regista, sceneggiatore e attore cinematografico italiano (1924-2014) Da Wikiquote, il compendio di citazioni gratuito
Giulio Questi (1924 – 2014), regista, sceneggiatore e scrittore italiano.
Citazioni in ordine temporale.
Ho fatto la guerra partigiana per due anni interi. Ho passato due inverni in montagna, nelle alti valle bergamasche, sui crinali della Valtellina. E ho militato in formazioni armate per due anni interi. Con scontri a fuoco, con rastrellamenti subiti, imboscate portate a termine. Contro di noi c'erano le brigate nere fasciste, i tedeschi venivano quasi dimenticati - per lo meno nella zona dove mi trovavo io - perché di fronte avevamo i reparti fascisti della Repubblica di Salò.[1]
Questa guerra l'ho molto sentita, perché avevo diciannove anni. Direi che mi sono affacciato alla vita adulta con la guerra. E per me è stata una specie di grande educazione per tutto: verso la vita, la morte, la natura. Il contatto con la natura, il contatto con i compagni d'arme. È stata una grande avventura, che non ho mai dimenticato.[1]
Ho avuto offerte di fare film sull'argomento della resistenza, e io stranamente mi sono sempre tirato indietro. Non me la sentivo, perché finché questa esperienza stava nella mia memoria, andava tutto bene. Ho persino scritto dei racconti pubblicati. Ma scrivere racconti è un'altra cosa: è un gioco proprio con la tua memoria, che rimane intatta, disponibile, sempre. Tramutare questo in un film non me lo sono mai sentito, perché mi sembrava quasi di demolire la memoria, demolire me stesso, rendendo oggettivo - come fa il cinema - persone, situazioni. Per cui non l'ho mai fatto. [1]
[Sul cinema italiano degli anni 1960] C'era molta avventura nel cinema anche sul terreno produttivo. Nascevano produttori come funghi. Ex commercianti che si innamoravano di un'attricetta e mettevano i soldi per fare un film. Molti film nascevano così. Per cui era un periodo in cui potevi contrabbandare cose molto originali, molto tue. Se servivano a una certa causa - per l'attrice amica del produttore - il film partiva. Casomai i problemi erano dopo.[2]
Il cinema che si fa oggi, il cinema italiano specialmente, [...] sui sentimenti, sui rapporti, [...] sostituisce la letteratura. Ma allora preferisco un libro.[3]
Il documentario è tutto materiale sfuggente, dipende da come lo attacchi se funziona o no.[3]
Il cinema di genere non è che incorre invocarlo. Occorre farlo. Perché il genere oramai è nella tradizione. Chi fa cinema, anche non volendolo finisce per fare cinema di un certo genere. Qualsiasi film si fa è sempre di un certo genere.[4]
È una cosa quasi istintiva, si nasce italiani. Non perché si nasce su un territorio, ma perché si cresce su questo territorio. Vuol dire crescere insieme al paesaggio, al linguaggio, al cielo che ti sta sopra, alla terra che calpesti. Si è italiani nel corpo, nella carne. Non occorre altro per essere italiani.[5]
È un po' difficile, per un italiano cresciuto, pensare di non essere più italiano, è un'impresa quasi impossibile. Perché se anche uno cambia paese, continuerà ad essere italiano. Vuol dire una certa cultura, un certo linguaggio, una certa sensibilità che è nata in Italia ed è cresciuta insieme al tuo corpo. E te la porti appresso sino alla morte. Non c'è niente da fare. Italiani siamo nati, cresciuti, e italiani moriremo.[5]
Ho notato che film anche belli, se non sono etichettati commercialmente negli stili, finisce che scompaiono, che muoiono. Anche film bellissimi. Perché il genere è più forte dei film, li fa sopravvivere. [...] I film muoiono, i generi sopravvivono.[6]
La verità è che la vita di ognuno - se lui la ricorda bene, e ricorda i particolari, i dettagli, la gente che ha incontrato - la vita di chiunque diventa interessante, favolosa. Ci scommetto. La vita di ciascuno di voi. Io ho avuto la ventura, sapendo un po' scrivere, di scriverla. E sembra: "oh, che interessante che è". Ma io che l'ho vissuta so: "bah, mi sembra una cosa abbastanza mediocre, tutto sommato".[6]
Le icone classiche del western: i cappellacci, mezz'ora con la pistola in mano, i tagli degli occhi... queste cazzate del western, in cui Leone era anche maestro.[7]
Così era allora, negli anni sessanta, c'era una censura militante, addirittura con le forze di polizia, coi commissari.[7]
[Alla domanda "com'era umanamente Pietro Germi?"] È facile dire che era un uomo un po' tutto d'un pezzo, sia come aspetto, come impostazione di voce, come chiarezza nelle cose che voleva. Un po' tutto d'un pezzo. Io me lo ricordo così. Poi era una persona umanamente molto disponibile, simpatica, assolutamente. Nessuna aria si dava, proprio per niente, una persona alla mano. E mi ricordo che in quel periodo stavo leggendo il libro Herzog di Saul Bellow, ero entusiasta del libro e continuavo a palargliene. Per un certo periodo mangiavamo, nell'ora di pranzo, insieme, e gli parlavo di questo libro, gli ho fatto una testa così dicendo: "prendilo, cavolo! leggilo!". E so che l'ha letto, l'ha comprato e l'ha letto. Ecco: ho fatto leggere Herzog a Germi.[8]
Nella guerra la crudeltà non si conta, non si soppesa mai. C'è. Di fatto. In partenza.[10]
Erano gli anni 1950, gli anni poveri dell'Italia. [...] Era il miracolo dell'Italia di allora: essere un ragazzo non era un problema.[10]
Oggi è una tragedia essere giovane, avere vent'anni. Perché non c'è spazio più per niente. Allora [negli anni 1950] un ragazzo che voleva fare un'attività aveva una prateria davanti. Doveva darsi da fare, doveva avere talento, ma poteva farlo.[10]
[Sui mondo movies] Naturalmente, la frase di lancio di questi film era: Tutta la verità, oppure La verità che nessuno vi ha mai voluto far vedere. In realtà, di verità c'era assai poco. [...] E il bello è che le "storie sensazionali" raccontate erano completamente false.[11]
1 2 3 intervista di Antionio Bruschini e Michele Faggi a Giulio Questi per Indie-eye.it, in YouTube, Giulio Questi, la video intervista parte 1, estratto dal DVD "By Giulio Questi", RHV e Solipso Film, 2010
1 2 3 4 intervista di Antionio Bruschini e Michele Faggi a Giulio Questi per Indie-eye.it, in YouTube, Giulio Questi, la video intervista parte 2, estratto dal DVD "By Giulio Questi", RHV e Solipso Film, 2010
↑ intervista a Giulio Questi, di Alberto Crespi ed Enrico Magrelli, in Hollywood Party, Radio3 Rai, 26 novembre 2014. Ascoltabile in Youtube, Giulio Questi a Hollywood Party_26_11_2014
↑ Da Stefano Della Casa, Storia e storie del cinema popolare italiano, La Stampa, 2011; citato in Antonio Bruschini, Antonio Tentori, Nudi e crudeli: i mondo movies italiani, Bloodbuster, Milano, 2013, p. 11.