filosofo, poeta e critico letterario svizzero Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Henri-Frédéric Amiel (1821 – 1881), filosofo, poeta e critico letterario svizzero.
Il dovere ha la virtù di farci sentir la realtà del mondo positivo, pur distaccandocene.[1] (I, 10)
Niuna cosa definisce meglio il carattere d'un uomo quanto la maniera con la quale si comporta con gli sciocchi.[2] (I, 94)
Il genio latente è solo una presunzione. Quanto può essere, deve divenire: e quanto non diviene, non era nulla.[3] (I, 158)
Senza passione l'uomo è solo una forza latente, una possibilità, come un sasso che aspetti l'urto del ferro per gettare scintille.[4] (I, 202)
Lo spirito serve bene a tutto, ma non basta a niente.[5] (II, 17)
Colui che teme sempre di essere ingannato, non potrà mai diventar magnanimo.[6] (II, 40)
La pace psicologica, l'accordo perfetto ma virtuale, non è che zero, potenza di tutti i numeri: essa non è la pace morale, vittoriosa di tutti i mali, provata, reale, positiva, e capace di sfidar ogni tempesta. La pace di fatto non è la pace di principio. Vi son due felicità, quella di natura e quella di conquista; due equilibri, quello della Grecia e quello di Nazareth: due regni, quello dell'uomo naturale e quello dell'uomo rigenerato.[7] (II, 60)
Che cosa è la pazzia? È l'illusione alla seconda potenza. Il buon senso stabilisce rapporti regolari, un «modus vivendi» fra le cose, gli uomini e se stesso ed ha l'illusione di attingere la virtù stabile, il fatto eterno. La demenza non scorge neppure ciò che vede il buon senso ed ha l'illusione di veder meglio. Il buon senso confonde il fatto d'esperienza col fatto necessario e prende in buona fede quel che è per misura di ciò che può essere; la follia non percepisce più la differenza tra quel che è e quel che essa imagina; confonde il suo sogno con la realtà.[8] (II, 144)
Saper invecchiare è il capolavoro della saggezza, e una delle cose più difficili nell'arte difficilissima della vita. (II, 181)[9]
Conoscere è un atto. La scienza appartiene dunque all'ambito della morale. Agire è seguire un pensiero. La morale appartiene dunque al campo della scienza. (19 febbraio 1849)[10]
Le masse saranno sempre al di sotto della media. La maggiore età si abbasserà, la barriera del sesso cadrà, e la democrazia arriverà all'assurdo rimettendo la decisione intorno alle cose più grandi ai più incapaci. Sarà la punizione del suo principio astratto dell'Uguaglianza, che dispensa l'ignorante di istruirsi, l'imbecille di giudicarsi, il bambino di essere uomo e il delinquente di correggersi. Il diritto pubblico fondato sull'uguaglianza andrà in pezzi a causa delle sue conseguenze. Perché non riconosce la disuguaglianza di valore, di merito, di esperienza, cioè la fatica individuale: culminerà nel trionfo della feccia e dell'appiattimento. L'adorazione delle apparenze si paga. (12 giugno 1871)[11]
Il destino ha due modi per distruggerci, negare i nostri desideri o realizzarli. (10 aprile 1881)
La destinée a deux manières de nous briser: en se refusant à nos désirs et en les accomplissant.
Fare facilmente ciò che gli altri trovano difficile è talento; fare ciò che è impossibile al talento è genio.[12]
Guarda due volte per veder giusto, guarda una volta sola per veder bello.[12]
L'abitudine è una massima vivente diventata istinto e carne.[12]
La somma dei dolori possibili per ogni anima è proporzionale al suo grado di perfezione.[12]
La verità pura non può essere assimilata dalla folla: si deve propagare per contagio.[12]
Lo charme: ciò che negli altri ci rende più soddisfatti di noi stessi.[12]
Mille cose avanzano, novecentonovantotto regrediscono: questo è il progresso.
Mille choses avancent, neuf cent quatre-vingt dix-huit reculent; c’est là le progrès.[14]
Se l'ignoranza e la passione sono i nemici della moralità nel popolo, bisogna anche confessare che l'indifferenza morale è la malattia delle classi colte.[12]