[Sulla logica aristotelica] Questa logica avanza sempre sul concreto, è intelligenza e insieme sempre sensibilità, sentimento, esperienza: tutte cose realmente distinte dall'intelligenza razionale, ma sempre con essa realmente unite. È intelligenza e sempre insieme buonsenso, cioè senso comune ed elementare (logica elementare). E lo è sempre anche nelle sue speculazioni più audaci e alte. È sempre, anche lassù, controllata dall'ironia, che è il principio di avvertenza della contraddizione. Può dunque essere geniale e nel contempo umile.[1]
Nelle pagine di questo libro chi leggerà troverà una sfida che il teismo di sempre, specie cristiano, lancia agli ateisimi scaturiti dall'illuminismo, alcuni dei quali, in certe forme e dopo metamorfosi varie, non sembrano affatto estinti.
Citazioni
Anche il panteismo è ateismo, perché dire che tutto è Dio è lo stesso che dire che Dio non è.
Chi può a priori sentenziare o decidere che è assurdo, cioè in sé contraddittorio, un Dio onnipotente, in ogni senso infinito, anche come amore, che per amore ha voluto il mondo affinché altri esseri potessero avere un giorno parte al suo bene divino?
Il teismo, specie quello cristiano, non attacca gli atei, ma semmai li chiama, porge loro annunci o tutt'al più avvisi di garanzia.
Kafka è, almeno fra i non cattolici, una mosca bianca nel cielo del Novecento letterario e culturale postcristiano illuministico.
Kafka è un maestro di disperazione e di nichilismo, ma unicamente nel senso che ne è un grande diagnostico, un appassionato inquisitore e denunciatore.
L'ateismo vorrebbe sostituire la fede in un mistero con la fede, più difficile ancora, in un assurdo.
La libertè[illuministica] che si persegue è unicamente la libertà (liberale) da ostacoli, imposizioni, coazioni, e non la libertà di scelta tra bene e male con annessa responsabilità.
La sfida della grande poesia è il male più brutto, il male tragico, l'irreparabile perdizione o distruzione o condanna dell'innocente.
Non la bellezza ma la giustizia, e la passione per essa, è quanto muove radicalmente la penna, è l'anima che incalza l'anima dei grandi poeti.
Padre Guido Sommavilla, letterato e filosofo, morto nel mese di settembre a 87 anni, era anzitutto un gesuita. Di quelli antichi, dalla grande formazione, che potevano occuparsi di politica oppure di paleontologia, mantenevano però salda la loro appartenenza e non mancavano mai di far seguire alla loro firma SI: Societatis Iesu, della Compagnia di Gesù. (Elio Guerriero)