody in Uganda will be at liberty to take part.[5]
Se sono ancora vivo, Obote non tornerà come presidente dell'Uganda. Questo lo dovete sapere categoricamente. Potrà essere presidente a casa vostra, ma mai come presidente dell'Uganda.
If I am still alive, Obote will not come back as president of Uganda. This you must know very clearly. He can be a president in your own house but never as the president of Uganda.[5]
L'unità dell'Africa non è un fatto compiuto, né una conquista ormai consolidata, ma piuttosto un processo dinamico e una costante lotta quotidiana che dovrà essere continuata instancabilmente dagli stati membri e fino a quando l'uomo africano esista.
The unity of Africa is not an accomplished fact, an established achievement but rather a dynamic process and a constant daily struggle to be continued tirelessly by the member states and as long as the African man exists.[5]
Il mio governo riconobbe il ruolo delle donne nella costruzione dello Stato. Noi nel governo militare d'Uganda abbiamo dimostrato in pratica che non è un privilegio essere donna o uomo, ma che ambo i sessi debbono condividere alla pari la gestione degli affari del benessere statale.
My government recognised the role of women in nation-building. We in military government in Uganda have demonstrated in practice that it is not a privilege to be woman or a man but that both sexes must share equally the task of running the affairs of a state welfare.[5]
Prima della dichiarazione della guerra economica, la ricchezza del nostro paese era concentrata nelle tasche d'una manciata di persone, soprattutto asiatiche, che così monopolizzarono i nostri beni. La nostra ricchezza venne usata per provvedere a pochi non-cittadini ricchi che la sprecavano su stravaganze lussuose o lo inviavano all'estero.
Before the economic war was declared, the wealth of our country was concentrated in the pockets of a few people mainly Asians, thus monopolised our wealth. Our wealth used to provide for a few rich non-citizens who wasted it in luxurious extravaganza or dispatched it abroad.[5]
Patrice Lumumba è una stella splendente per tutta l'Africa. Il grande continente d'Africa gli deve tanto. È arrivato al punto di sacrificare la sua vita per la causa dell'Africa. Fin nel più lontano avvenire Lumumba verrà sempre ricordato dai veri figli e figlie d'Africa.
Patrice Lumumba is a shining star for Africa. The great continent of Africa owes a lot him. He went to the extent of giving his own life for the cause of Africa. Lumumba will for time immemorial always be remembered by true sons and daughters of Africa.[5]
Amin era e resta il primo presidente africano che abbia osato cacciare gli israeliani dal suo paese. (Mu'ammar Gheddafi)
Fra il 1971 e il 1973 migliaia di musulmani di origine asiatica fuggirono dall'Uganda dopo che Idi Amin Dada, generale e dittatore, aveva proclamato che l'Africa apparteneva ai neri. A noi della pelle olivastra furono concesse poche settimane per scegliere fra l'esilio e la morte. (Irshad Manji)
I tanzaniani furono condannati per aver spodestato il mostruoso Idi Amin? Certo che no! (John Pilger)
I suoi giudizi su Amin sono falsi, tutto ciò che lei dice su Amin è falso, frutto della propaganda sionista. Lei non sa nulla, voi occidentali non sapete nulla. (Mu'ammar Gheddafi)
Le brutalità di Idi Amin nell'Uganda erano state rivelate prima della sua caduta senza la minima possibilità di farle passare per qualcosa di diverso da una strage selvaggia su larga scala: eppure fu ignorata l'ipocrisia di quei capi che lo avevano eletto presidente dell'Organizzazione dell'unità africana, mentre si scagliavano strali morali contro l'Occidente. Gli studenti di Harvard chiedevano il boicottaggio dell'Unione del Sudafrica, non dell'Uganda o del Mozambico a regime comunista. In Sudafrica i neri sono relegati in determinate zone e hanno il divieto di praticare certe forme di fraternizzazione; in Uganda le teste di molti neri venivano pestate con i martelli, le loro gambe fatte a pezzi, e i prigionieri dovevano mangiare la carne dei compagni di cella prima di essere mandati a morte. Ma il risentimento di moda era contro l'apartheid, non contro la ferocia selvaggia. (Richard Nixon)
Era un uomo dall'energia inesauribile, sempre eccitato, sempre in movimento. Le rare volte che, in qualità di presidente, convocava una seduta del governo, era incapace di parteciparvi fino alla fine. Dopo un po' si stufava, balzava in piedi e se ne andava. I pensieri gli si accavallavano nella mente, parlava in modo caotico, non finiva mai una frase. Leggeva l'inglese con fatica, conosceva mediamente lo swahili. Possedeva bene il suo dialetto kakwa, che però nel paese era poco conosciuto. Ma erano precisamente questi limiti a renderlo popolare tra i bayaye: era uno di loro, sangue del loro sangue, carne della loro carne.
La forza di Amin stava nell'esercito. L'aveva creato sul modello coloniale, l'unico che conoscesse. I suoi membri provenivano perlopiù dalle piccole comunità di uno degli angoli più sperduti dell'Africa, la zona di frontiera tra il Sudan e l'Uganda. A differenza della popolazione autoctona del paese, che si serve delle lingue bantu, parlavano dialetti sudanesi. Rozzi e ignoranti, non riuscivano a intendersi con i locali. Ma lo scopo era proprio questo: dovevano sentirsi estranei, isolati, dipendere esclusivamente di Amin. Quando arrivavano in camion spargevano il panico, le strade si svuotavano, i villaggi si spopolavano. Selvaggi, scatenati, spesso ubriachi, i soldati razziavano quello che potevano e picchiavano chiunque capitasse loro sottomano. Senza un motivo, senza un perché.
Non si fidava di nessuno: nella sua cerchia nessuno sapeva mai dove avrebbe dormito quella notte o dove sarebbe stato l'indomani. Possedeva varie residenze in città, altre sul Lago Vittoria, altre ancora in provincia. Stabilire dove si trovasse era difficile e anche pericoloso. Era lui a cominciare con i sottoposti, lui a decidere con chi parlare e chi vedere. Per molta gente quegli incontri si concludevano in tragedia. Quando Amin cominciava a sospettare qualcuno, lo invitava a casa propria. Si mostrava simpatico, cordiale, offriva Coca-Cola. All'uscita l'ospite trovava ad attenderlo i carnefici, e nessuno ne sentiva più parlare.
Un tempo mi ero proposto di scrivere un libro su Amin perché Amin illustra alla perfezione il rapporto fra il crimine e l'assenza di cultura.
L'opinione pubblica internazionale si rivoltò contro Amin per sempre. Quando finalmente venne rovesciato nel 1979, la folla in festa si riversò sulle strade. Il suo regime ha ucciso più di 300 mila ugandesi ed espulso decine di migliaia di asiatici che avevano costruito per anni la loro casa in Uganda. Amin morì in esilio in Arabia Saudita il 16 agosto 2003. Nessuno sa se fosse questa la data dei suoi sogni.
La mia era una famiglia povera. Voglio che tu lo sappia. Mio padre mi abbandonò quando ero bambino. L'esercito inglese diventò casa mia, loro mi facevano pulire la cucina e pelare le patate e mi picchiavano. "Tira su questo muro, Amin. Scava questa latrina, Amin." E ora eccomi qua, il presidente dell'Uganda. E chi mi ha messo qui, eh? Proprio gli inglesi. (Idi Amin Dada)
Nelle campagne non si preoccupano nemmeno più di scavare le fosse, li danno direttamente in pasto ai coccodrilli. E qui a Kampala, proprio sotto il nostro naso, ha fatto fuori l'intera opposizione politica. Migliaia di soldati delle tribù Acholi e Langi. Ormai [Amin] non si cura neanche più di insabbiare le sue azioni.
Sei un bambino. È questa la cosa di te che fa paura.
Sì, è un po' imprevedibile. Ha la mano severa, l'unica cosa che questi africani capiscono davvero.
A causa della confusione seminata nel Paese da Obote, creando e perpetuando politiche di fazione e settarie, l'arrivo di Amin era stato popolare in tutto il Paese, non tanto perché piaceva alla gente, ma perché molti nutrivano un aspro risentimento nei confronti di Obote, specialmente in Buganda dopo che aveva rovesciato il Kabaka.
Con Amin, non era possibile fare neppure progressi limitati operando nel quadro del sistema perché era un assassino. Obote non manderebbe persone ad uccidere qualcuno per impadronirsi della sua casa - Amin sì.
In molti aspetti, Amin era un buon nemico d'avere perché era stupido. Togliendolo di mezzo attraverso l'assassinio, senza rovesciare il suo intero regime, potrebbe essere risultato nell'ascesa di qualcuno più intelligente, ma della stessa cricca reazionaria. Fu perciò nel nostro interesse conservare Amin fino al punto di sbarazzarci del suo intero regime. Gli errori frequenti di Amin erano i nostri alleati.
Pensavo che un giorno Amin avrebbe ucciso la mia famiglia semplicemente perché erano miei parenti - ecco come il regime di Amin si comportava.
Sebbene Amin disponesse d'un esercito di ventimila uomini, non lo vidi mai lanciare un attacco delle dimensioni di una brigata. Lanciava confusamente attacchi delle dimensioni di un battaglione, nella speranza che il nemico semplicemente fuggisse. Gli eserciti africani creati dai colonialisti erano adeguati fintanto che avevano ufficiali europei ad occuparsi di tutta pianificazione e strategia.
È ironico che dopo tutte le solenni affermazioni da parte dei leader del cosiddetto mondo civilizzato sull'orrore e le atrocità commesse da Hitler durante la Seconda guerra mondiale, nessun capo d'una grande potenza si sentì obbligato a porre fine a simili atrocità commesse dal mostro in Uganda nell'ultimo quarto del ventesimo secolo.
Sappiamo tutti che quando Amin intraprese la sua missione diabolica di uccidere i cittadini dell'Uganda per la prima volta, pose l'accento sulla necessità di uccidere i soldati provenienti da Acholi e Lango. Non ci volle molto per estendere la sua mostruosa missione a tutte le tribù dell'Uganda. La lezione è chiara: la distruzione dell'intero corpo è facilitata quando uno rompe le righe.
Sono umilmente qui davanti a voi in un paese che è stato devastato, saccheggiato e spogliato per più di otto anni dal regime brutale e mostruoso di Idi Amin. Sono pienamente consapevole della sofferenza e la miseria indescrivibile inflitta al nostro popolo dal mostro Amin e i suoi seguaci. I suoi tentativi di schiavizzare l'intera nazione, di brutalizzare e torturare un numero infinito di persone del nostro popolo col sostegno di traditori, mercenari e altri agenti stranieri hanno lasciato una cicatrice sul nostro paese che non sarà facile cancellare.
Idi Amin Dada non invitò mai osservatori sul rispetto dei diritti umani, probabilmente gli era completamente ignoto il concetto stesso...
Il tiranno che avrebbe devastato l'Uganda, il despota che avrebbe ucciso migliaia di sudditi, era ritenuto dai suoi superiori un esempio di disciplina e d'obbedienza all'ordine coloniale. Altri meriti non ne aveva e non gli erano nemmeno richiesti. Le autorità non si presero neppure la briga d'insegnarli un inglese minimamente corretto. Era sufficiente capire quattro ordini. Neanche quando arrivò alla presidenza Amin perse tempo a migliorare il proprio inglese. Gli bastava soltanto impartire quattro ordini.
La struttura fisica d'Idi Amin era impressionante: dotato di una stazza proporzionale alla sua altezza d'un metro e novanta, per nove anni consecutivi detiene il titolo di pugilato dell'Uganda nella categoria dei pesi massimi. Tre solchi verticali gli ornavano la fronte. Quando era in preda di uno dei suoi abituali attacchi di rabbia, le cicatrici gli si gonfiavano fino a diventare d'un rosso intenso rendendo ancora più truce il suo aspetto.
Obote divenne lo sponsor politico di Idi Amin. La sua carriera militare fu quindi fulminea mentre faceva il lavoro sporco, vale a dire terrorizzare o liquidare i nemici del presidente. Sembra per ora inconfutabile che Obote abbia commesso un errore classico. Quando ti avvali di un cane per eliminare i lupi, il cane alla fine, dopo aver fatto fuori tanti lupi, diventa peggio di tutto il branco.
Amin era l'africano più famoso della storia fino alla scarcerazione di Nelson Mandela – letteralmente nessuno era più conosciuto nell'occidente di lui – e credo che questo è perché la gente lo ha sempre trovato affascinante.
Infine, c'era un elemento piuttosto seducente in lui che lo rendeva più pericoloso, più terrificante, e più minaccioso.
Penso che era un mostro, ma credo che era un mostro complesso, e vederlo in questo ambito non solo rende più interessante il dramma... Non era un semplice assassino di tante persone. C'era un fascino.
Prima di cominciare, tutto ciò che avevo era questa immagine d'un dittatore che stava ammazzando tutta questa gente, ed è vero. [...] Tutta quella gente morì durante il suo regime. Ma dopo aver fatto tutte le ricerche, cominciai a vedere gli altri aspetti.
1 2 Citato in Henry Kyemba, State of Blood: The inside story of Idi Amin's reign of fear, Corgi, 1977, p. 110
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 Citato in Riccardo Orizio, Parola del diavolo. Sulle tracce degli ex dittatori, Editori Laterza, RomaBari, 2002, pp. 5-28.
1 2 3 4 (EN) Citato in Idi Amin in quotes, BBC News, 16 agosto 2003.
1 2 3 Citato in Albert Sánchez Piñol, Pagliacci e mostri. Storia tragicomica di otto dittattori africani, Libri Scheiwiller, 2009.
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 (EN) Citato in Uganda: Obote and Amin's Most Memorable Quotes, Allafrica, 29 maggio 2017.