compositore tedesco Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Hans Werner Henze (1926 – 2012), scrittore e compositore tedesco.
È stata una specie di rivoluzione dalla quale ha avuto inizio tutto il mio nuovo corso musicale, che fin'oggi ho sviluppato con l'intento di concentrarmi sulle mie forze creative, ma non so se i critici ne sono convinti. Essi dicono troppo spesso che la mia musica rivela un ritorno alla scuola viennese, particolarmente all'espressionismo di Schönberg, come ha detto il critico del «Times», ascoltando la mia cantata drammatica «Versuch über Schweine». (citato in Ester Dinacci Realtà della Germania, ESI, Napoli 1970)
Era sera quando arrivai in città. Una sagra era stata allestita lungo tutta via Caracciolo e Posillipo, con tamburi, pifferi e tarantelle. Più tardi i fuochi d'artificio illuminarono l'intero golfo. Non avevo più visto niente di così spettacolare dai bombardamenti notturni dei primi anni quaranta. Ho capito, allora, come luci e saette non siano sempre messaggeri di morte, ma possano invece rappresentare un rituale incantatorio grazie al quale cacciare i demoni ed esorcizzare la malasorte. Mi sentivo a mio agio, completamente solo, anonimo e libero tra migliaia di anonimi e liberi stranieri.[1]
[Il paesaggio sonoro di Napoli] Da sempre la città è piena di misteriosi rumori, di stridulo chiasso, di suoni inquietanti, e sembra che tutto questo sia collegato al canto, si origini dal canto e sfoci nel canto. In realtà tutto inizia con il parlare. Non un parlare in senso europeo, ma un accavallarsi continuo di tutte le possibili tonalità, sempre tendenti a modularsi in canto: tenerezza, dolcezza, il tono rauco e basso della lingua dei pescatori, la cadenza dei tassisti, il pathos dei Commendatori[2]il sospiro, l'adulazione e la maldicenza dei Cavalieri[2], qua il bisbiglio degli spacciatori di droga là il discorso tenero e affettuoso degli amanti. Poi tutto si tramuta in urlo: le corde vocali si tendono come le corde di un arco, ed ecco l'urlo che scocca nell'aria. Come uno sparo perfora lo strato latteo e appiccicoso del brusio prodotto dalle voci di migliaia di persone. I monelli che sghignazzano, la madre che strilla, il commerciante di cravatte, gli acquaioli, i venditori di fichi d'india, di ostriche, di segatura, di piedi di porco, di giornali; e tutti quelli che spingono per le strade i loro carri senza tempo, ciascuno col proprio grido, tre o quattro toni, ripresi letteralmente dai Greci e dai Mori. È una sinfonia di voci, con trilli, cadenze, ora nitide e definite, quasi eleganti, ora furiose e indignate, come le urla disperate di un moribondo. Di nuovo poi fantasiose modulazioni, impetuose o carezzevoli, nostalgici fremiti della vita, del tempo, voci che sembrano gareggiare, che si sovrappongono.[3]
Il compositore tedesco Henze vince il «Nobel» delle arti: «Nella musica cerco il mistero», Corriere della Sera, 26 ottobre 2000
Ho sempre avuto un rapporto col passato, dal contrappunto al sinfonismo. Un compositore tedesco diceva: "Andrei con piacere in Italia, ma ho paura di finire come Henze, a scrivere musica cantabile". Non è vero, ma il clima era questo. Boulez era molto severo, chi non aveva vissuto l'esperienza di Webern, o scriveva in do maggiore, veniva radiato. È un bene che non ci siano più divisioni ideologiche, però molti sono in difficoltà. Penso a Steve Reich. Il minimalismo s'è rivelato una prigione.
Nella musica cerco il mistero. Se non ci fosse in me una certa soddisfazione, direi una menzogna.
Non siamo nati per soffrire. Una volta i compositori erano artigiani, dovremmo guadagnarci il pane col nostro lavoro. E le ricerche... Succede che si cerca nel vuoto perché non c'è più molto da trovare.
Suonavo il piano senza conoscere le note, i miei genitori dicevano che era poco serio. Erano preoccupati, non potevano immaginare che un giorno sarei stato ricevuto dall'imperatore giapponese. Era il 1942.
Henze: con me il tenore canta da cane, Corriere della sera, 23 dicembre 2009
È da quarant'anni che volevo farne un'opera [Immolazione]. Ci sono molti aspetti che mi colpiscono, il più importante è l'amore per gli animali e il sacrificio.
[Immolazione] Le note sono ispirate proprio alle voci dei cani. I cani inventano delle lingue. Uno dei miei tre cani parla il tedesco, almeno pensa di parlare in tedesco. Si rattrista se non trova l'eco desiderata.
Io ero considerato sia tradizionalista che innovatore, non ero ubbidiente alle leggi del giorno. Franco Evangelisti (compositore) diceva: "A chi piace la musica di Henze tolgo il saluto". Potrei dire, giocando, che molti mi avversavano abbaiando come cani. Stockhausen, Boulez. E il filosofo e musicologo Thomas Adorno. Diceva che la mia musica era bella ma troppo ordinata. La musica per lui doveva essere caotica. Io dico che è caotica quando è scritta male
La luce di Roma nella mia musica, Corriere della sera, 14 febbraio 2010
[Elsa Morante] Era il mio punto di riferimento, coi suoi begli occhi miopi che tradivano i sentimenti, musicai una sua poesia d' amore, Alibi, purtroppo litigammo e lei era radicale in questi "divorzi".
Il senso etico me lo porto dietro, credo che un artista moderno debba occuparsi dei problemi della società, un musicista deve aprire il cuore per renderci migliori.
[Luchino Visconti] Incarnava lo charme, volendo, poteva essere molto violento e aggressivo, era circondato da gente piena di splendore e arroganza, mi sentivo fuori posto.
Una volta i compositori erano artigiani, come i falegnami o i sarti. Dovremmo anche noi guadagnarci il pane col nostro lavoro.
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[Su Versuch über Schweine] Si esprime in toni forti e urtanti; forse il suo scopo è raggiunto. (Stanley Sadie)
↑ Da Canti di viaggio. Una vita, a cura di G. Fournier-Facio, M. Kerstan ed E. Minetti, traduzione di L. Bramani, C. Marinelli e G. Cospito, Il Saggiatore, Milano, 2016, pp. 206-207. ISBN 9788842822745
↑ Citato in Claudio Corvino, Napoli come non l'avete mai sentita: le voci della strada, le musiche della tradizione, i rumori di una città pulsante di vita, Newton Compton editori, Roma, 2019, p. 160. ISBN 978-88-227-3730-4