Se il multiculturalismo non piace a qualcuno, il monoculturalismo – di qualsiasi tipo – è molto peggio.[4]
Una volta Dio ci guardava dall'alto, ora a guardarci sono solo le telecamere.[5]
Da La fabbrica dello spirito
Internazionale, n. 615, 4 novembre 2005.
Ed è in questi termini che oggi vediamo la politica: il tentativo di escludere la possibilità di altre identità, di dire alle persone di colore diverso come devono essere. Così reagisce l’Europa. Il razzismo può assumere molte forme, e questa è una di quelle. Dal razzismo può nascere il predominio autoritario. Se cominciamo a dire alle persone chi pensiamo che dovrebbero essere, potremmo finire per costringerle a essere qualcosa che non vogliono. E questo tipo di coercizione è molto pericoloso. (p. 74)
Quando ero piccolo non c’era solo il fastidio di essere considerato una curiosità del quartiere, dai compagni di scuola e dai loro genitori. Mi facevano strane domande: non mi chiedevano soltanto da dove venivo, ma anche da dove venivo in realtà e come ci si sentiva a essere meticcio. Volevano sapere da che parte stavo e se sapevo chi ero. L’unica risposta sensata era che avevo avuto un’idea abbastanza chiara su chi ero fino a quando loro non avevano cominciato a farmi quelle domande. Come se queste nuove identità miste fossero un problema mio e non riflettessero i dubbi e le insicurezze sociali delle persone che mi interrogavano. (p. 74)
Se qualcuno ci sembra troppo strano o troppo diverso, è come se dimenticassimo che anche noi siamo estranei, anche a noi stessi. (p. 74)
È finita. Ma forse la qualità di un amore non si misura dalla sua durata.
E il silenzio, come l'oscurità, può essere gentile.
È meglio avere paura delle cose che esserne annoiato, e la vita senza amore è una noia unica.
Essere capaci di sopportare la propria mente, di aspettare mentre la tempesta interiore di pensieri intollerabili si scatena, per poi restare a contemplare i resti con qualche speranza di capire quello che è successo, [...] per non commettere più gli stessi sbagli, [...] per non lasciare che questo sia un "esperimento", ma sia ciò che aspettavo da sempre.
Ho cercato di convincermi che lasciare delle persone non è la cosa peggiore che puoi fare loro. Può risultare triste, ma non deve obbligatoriamente essere una tragedia. Se non si lasciasse niente o nessuno, non ci sarebbe spazio per il nuovo.
Ho paura della solitudine, e ho paura delle altre persone, e ho paura...
Il mondo è fatto della nostra immaginazione; i nostri occhi lo animano, le nostre mani gli danno forma. Volere qualcosa lo fa crescere rigoglioso; il senso è quello che ci metti dentro, non quello che ne estrai. Puoi vedere solo quello che sei propenso a vedere, e niente di più. Siamo solo noi che dobbiamo creare il nuovo.
Ma detestare qualcuno è logorante; odiare significa soffocare se stessi interminabilmente.
No, non sarà mai possibile. Fare del male a qualcuno è un gesto di riluttante intimità.
Perché le parole sono come azioni e fanno accadere le cose. Una volta che sono uscite dalla bocca non puoi più farle rientrare.
Quanta poca chiarezza c'è quando ti guardi intorno! Abbiamo bisogno di usare la nostra incertezza per rendere tutto indistinto. Che balletto eccessivo e pauroso, come se tutti i nostri sentimenti fossero armi che possono uccidere, e le parole proiettili.
Quanto è sconvolgente il desiderio! È un diavolo che non dorme mai, che non sta mai fermo! Il desiderio è insolente e non si conforma ai nostri ideali: questo è il motivo per cui ne abbiamo così bisogno. Il desiderio si fa beffe di ogni sforzo umano e lo rende degno. Il desiderio è il vero e anarchico agente segreto: non c'è da meravigliarsi che la gente voglia arrestarlo e rinchiuderlo in un posto sicuro. Ma proprio quando crediamo di averlo sotto controllo, il desiderio ci tradisce o ci riempie di speranza. Il desiderio mi fa ridere, perché ci fa diventare tutti pazzi!
Se non si lasciasse niente o nessuno, non ci sarebbe spazio per il nuovo. Naturalmente andare avanti è un'infedeltà verso gli altri, verso il passato, verso una vecchia nozione di se stessi. Forse ogni giorno dovrebbe prevedere almeno un'infedeltà essenziale o un tradimento necessario. Sarebbe un atto ottimista, un atto di speranza, che garantisce fiducia nel futuro, la prova che le cose possono essere non solo differenti, ma migliori.
Scegliere qualcuno vuole dire scoprire un'intera vita. E significa invitare gli altri a scoprire te!
Uno commette errori, si lascia fuorviare, fa delle digressioni. Se una persona riuscisse a vedere la propria lenta e tortuosa avanzata come una sorta di esperimento, senza sperare in un'impossibile sicurezza – niente di interessante succede senza osare – si potrebbe raggiungere un qualche tipo di quiete. Naturalmente puoi fare esperimenti con la tua vita. Ma forse non dovresti farne con quella degli altri.
Non avevo mai significato molto per lei. Non ero stato un fallimento importante.
Probabilmente non si smette mai di sentirsi bambini di otto anni davanti ai propri genitori.
↑ Da La donna che svenne, Internazionale, n. 1004, 14 giugno 2013, p. 85.
↑ Da Kama sutra senza peccato, Internazionale, n. 885, 18 febbraio 2011, p. 91.
↑ Da Toc toc, sono Enoch, Internazionale, n. 1087, 30 gennaio 2015, p. 86.
↑ Da Il carnevale della cultura, Internazionale, n. 610, 30 settembre 2005, p. 75.
↑ Da Lo shopping e i mullah, Internazionale, n. 676, 19 gennaio 2007, p. 53.
↑ Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, Incipit, Skira, 2018. ISBN 9788857238937
Hanif Kureishi, Nell'intimità, traduzione di Ivan Cotroneo, Bompiani, 1999.
Hanif Kureishi, Il Budda delle periferie, traduzione di Ivan Cotroneo, Bompiani, 2003.