Gli Argonauti, film mitologico del 1963 diretto da Don Chaffey.
Pelia: Allora? Oracolo: Zeus, re degli dèi dell'Olimpo, componi le ceneri perché io possa leggere il futuro! Io vedo un grande albero ai confini del mondo, e dai suoi rami pende la pelle villosa di un grande montone, ed essa risplende, poiché è un dono degli dèi. È un vello d'oro. Pelia: Non perdere tempo in astrusi responsi! Dimmi di stanotte. Oracolo: Pelia, tu vincerai stanotte. Tu conquisterai il regno di Tessaglia. Ucciderai il suo re, Aristo, e ne porterai la corona. E tutto questo tu farai senza rischio ne ferite, poiché è Zeus che lo comanda. Pelia: Se è vero che Zeus mi protegge, questa... [snuda la spada] Questa non mi serve più, e perciò io la metto ora sul fuoco in offerta agli dèi. Oracolo: Pelia! La profezia dice sì, che tu conquisterai il trono di Aristo, ma che poi, per volere di Zeus, ti sarà ritolto da un figlio di Aristo. Pelia: [Riprende di fretta la spada] E allora Aristo non avrà figli. Oracolo: Egli ne ha tre, Pelia: due figlie, Filomena e Briseide, e un figlio, Giasone. Pelia: Se è così, due figlie e un figlio moriranno stanotte.
Anche gli dèi a volte discutono fra di loro. E allora furiosi turbini fanno cadere i templi. (Oracolo/Ermes)
Gli dèi non rispondono a chi li invoca, tantomeno risponderanno a me che non li invoco. (Giasone)
Era, mia cara, tu devi imparare a giocare senza barare, oppure perdere con grazia. (Zeus)
Io dirò a tutti i costruttori di navi che un carico ricchissimo è pronto nella Colchide. Il vello d'oro vale tutto un reame, ma dirò loro che ci vuole una nave eccezionale per un simile viaggio. Gli atleti greci sono orgogliosi e io dirò che solo i migliori verranno con me nel viaggio più pericoloso della storia. Bandirò delle gare e chiamerò tutti gli atleti più famosi della Grecia. Saranno i giochi più grandiosi del mondo... se gli dèi non vorranno diversamente. (Giasone)
È proprio vero che chi meno invoca gli dèi, più li onora. (Zeus)
Oh Zeus, io sono un peccatore. Non ho mai cercato di negarlo, io. Però non ho peccato tutti i giorni. E allora perché tu mi punisci tutti i giorni? (Fineo)
I nostri dèi sono spietati. Mi faccio a meno degli dèi! (Giasone)
Risorgete, voi tutti che foste uccisi dall'idra. Uscite dalle vostre tombe e vendicateci. Chiunque tenta di rubare il vello deve morire. (Re Eeta)
Pelia: Sei sacerdotessa? Sacerdotessa: Io servo gli dèi. Pelia: Allora dimmi: Briseide ha invocato la protezione di Era? Sacerdotessa: L'ha invocata. Pelia: E la dea ha udito la sua preghiera? Sacerdotessa: Sì. Pelia: Allora prega per me. [Uccide Briseide] È questo il volere di Zeus. Sacerdotessa: Non è il volere di Zeus. È il tuo volere. Zeus ti ha donato un regno. Tutto il resto sarà opera tua. Gli dèi ti hanno abbandonato, Pelia. Incontrerai un uomo con un sandalo solo e gli dèi non ti proteggeranno da lui. Pelia: Un uomo con un sandalo solo? Sacerdotessa: Il bambino che ti è sfuggito: Giasone. Pelia: E perché non mi è stata detta tutta la profezia? Perché Zeus mi ha fatto uccidere questa donna quando bastava che io uccidessi Giasone? Sacerdotessa: Non è Zeus che fa fare agli uomini quello che tu hai fatto. Lo fanno gli uomini perché vogliono farlo. Gli dèi li giudicano dalle azioni che essi compiono liberamente.
Era: Zeus, mio divino sposo, hai per caso ordinato la profanazione del mio tempio in Tessaglia? Zeus: Il solo responsabile è Pelia. Non soddisfatto del trono di Tessaglia che io gli avevo donato, non voleva più perderlo come io ho stabilito. Capisco che tu sia offesa mia cara, ma non ti corrucciare. Il figlio di Aristo si è salvato e ti vendicherà. Era: Come? Zeus: Dovresti avere ormai capito che io non stabilisco mai i particolari. Era: È proprio per questa ragione una ragazza è stata uccisa inutilmente e il mio tempio è stato profanato. Voglio aiutare Giasone. Zeus: No. Aiuta Filomena se vuoi, che è una bambina. Ma il resto riguarda me. Era: No! Voglio aiutare Giasone. Zeus: E va bene. Quante volte la figlia di Aristo, Briseide, ti ha invocato per nome? Era: Cinque. Zeus: Allora potrai aiutarne il fratello cinque volte. Cinque volte sole potrai aiutarlo nella sua lotta contro Pelia, e questa è la mia volontà.
Pelia: Non mi hai ancora detto il tuo nome. Giasone: Sono Giasone, legittimo re di Tessaglia. Un soldato di mio padre mi salvò e mi ha allevato in esilio, e sono qui a reclamare il mio trono. Pelia: Sono vent'anni che ti stiamo aspettando. Giasone: E in questi vent'anni Pelia ha fatto del mio regno una nazione di schiavi, della terra felice che era. Tu dovrai aiutarmi. Pelia: Quando tuo padre difendeva il suo trono, c'ero là io a combattere con lui. Giasone: Ora sarebbe inutile combattere. Non basta, altrimenti lo farei subito. Al popolo non è sufficiente un capo. Prima di tutto bisogna ridargli la fede negli dèi. Ci vorrebbe un miracolo. Pelia: E dove lo troverai questo miracolo? Giasone: Si parla di un albero ai confini del mondo, e appeso ai suoi rami c'è un vello d'oro. Pelia: Anche qui si è risaputo. Ma non si sa dove si trovi, e dicono che sia un dono degli dèi. Giasone: Ha il potere di guarire e di assicurare la pace e la prosperità ai popoli. Se io potessi impadronirmene e portarlo qui la gente riacquisterebbe coraggio e dimenticherebbe gli anni di schiavitù. Non si sentirebbe più abbandonato dagli dèi e torneremo ad essere un popolo forte com'eravamo prima che il tiranno Pelia uccidesse mio padre. Pelia: Giasone, accetta il mio consiglio: va prima in cerca del vello d'oro. Non ti rivelare subito a Pelia. Costruisci la nave e trova la ciurma. E quando avrai questo vello, allora e solo allora ritorna a uccidere Pelia.
Zeus: Ah, Giasone è venuto all'Olimpo, finalmente. Gli uomini ricorrono agli dèi solo se vogliono qualcosa. Ma a te l'ha dovuto suggerire Ermes. Giasone: Non pensavo che un mortale potesse chiedere aiuto agli dèi, e ottenerlo soprattutto. Zeus: Beh, almeno sei sincero, il che si può dire di ben pochi mortali. Ma cos'è che vuoi? Una nave? Una ciurma? Giasone: No. Sono cose che troverò da me. Zeus: Ah. E che cosa userai al posto del denaro? Giasone: I cuori degli uomini.
Ercole: Voglio venire con voi, Giasone. Dimmi quale campione devo battere. Giasone: Nessuno. So che ci batteresti tutti.
Ila: Ercole! Ercole: Sì? Ila: Io mi chiamo Ila, e sono arrivato troppo tardi per prendere parte alle gare. Ma ho pensato che se io ti battessi in qualche cosa, Giasone non potrebbe rifiutarsi di prendermi. In fin dei conti, ci vuole il cervello oltre che i muscoli.
Giasone: Toccheremo terra a mezzogiorno e potrete riempirvi lo stomaco, così la finirete di brontolare. Una cosa, però: potrete prendere cibo e acqua, ma nient'altro. [Fissa Ercole] Assolutamente nient'altro. Ercole: Non vorrai parlare delle donne? Giasone: Se ce ne sono sull'isola, neanche quelle. Ercole: Se trovo una dai fianchi colmi e del cuore ardente, che nessuno si provi a fermarmi. Giasone: Lo farà Talos. Ercole: E chi è Talos? C'è un uomo capace di battermi su quell'isola? Giasone: Non ho detto che è un uomo.
Era: Giasone ha detto che lui può farne a meno degli dèi e lo lasci vivere? Zeus: Se dovessi punire tutti i bestemmiatori, perderei una gran parte di quelli che credono in me. Era: Tu sei il dio di molti uomini, ma se questi uomini non credono più in te, tu non sei più niente. Zeus: Tu sai capire questo, eppure non mi abbandoni. Era: Credi che sia un segno di debolezza? Zeus: Non mi dispiace, ma è quasi umano.
Era: Sarai convinto della mia abilità di giocatrice, spero. Zeus: Ma dove vai? Era: Non è forse finita la partita? Zeus: Non è affatto finita. [Era vede, disgustata, Giasone e Medea che si baciano] Zeus: Per il momento congediamo loro questo bel mare, il vento propizio e l'amore. La ragazza è bella, e io sono sensibile a queste cose. Ma per Giasone ho in serbo altre avventure. Non ho nemmeno incominciato, si può dire. Continueremo la nostra partita un'altra volta.
Jason and the Argonauts (Gli argonauti, 1963, diretto da Don Chaffey) è una pellicola bellissima, affascinante, che Harryhausen stesso considera ancora oggi come il suo film migliore. Però Gli argonauti è uscito nei cinema quando ormai la gente si era stancata del filone mitologico e quindi non ha avuto alcun successo, gettando nello sconforto più profondo sia Harryhausen che Schneer. Dal punto di vista artistico, però, è forse il miglior film di Ray Harryhausen, reso ancora più affascinante dalle stupende musiche di Bernard Hermann. (Luigi Cozzi)
Le invenzioni di Harryhausen sono state certamente una grande fonte di ispirazione per me, mentre stavo crescendo. È vero, alcuni dei suoi lavori saranno sempre attuali, ad esempio gli scheletri e l’idra degli Argonauti, sono stupefacenti e ancora spettacolari. La bellezza imperitura della «stop-motion»! (Phil Tippett)
Per alcuni è il peplum mai realizzato, con dèi e mostri (creati dal celebre Ray Harryhausen) insolitamente infantili e fragili, che rivelano tutta la libertà, l'ironia e l'intelligenza di un adattamento (di Jan Read e Beverley Cross) che rilegge maliziosamente la mitologia greca alla luce del debole contemporaneo. Spettacolare l'uso naturale degli esterni (Palinuro e i templi greci di Paestum), perfetta la cadenza del ritmo, vivace la scelta dei colori: nel suo genere, un film sorprendente e unico. (Il Mereghetti)
Animai deliberatamente Talos con movimenti rigidi e meccanici e sono rimasto molto sorpreso quando mi sentii criticare per i suoi movimenti a scatti.
Ci sono 5 parti mobili per scheletro. 7 per 5 fa 35. Bisogna fare 35 movimenti, quando ci sono 7 scheletri visibili per ogni fotogramma. Quando c'erano tutti e 7 gli scheletri in campo allo stesso tempo ero in grado di fare in media sui 13 fotogrammi al giorno.
Gli scheletri sono i miei migliori amici. Farne sette fu una vera sfida. Ho esitato a sviluppare l'idea, perché ciò che disegno va poi portato sullo schermo. Se no, è un trucco da venditori. Cerco di non disegnarlo se non so animarlo.
Il mio film preferito è Gli argonauti, che è anche quello che più ci è venuto a costare e quello che ha realizzato gli incassi più alti: fu uno dei primi dieci campioni d'incasso in Inghilterra quando uscì nel '63.
[Sugli scheletri] Mi ci vollero quattro mesi di lavoro ventiquattr'ore su ventiquattro per ottenere mezzo minuto di combattimento sullo schermo. Fu un lavoro folle, credevo d'impazzire. Ma bisogna essere un po' pazzi per fare un lavoro come il mio, no?
Nella storia Jason and the Golden Fleece c'era un personaggio chiamato Talos, anche se non era grande quanto lo facemmo noi. Era alto solo 3 metri. Ma quando iniziai a disegnare pensai sarebbe stato più minaccioso grande come il Colosso di Rodi. C'era l'opportunità di fondere il personaggio del Colosso di Rodi con l'uomo di metallo.
[Sull'idra] Quella fu una sequenza difficilissima da realizzare. Ogni volta che squillava il telefono e dovevo andare a rispondere, ritornavo al mio mostro chiedendomi quale delle sette teste si muovesse verso il basso e quale verso l'alto!